20 Novembre 2024

Libano: spiragli per un cessate il fuoco

In Libano si è conclusa con successo la missione dell'inviato Usa Hochstein. Ora tocca a Israele
Libano: spiragli per un cessate il fuoco
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L’inviato Usa per il Libano Amos Hochstein ha affermato che l’accordo per un cessate il fuoco tra Hezbollah e Israele “è a portata di mano”. Stasera, dopo aver portato a termine le trattative col Libano, si recherà in Israele per tentare di siglare l’accordo che chiuderebbe questa fase della guerra.

Accordo tra Stati Uniti e Libano

Ci sono buone speranze, anche perché in Libano i negoziati sono andati bene, come riferisce il sito al-Akhbar, che spiega come l’inviato americano e Nabih Berri, che ha ricevuto da Hezbollah il mandato di trattare, hanno trovato un accordo, superando la riserve di Hezbollah, che aveva rigettato le proposte avanzate da Hochstein nelle precedenti missioni.

 Berri ha realizzato con Hochstein “una formulazione che risponde agli interessi del Libano”: l’accordo per fermare la guerra è nelle mani di Netanyahu

Motivo di tale rigetto è che di fatto, violavano la sovranità libanese. Hezbollah, infatti, aveva accettato di dar seguito alla risoluzione Onu 1701 del 2006, mai applicata, che chiedeva il ritiro delle sue forze dal confine del Paese dei cedri per lasciare tale area presidiata dall’esercito libanese, ma chiedeva che anche Israele accogliesse la risoluzione, mentre Tel Aviv ne chiedeva alcune modifiche.

La più importante di queste è che si rendesse legittimo quanto ha fatto finora Israele in violazione a tale risoluzione, cioè che il suo esercito, forze di terra e aviazione, fosse libero di operare all’interno dei confini libanesi per contrastare Hezbollah in caso di violazione degli accordi; inoltre, che a stabilire la violazione degli accordi sia un Comitato guidato dagli Stati Uniti. Ma Hezbollah, non fidandosi di Washington, finora è rimasto ferma sulla necessità che a giudicare sul rispetto degli accordi sia una forza Onu, l’Unifil (stanziato al confine tra i due Paesi), come stabilito dalla risoluzione e avvenuto finora.

Si capisce anche perché Israele ha ripetutamente bersagliato l’Unifil: se le forze Onu si fossero ritirate, Tel Aviv avrebbe dimostrato che non era adeguato alla bisogna (l’altro motivo è che le forze Unifil sono testimoni scomodi di quanto accade nella guerra in corso, dove Israele sta consumando potenziali crimini di guerra analoghi a quelli commessi a Gaza, anche se su scala minore).

Quest’ultima visita di Hochstein in Libano è stata preceduta da un cauto ottimismo, spiegava al-Akhbar, sia perché, dopo il fallimento della precedente missione aveva dichiarato che si sarebbe recato in Libano solo se fosse sicuro di portare a termine l’accordo, sia per il lavorio diplomatico di altissimo livello che l’ha accompagnata.

Israele: media, ministro Affari strategici in Russia la scorsa settimana per discutere tregua Libano

Infatti, a inizi novembre, il Consigliere strategico di Israele, Ron Dermer, aveva fatto una visita segreta in Russia per poi recarsi negli Stati Uniti, dove, prima di incontrare gli esponenti dell’amministrazione Biden, ha incontrato Trump a Mar-a-Lago. Non sappiamo nulla di tali negoziati, ma è ovvio che i temi trattati saranno stati ad ampio spettro, non limitati solo alle pietre di inciampo succitati (tra cui forse anche la questione dei giacimenti di gas che si trovano sotto i fondali dei mari limitrofi ai due Paesi, motivo di un aspro contenzioso pregresso).

2022 Israel-Lebanon: Gas Agreement between Israel and Lebano

La parola a Israele

Così, ora la palla passa a Israele, e soprattutto a Netanyahu, che ha già tentato di far fallire quest’ultimo round negoziale dichiarando che, anche se ci fosse un accordo, Israele non cesserà di operare contro Hezbollah (Timesofisrael), affermando così di non voler deflettere da una linea rossa tracciata dal movimento armato libanese.

Netanyahu: Even if there’s a Lebanon truce deal, Israel will need to operate against Hezbollah

Ma Netanyahu ha tanti guai in casa, con le inchieste giudiziarie che lo perseguitano, tra cui quella sulle manipolazioni dei verbali del Consiglio di Sicurezza relative gli allarmi pervenuti al suo staff poche ore prima dell’attacco del 7 ottobre, che rischiano di far pensare male (cioè che qualcuno abbia lasciato fare per cogliere l’opportunità di regolare i conti con Hamas e dare il via all’occupazione dei territori palestinesi ancora indipendenti). Rischi che Israele non può permettersi, da cui l’incertezza sull’esito delle indagini.

Inoltre, la guerra non va come sperava la leadership israeliana, con Hezbollah che ha dimostrato di poter contrastare le forze antagoniste e, in parallelo, di poter tenere sotto scacco intere aree del Paese, con Haifa ormai diventata una città fantasma. Situazione che alla lunga può diventare insostenibile sia per l’esercito, sottoposto a un logoramento sempre più acuto, sia per Israele, la cui economia è sempre più degradata.

Peraltro, con la popolazione israeliana costretta ad abbandonare aree sempre più ampie del Nord per evitare il martellamento quotidiano di razzi e droni, anche l’obiettivo dichiarato della guerra, quello di ripristinare la sicurezza di quella regione, si allontana sempre più.

Per questo il Comando dell’esercito urge che si dichiari vittoria e si ponga fine alle ostilità (Jerusalem post). Come spiegava un articolo di al-Akbhar, tale sviluppo farebbe felice due amministrazioni americane: quella entrante di Trump, perché avrebbe un problema in meno da risolvere, e quella di Biden, che potrebbe dire di aver chiuso il mandato con un successo.

2022 Israel-Lebanon: Gas Agreement between Israel and Lebano

Detto questo, la decisione di Biden – o chi per lui – di dare luce verde a Kiev sull’uso dei missili a lungo raggio oscurerà tale successo, soprattutto se conseguirà l’escalation con la Russia che mira a innescare. Inoltre, resta da vedere se l’escalation in Ucraina avrà ripercussioni sulle complesse conflittualità mediorientali (tra cui quella più rischiosa tra Israele e Iran).

Le disgrazie non vengono mai da sole, recita il detto che va tenuto presente in questo frangente, anche perché finora la conflittualità ucraina e quelle mediorientali, partecipando della stessa linea faglia che separa l’Impero d’Occidente dagli Imperi d’Oriente, sono corse in parallelo. Sperem.

https://www.piccolenote.it/mondo/i-primi-missili-atacms-contro-la-russia