Lo scontro di civiltà e la fuga dei disperati
Tempo di lettura: < 1 minuteSul Corriere della Sera dell’11 ottobre, Massimo Nava prende spunto dal sequestro-lampo del premier libico Ali Zeidan, per una riflessione generale sulle guerre dell’ultimo decennio: «L’indifferenza, il ritiro o l’assenza di forti iniziative rischiano di prolungare all’infinito il dopoguerra nelle tante aree di conflitto nel pianeta, dall’Afghanistan all’Iraq, e con tutta evidenza, la Libia. Questa problematica si collega direttamente, in un rapporto di causa ed effetto, con le tragedie dell’immigrazione sulle nostre coste. Non solo i conflitti, ma anche il dopoguerra infinito e la penetrazione dell’islamismo radicale favoriscono gli esodi di massa. A ben vedere, coloro che fuggono sono in gran parte migranti che – per condizione economica e culturale – sono nelle migliori condizioni per fuggire. Quantomeno possono pagarsi lo scafista. È triste constatare questo tipo di gerarchia, ma è un fenomeno che deprime ancora di più le società di origine e allontana le speranze di sviluppo e ricostruzione, lasciando campo libero alle armi e al fanatismo. Un circolo vizioso […] Soltanto politiche più incisive, globali e costose potrebbero spezzare il circolo vizioso e modificare i processi».
Titolo del fondo: Una pericolosa missione incompiuta.