L'F-35, la Belt and Road degli Stati Uniti...
Concepiti negli anni ’90, i caccia F-35 presentano ancora oggi problemi tecnici rilevanti, e analisti ed esperti militari si chiedono se sia opportuno continuare a investire nella loro produzione.
L’investimento, destinato a costare nel giro di 60 anni circa 1000 miliardi di dollari, sembrerebbe “troppo grande per fallire” e apparentemente gli Stati Uniti, così come i loro alleati, dovranno continuare a investire su questo progetto, mentre la Cina investe le stesse cifre nella sua Belt and Road.
Lo scorso marzo, il nuovo capo della Commissione per i servizi segreti militari della Camera, Adam Smith, ha definito il jet da combattimento F-35 “un buco nell’acqua” e ha suggerito di smettere di “gettare soldi” in questo modo, riaprendo il dibattito sul sistema d’arma più costoso mai costruito.
Il progetto per costruire gli F-35, il Joint lo Strike Fight, è stato creato con l’intento di costruire i più avanzati aerei da guerra nella storia. I versatili F-35 dovrebbero sostituire un’ampia varietà di aerei da combattimento dell’esercito americano, dall’aereonautica alla Us. Navy, e degli alleati dell’America.
La travagliata storia dell’F-35
Ad aggiudicarsi l’appalto è stata la Lockheed che nel 2001 ha presentato il “modello X-35”, vincendo contro l’X-32 della Boeing. Ma l’aereo della Lockheed fin da subito ha iniziato a dare problemi. “Tutte e tre le versioni dell’aereo sono state finite con almeno tre anni di ritardo, e condividono meno di un quarto delle loro parti invece del previsto 70 per cento” [ogni modello doveva rappresentare un avanzamento, così che il modello successivo riprendesse parte del precedente].
Peraltro, molti dei modelli prodotti “hanno bisogno di aggiornamenti, centinaia di difetti sono ancora in fase di correzione, il jet è così costoso da mantenere che costa circa 36.000 dollari per ogni ora di volo (l’F16 costa 22.000 dollari)”.
Tuttavia, anche di fronte all’ingente spesa e alle enormi problematiche, l’iniziativa più costosa ed ambiziosa della Difesa Usa è semplicemente “troppo grande per fallire”. Troppi gli interessi in gioco.
Prima di tutto, gli interessi interni. Secondo Adam Smith “non c’è un modo facile di sbarazzarsi dell’F-35. Le ragioni sono molte: gli appaltatori del progetto sono sparsi in così tanti Stati che Smith troverebbe pochi alleati del Congresso per annullarlo [dati appunto i rapporti tra i congressisti e gli appaltatori presenti nella loro circoscrizione elettorale, ndr]. Diversi alleati NATO e asiatici hanno già acquistato l’F-35. Sviluppare un nuovo caccia da zero sarebbe proibitivo e l’F-35 sostituisce troppi vecchi aerei ai quali non c’è un’alternativa pronta”.
Creare nuovi vincoli internazionali
Accanto agli interessi interni, i rapporti che il progetto ha creato con gli Stati partner. Al progetto F-35 partecipano 8 nazioni ed è a oggi il più costoso tentativo di cooperazione internazionale dell’esercito Usa. Il rapporto instauratosi con i partner appare, tuttavia, profondamente asimmetrico.
Secondo il Foreing Politics del 2019 i partner “ottengono grandi ricompense economiche per partecipare, ma scopriranno che staccarsi dalla partnership nel lungo periodo sarà molto più costoso. […] I caccia moderni richiedono migliaia di sotto-componenti prodotti da svariate tecnologie che necessitano di una catena di approvvigionamento vertiginosa”.
“I costi iniziali di sviluppo dell’F-35 sono stati enormi e possono essere compensati solo dall’acquisto di grandi quantità [di aerei]. E quando un Paese avrà acquisito alla sua flotta tanti F-35, passare a un concorrente (meno avanzato) sarà davvero poco conveniente. Nel frattempo, gli Stati ritardatari – di fronte alla prospettiva di vedere i potenziali rivali acquisire jet più potenti e avanzati – saranno spinti a unirsi al programma vincente, portando quest’ultimo a dominare il mercato”.
In questo senso, l’esorbitante spesa del progetto, che grava sui contribuenti americani, sembra essere giustificata dai grandi interessi degli appaltatori e dal predominio militare che gli F-35 consentiranno di acquisire: il programma F-35 “renderà la sicurezza di uno Stato dipendente dagli Stati Uniti per decenni”.
Cina e Usa: prospettive a confronto
Così l’F-35, nella mente dei suoi fautori, non è solo un avanzatissimo jet militare, ma ben altro. Il progetto è nato per legare in maniera indissolubile alcuni Paesi a Washington, sia dal punto di vista militare che geopolitico. E per espandere la rete di influenza degli Usa nel mondo. Da questo punto di vista non sbaglia il Foreign Policy quando identifica tale iniziativa come la Via della Seta americana.
Nel tracciare tale parallelo, l’autorevole media Usa fa, però, notare che, se è vero che l’investimento della Cina per la sua Belt and Road è paragonabile, sia in termini di prospettiva temporale che di risorse finanziarie, è pur vero che essa ha una natura del tutto diversa, infatti interesserà “un ambito territoriale più ampio e un maggior numero di Paesi, e – soprattutto – l’iniziativa si caratterizza come generatrice di ricchezza e di coesistenza pacifica su scala globale”.
Tale parallelo dovrebbe far riflettere. Anzitutto dice tanto sui due Imperi: se la Cina ha puntato tutte le sue carte sulla crescita economica, Washington punta sul suo apparato militare, un tributo inevitabile alle sue guerre infinite.
Se la Belt and Road ha come prospettiva un’egemonia creata da una convergenza di interessi, gli Stati Uniti non riescono a scrollarsi di dosso il fantasma del gendarme globale. Da vedere se con l’amministrazione Biden cambierà qualcosa.
Ps. Al di là della geopolitica, restano le esigenze militari. Recentemente il Capo di Stato maggiore dell’aeronautica, il generale Charles Brown, ha chiesto di sviluppare un nuovo caccia. Di fatto, una bocciatura dell’F-35 (Forbes).