3 Maggio 2021

L'omicidio di Abraham Lincoln e il complotto del Venerdì santo

L'omicidio di Abraham Lincoln e il complotto del Venerdì santo
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Il Washington Post del 3 maggio rivisita una tragica pagina di storia americana, l’omicidio di Abraham Lincoln, per indugiare sul ruolo che ebbe nella circostanza una delle sue guardie del corpo e per ricordare che non si trattò di un omicidio isolato, ma di un complotto più vasto e articolato, che prese di mira le figure chiave della sua amministrazione.

I fatti sono noti: Lincoln è stato forse il presidente più divisivo della storia degli Stati Uniti. Era amato da tanti per il suo carattere, per aver portato l’Unione alla vittoria contro i ribelli del Sud e per aver liberato gli schiavi (e dire che durante le manifestazioni anti-razziste dei mesi scorsi volevano buttar giù una statua in suo onore…). Per gli stessi motivi era odiato dal Sud che aveva nei suoi maggiorenti un potere forte, anzi fortissimo, data la potenza dell’industria del cotone.

Il 14 aprile 1865, cinque giorni dopo la resa del generale Robert Lee, che segnò la disfatta dei Confederati, Lincoln si reca al Ford’s Theatre di Washington per assistere allo spettacolo Our American Cousin.

Nel palco riservato a lui e alla moglie Mary, avrebbe dovuto esserci anche il generale Ulysse’s Grant, che aveva guidato il Nord alla vittoria, ma questi aveva rinunciato, eludendo così il destino che l’attendeva. Al posto del generale, la coppia presidenziale invita Clara Harris e il suo fidanzato, il maggiore Henry Rathbone,

Tante le minacce di morte indirizzate al presidente, che per questo era tenuto sotto sorveglianza 24 ore su 24. Quella sera a vegliare su di lui avrebbe dovuto esserci John Frederick Parker, uomo poco affidabile, dedito al bere e ad altro.

Parker aveva il compito di sorvegliare il palco riservato al presidente, al quale si accedeva tramite un apposito corridoio. Gli era stata data una sedia per sorvegliare la porta di accesso al palco, ma da quella postazione non poteva assistere allo spettacolo.

Così, dopo un po’, decise di godersi la commedia mischiandosi al pubblico in sala, anche se durante l’intervallo fu visto chiedere da bere al bancone dello Star Saloon. attiguo al teatro “Se sia tornato a teatro o meno resta ancora un mistero”, chiosa il WP.

Così l’assassino John Wilkes Booth, un attore teatrale, poté agire indisturbato. Penetrato nel palco armato di una Derringer e di un pugnale, sparò un colpo in testa il presidente, mentre con il pugnale, col quale avrebbe dovuto uccidere Grant, si liberò di Rathbone che aveva tentato di bloccarlo.

Il piano era stato studiato bene: Booth sparò durante una delle battute più esilaranti della commedia, così che il rumore delle risate e degli applausi coprisse quello della detonazione.

Ebbe allora tutto il tempo di scappare, dato che la folla si accorse dell’accaduto solo quando la moglie di Lincoln iniziò a urlare che avevano sparato al presidente. Prima che il pubblico realizzasse appieno l’accaduto, Booth si era già fatto largo tra la folla ed era già arrivato sul retro del teatro, dove lo attendeva il suo cavallo, predisposto per la fuga.

Nello stesso momento, due sicari attentavano alla vita del Segretario di Stato William Seward, che si salvò solo grazie all’intervento della sua guardia del corpo, mentre l’uomo che doveva uccidere il vicepresidente Andrew Johnson all’ultimo momento ebbe una crisi e si tirò indietro.

Insomma, non si trattava solo di uccidere il presidente degli Stati Uniti, ma di azzerare la stessa amministrazione: una sorta di colpo di Stato.

Il resto della storia è noto: Booth fu rintracciato il 26 aprile successivo e morì nel rogo appiccato al fienile nel quale si era rifugiato (così almeno nelle cronache) e gli inquirenti individuarono otto membri del complotto, quattro dei quali finirono sulla forca.

“Stranamente, la scomparsa di Parker attirò poca attenzione” da parte delle autorità, annota il WP. La guardia del corpo di Lincoln fu accusata semplicemente di aver svolto male il suo lavoro e, dopo un po’, fu persino riammessa in servizio, con ancora la vedova del presidente alla Casa Bianca.

Mary era convinta che egli facesse parte del complotto per assassinare il marito, come ebbe a rivelare in seguito la sua sarta, l’afroamericana, Elizabeth Keckley. Ma mai esplicitate dalla stessa (aveva paura?).

L’omicidio fu consumato il Venerdì santo, giorno presumibilmente non casuale, date le derive sataniche del Ku Klux Klan al quale era consegnata tanta élite sudista (vedi simbologie delle croci infuocate e quanto altro).

Se riportiamo la nota del WP è perché ci ha incuriositi sia per l’insistenza sul ruolo della guardia del corpo del presidente sia perché non c’è alcuna ricorrenza specifica a motivare l’articolo, come accade in genere nei media (né un giornale come il WP necessita di riempitivi). Curiosità che resta inevasa…

 

Ps. Per la cronaca, a liberare gli schiavi fu un presidente repubblicano, mentre gran parte del partito democratico si schierò con i sudisti, cioè con quelli oggi sarebbero indicati come suprematisti bianchi. La storia riserva sorprese…

 

N.B. nella foto di copertina il palco dove Abraham Lincoln fu ucciso a colpi di pistola al Ford’s Theatre di Washington