L'omicidio della Dugina e l'informazione sulla guerra ucraina
Tempo di lettura: 4 minutiDaria Dugina è stata uccisa a seguito di un’operazione decisa da una parte del governo ucraino. La giovane donna, giornalista, figlia dell’ideologo russo Aleksandr Dugin, è stata fatta saltare in aria con una bomba piazzata sulla sua automobile, in territorio russo.
La notizia, lanciata dal New York Times in base a informazioni dell’intelligence USA, ha fatto il giro del mondo, o almeno di parte di esso, ché i media mainstream l’hanno derubricata a nota a margine, nonostante l’enormità.
Si parla di un attentato terroristico nel senso tecnico del termine, dal momento che si è colpito di proposito un obiettivo civile, del tutto estraneo al conflitto (anche se i media, dopo la sua morte, hanno irriso la giornalista, tacciandola di ultrazionalismo, come se difendere le ragioni della propria nazione, giuste o sbagliate che siano, ne giustificasse l’omicidio).
il NYT spiega che l’intelligence USA non sa se l’obiettivo dell’attentato fosse la giornalista o il padre, il quale all’ultimo minuto è salito su un’altra automobile. ma poco cambia sulla natura terroristica dell’operazione.
Inoltre, occorre tenere presente che, secondo gli investigatori russi, la bomba era azionata da un telecomando dal quale si vedeva perfettamente l’obiettivo: anche se questo fosse stato il padre, quando i killer hanno azionato la bomba sapevano perfettamente che sull’automobile c’era la donna.
Persone da uccidere per la pace: Daria Dugina
Ma al di là del particolare, resta l’orrore per un omicidio tanto ingiustificato, che denota l’evidente mancanza di scrupoli di Kiev, per tenersi bassi. E che getta una luce sinistra sul governo che l’ha ordinato, anche se fosse stato coinvolto solo una parte di esso e non Zelensky.
Peraltro, sembra impossibile che il presidente ucraino non lo sapesse. Dall’inizio del conflitto ha messo nei posti di comando tutti suoi fedelissimi, accentrando il potere nelle sue mani… davvero improbabile che un’operazione di così alto livello, pianificata con tanta cura (cosa che richiede tempo), non abbia avuto il suo placet.
La donna era finita su una lista di persone da uccidere, stilata dal sito “Mirotvorez”, che vuol dire “pacificatore”, sul quale ultimamente è finito anche Rogers Walters, come ha denunciato egli stesso in un’intervista a Rolling Stone dal titolo: “Roger Waters: I’m on a Ukrainian ‘Kill List“.
Nella lista delle persone da uccidere, oltre a diverse figure già liquidate come la Dugina, anche la piccola Faina Savenkova, tredicenne del Donbass, la cui colpa è quella di aver inviato una lettera alle Nazioni Unite e a papa Francesco per chiedere la pace… l’inquietante sito è una delle tante espressioni del Sistema ucraino e, ovviamente, al contrario di quelli bollati come filo-putiniani, non ha subito alcuna grana dai tutori di internet. Tant’è.
La furia di Kiev contro il Papa
A proposito del Papa, si può ricordare la rabbia di Kiev quando questi ebbe a ricordare con dolore l’uccisione della Dugina. L’ambasciatore ucraino presso la Santa Sede, Andrii Yurash, reagì twittando: “Come (è) possibile menzionare uno degli ideologi dell’imperialismo (russo) come vittima innocente? È stata uccisa dai russi”. E aggiungendo che l’intervento di Francesco era stato “deludente”.
Non solo il diplomatico. Così sull’Agi del tempo: “Oggi Kiev ha rincarato la dose convocando il nunzio apostolico in Ucraina, il monsignor Visvaldas Kulbokas, per esprimere a voce ‘la speranza che in futuro la Santa Sede eviti dichiarazioni ingiuste che causano la delusione nella società ucraina’”.
A uccidere la Dugina sono stati i russi, ripetono con ossessione, nonostante le evidenze. Così è l’informazione che viene da Kiev, completamente in mano agli apparati di comunicazione occidentali.
Tornando all’indiscrezione del NYT sulla morte della Dugina, c’è da aggiungere che l’intelligence Usa ha anche specificato di essere rimasta all’oscuro di quanto stava preparando Kiev e di aver poi ammonito la stessa per l’accaduto (una pacca sulla spalla e via…).
Chi vuol credere che Kiev possa fare qualcosa che l’intelligence Usa o britannica non voglia è libero di crederci e chi pensa davvero che Kiev potesse mettere a segno un attentato tanto sofisticato nel cuore della Russia, controllata palmo a palmo dall’Fsb, anche. Ci limitiamo ad annotare l’ovvia presa di distanza dell’intelligence Usa, che certo non poteva far filtrare tale notizia aggiungendovi le proprie eventuali responsabilità.
L’avvertimento del NYT
Resta da capire perché un media mainstream come il NYT abbia pubblicato tale notizia, che contrasta nettamente con la narrativa riguardante il conflitto, narrativa della quale è uno dei dominus.
Evidentemente nell’amministrazione Usa c’è chi non ha gradito la recente escalation di Kiev, che ha chiesto l’adesione alla Nato e missili a lunga gittata per colpire il territorio russo in profondità (Cnn).
Iniziative che, se assecondate, porterebbero Washington in un confronto diretto con Mosca. E forse neanche il decreto che sancisce l’impossibilità di negoziare con la Russia, cosa che lega in qualche modo anche le mani di Washington, che vorrebbe tenere aperta quella porta in caso di necessità (necessità sue, ovviamente, ché degli ucraini, carne da cannone mandata al macello, importa nulla).
È ovvio che Zelensky non poteva avanzare tali richieste se non su suggerimento dei tanti falchi, americani e britannici che aleggiano attorno a questo conflitto. Ma evidentemente, nell’amministrazione e negli apparati Usa c’è chi frena, nel tentativo di evitare un’escalation nucleare.
Lo si evince anche da un articolo pubblicato oggi sul New York Times, del quale riferiremo in altra nota. Ma è possibile anche che si stia aprendo una qualche spiraglio per avviare negoziati, come si evince anche del decreto di Kiev citato (inutile se non ci fossero spinte in tal senso) e dalla strana proposta di pace di Elon Musk della quale abbiamo scritto in una nota pregressa. Un barlume, poco più, ma di conforto.