Levy e il generale che evoca la peste per Gaza
“Gravi epidemie nella Striscia meridionale ridurranno i tempi della vittoria e le vittime tra i soldati dell’IDF”. Così l’ex generale Giora Eiland su Yedioth Ahronoth. “Basta aspettare che le figlie dei leader di Hamas contraggano la peste e abbiamo vinto – commenta Gideon Levi su Haaretz – Eiland non ha specificato quali piaghe consiglia: pestilenza o colera, forse un cocktail di vaiolo e AIDS; forse anche la fame per due milioni di persone. Una promessa di vittoria israeliana a prezzi stracciati”.
Come annota Levi, Eiland è una delle menti più brillanti forgiate nel crogiolo dell’Israel defence force, non un invasato ultra-ortodosso. Infatti, “viene continuamente intervistato ed è acclamato dal movimento laburista”.
“E no, non è crudeltà fine a se stessa”, ha sottolineato Eiland nel suo scritto. Così Levi: “In effetti, è una gentilezza e un’umanità rare, che potrebbe salvare vite. Eiland, nel ruolo di Madre Teresa, ufficiale e gentiluomo dell’esercito più morale del mondo, ha fatto una proposta nazista e non è scoppiata nessuna tempesta”.
“Dopotutto, chiunque attribuisca un genocidio a Israele è antisemita. Immaginate un generale europeo che propone di affamare una nazione o di ucciderla con un’epidemia – gli ebrei, per esempio. Immagina di diffondere una pestilenza perché ciò favorirebbe lo sforzo bellico”.
“Tutto è giusto in guerra e in questi momento è legittimo suggerire qualsiasi cosa tu abbia sognato e non hai mai osato dire. La correttezza politica è stata capovolta. Chiunque può essere Meir Kahane [leader di un movimento terrorista israeliano ndr], nessuno può più essere umano. Va bene proporre un genocidio, ma è sbagliato compatire i bambini di Gaza. Va bene proporre la pulizia etnica, ma è sbagliato rimanere scioccati dalla punizione inflitta a Gaza”.
La crudeltà orribile e quella corretta
Tutto ciò “non è più solo un diritto. È il mainstream […] La mostruosità è diventata corretta, il diabolico è penetrato al centro e anche a sinistra del centrosinistra. Un’altra guerra o due, e tutti saranno Kahane”.
“Non ci siamo ancora ripresi dalla brutalità di Hamas e già siamo inondati da tutta questa bontà – che non arriva solo dall’estrema destra e dai coloni, ma dal cuore del centro [politico] israeliano. A quanto pare, esiste una crudeltà orribile e una crudeltà corretta. Hamas è un animale, ma la proposta di diffondere malattie è legittima. Uno delle cose più pericolose che ha generato questa guerra si sta sviluppando davanti ai nostri occhi: la standardizzazione, legalizzazione e normalizzazione del male”.
“Questo male è nato dall’incredibile disprezzo e dall’indifferenza patologica di Israele verso ciò che sta accadendo in questo momento a Gaza. I giornalisti stranieri che vengono qui non credono ai loro occhi [alcuni in realtà ndr]: la sofferenza di Gaza non esiste. Israele non ha ucciso migliaia di bambini e non ha sfollato un milione di persone dalle loro case. Il dolore di Gaza è totalmente oscurato, scomparso non solo dalla narrazione pubblica, ma anche dalle notizie quotidiane. Nella televisione israeliana, unica al mondo, non abbiamo ucciso bambini. Secondo i media israeliani, l’IDF non ha commesso in questa guerra nemmeno un piccolo crimine di guerra”.
“Una società che ignora così tanto la realtà ed è così indifferente alla sofferenza della nazione a cui ha dichiarato guerra genera derive morali come quella di Eiland. Potete essere sicuri che egli reputi che il suo suggerimento non sia in alcun modo viziato, tutto quello che ha fatto è stato dare un suggerimento ragionevole nell’interesse di Israele. Quale altra cosa deve meritare considerazione al di là dell’interesse di Israele? Il diritto internazionale è per i deboli, la moralità per i filosofi, l’umanesimo per i cuori teneri. Davvero, cosa c’è di sbagliato in una piaga a Gaza? Solo una cosa: potrebbe contagiare anche Israele. In realtà, l’ha già fatto”.
Non solo il generale israeliano
Abbiamo riportato ampi brani del testo perché unico per intelligenza e coraggio, in particolare sottolineiamo quella “normalizzazione del male” che riecheggia, pur nelle ovvie diversità, “la banalità del male” di Hannah Arendt.
Se lo scritto di Levi può apparire estremo, molto più estrema è la normalizzazione medesima. Si può aggiungere che certe derive non appartengono solo alla narrazione israeliana, ma hanno contagiato la maggior parte dell’informazione dell’Occidente, dove l’occultamento della tragedia palestinese impera, in modi e forme diverse.
Basti pensare, per quanto riguarda la colonia Italia, allo spazio conferito all’omicidio della povera Giulia Cecchettin, che ha oscurato totalmente la tragedia di Gaza che pure conta 5mila bambini morti… la censura moderna si attua in varie forme, una di esse è quella di enfatizzare all’ossessione la cronaca.
Non solo, la doverosa vigilanza sull’antisemitismo, a volte anch’essa enfatizzata in maniera eccessiva per contrastare voci o tesi scomode, dovrebbe indurre certa sensibilità verso la discriminazione e l’oppressione di altri popoli, nel caso specifico il martoriato popolo palestinese. Non accade, anzi.
Tale la deriva di cui è preda l’Occidente, che la tragedia di Gaza ha fatto emergere in tutta la sua miserevole, inquietante, plasticità.