L'incontro tra Erdogan e Putin
Tempo di lettura: 3 minutiErdogan si è recato a Sochi per incontrare Putin, mettendo in evidenza quanto la guerra ucraina abbia avvicinato ancor più la Turchia alla Russia. Un gioco di sponda spregiudicato, intessuto di ambiguità, quello di Erdogan, che evita accuratamente di rompere con l’Occidente per ottenere benefici anche dall’altra sponda (d’altronde ambiguità e interessi sono parte essenziale anche della politica occidentale, solo mascherata da una sfacciata ipocrisia).
Lo stop alla campagna contro i curdi
Un incontro che suggella il rapporto tra i due e apre nuove prospettive per Ankara, che però non ha trovato il placet per una campagna alzo zero contro i curdi sparsi tra Iraq e Siria, che Erdogan ha annunciato da tempo, ma che andrebbe a nocumento degli alleati regionali della Russia, Teheran e Damasco (in particolare quest’ultima, con Assad che si è detto pronto a scendere in campo a difesa dei curdi, anche se spesso se li è trovati contro nella guerra che ha insanguinato il suo Paese).
L’incontro ha avuto poca eco sui media mainstream, nonostante sia di rilevanza capitale, dal momento che chiarisce in maniera definitiva che Ankara non partecipa alla guerra contro la Russia della Nato, anzi.
Non è una perdita da poco per l’Alleanza, che ha celebrato con enfasi la sua espansione a Finlandia e Svezia, spiegando che con tale svolta epocale lo zar aveva perso la guerra ucraina sotto il profilo geopolitico, con uno sviluppo a che, a lungo termine, avrebbe decretato la vittoria dell’Occidente.
In realtà, avendo la Nato perso la Turchia, tale svolta va ridimensionata, anzi l’ago della bilancia pende nettamente a favore della Russia per il peso geopolitico che ha Ankara, sia a Est – in medio Oriente e nello spazio post sovietico frantumato dal crollo dell’Impero – che a Ovest, nel Mediterraneo. Un vero e proprio scacco geopolitico per la Nato, anche se si considera la forza militare di Ankara, che sulla carta ha uno dei più potenti eserciti del mondo.
Non si tratta di magnificare la sagacia dello zar, ma di evidenziare la miopia occidentale, che avrebbe dovuto accogliere con estremo favore l’impegno turco a fermare la guerra ucraina, aiutando le trattative intessute da Erdogan all’inizio delle ostilità piuttosto che sabotarle, cosa che ha allontanato ancor più il sultano dall’Occidente.
L’impegno di Erdogan, il grano ucraino e l’incontro Putin-Zelensky
A evidenziare che quell’impegno aveva prospettive concrete è il fatto che proprio ad Ankara si è raggiunto l’accordo per ripristinare il commercio del grano ucraino, svolta che aiuterà Kiev e il mondo ad affrontare le ristrettezze economiche causate dalla guerra e dalle sanzioni anti-russe. E proprio ad Ankara si è istituito il centro di controllo che sta coordinando il transito delle navi adibite a tale commercio.
L’incontro con Putin si è svolto proprio dopo il raggiungimento dell’accordo in questione, come suggello dell’opera di mediazione di Erdogan, che invece l’Occidente sta snobbando, nonostante la sua importanza.
E a Sochi Erdogan ha ribadito l’impegno a ospitare un vertice tra Putin e Zelensky, notizia riportata solo dai russi, come se altrove solo un cenno a una possibilità di pace sia tema da evitare con cura.
Peraltro, il fatto che Erdogan abbia ribadito tale impegno nell’incontro con Putin vuol dire che sapeva di trovare l’interlocutore interessato, al contrario dei suoi antagonisti globali.
I due presidenti hanno raggiunto accordi a vario livello, ma questo appartiene al rapporto tra i due Paesi ed è meno interessante per il mondo (anche se l’intesa sugli scambi commerciali in rubli va registrato, perché rafforza ancor più la moneta russa, che gli strateghi d’Occidente erano sicuri di incenerire con irridente facilità grazie alle sanzioni).
Turkish Stream e il gas russo per l’Europa
Mentre è di interesse segnalare un accenno di Putin, il quale ha lodato la Turchia perché attraverso il Turkish Stream, il gasdotto che collega la Russia alla Turchia, l’Europa può approvvigionarsi del gas russo.
In genere, queste cose si fanno, ma non si dicono, perché si tratta di un modo di eludere le sanzioni. Ma evidentemente lo zar ha inteso in tal modo disvelare l’ipocrita teatrino sulla rescissione completa dei rapporti energetici tra il Vecchio continente e la Russia, irridendo ai proclami altisonanti in tal senso dei politici nostrani.
Il rapporto tra Putin ed Erdogan, e tra quest’ultimo e l’Occidente può aprire vie di dialogo tra i contendenti dell’attuale guerra. Quando e se si deciderà di porre fine a questo insensato conflitto, perso in partenza da Kiev nonostante il sostegno della Nato, potrà tornare utile.
L’ultima considerazione riguarda la salute dello zar: ancora una volta Putin si è mostrato vivo e vitale, nonostante il fiume di inchiostro versato per raccontare all’opinione pubblica occidentale che aveva un piede nella fossa. Chi sperava che la guerra potesse essere vinta grazie alla morte dello zar deve ammainare bandiera di fronte all’evidenza (il particolare rivela, semmai ce ne fosse ancora bisogno, che di bugie su questa guerra ce ne stanno dicendo davvero tante…).