12 Maggio 2015

L'Onu e il rischio di una nuova guerra libica

L'Onu  e il rischio di una nuova guerra libica
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All’Onu si sta trattando per una risoluzione che permetta all’Europa di far fronte al traffico di migranti dalla Libia. Tra le varie ipotesi si chiede di distruggere le barche usate dai trafficanti. La Russia è fortemente contraria a tale soluzione. A spiegare le obiezioni russe sulla Stampa del 12 maggio è Vitaly Churkin, ambasciatore di Mosca presso le Nazioni Unite. Per Churkin la distruzione dei barconi è «decisamente un’esagerazione. Non c’è una soluzione militare a questa crisi umanitaria».

 

E ancora: «Chiediamo di non creare le condizioni per una nuova guerra nel Mediterraneo, e credo che su questo punto dovremmo essere tutti d’accordo. Quindi bisogna studiare i dettagli del testo e delle richieste europee, per essere sicuri che non aprano la porta a simili sviluppi militari». Nella conclusione dell’intervista si dice favorevole a trovare una soluzione simile a quella adottata per la pirateria somala.

 

Titolo dell’intervista, a cura di Paolo Mastrolilli: «Mosca pronta a impedire il ricorso a soluzioni militari».

 

Nota a margine. Brutta vicenda quella che si sta sviluppando in questi giorni attorno alla Libia. Con la scusa dell’immigrazione clandestina, che è un problema reale, qualcuno sta accarezzando il sogno di una nuova avventura militare in loco. Una guerra alle porte dell’Italia, con tutte le tragedie e i rischi del caso. Tra l’altro l’Isis e le altre milizie jihadiste non avrebbero la stessa accortezza di Gheddafi: se avessero in mano missili in grado di colpire l’Italia li userebbero, eccome!

 

E a quanto pare è facile a questi gruppi ricevere armi, come sembra dimostrare, il condizionale è d’obbligo, la vicenda del cargo turco bombardato ieri dall’autoproclamato governo di Tobruk.

L’intercettazione del cargo, ha spiegato il generale Khalifa Haftar che governa a Tobruk (alleato con Emirati Arabi ed Egitto), si era resa necessaria perché la nave trasportava armi alle milizie islamiche che controllano Derna (l’Isis e le milizie jihadiste legate ai Fratelli musulmani), sostenute dalla Turchia.

 

Ovviamente la Turchia ha smentito indignata, spiegando che si trattava di un carico merci, ma ha subito mandato sul posto una nave militare che ha scortato il cargo in un porto sicuro, lontano da quello indicato da Tobruk, evitando eventuali perquisizioni.

Il presidente di Ankara, Recep Tayyp Erdogan, ha reagito con indignazione a quella che ha indicato come un’azione illegittima contro una nave turca (che però batteva bandiera dell’isola di Cook…).

 

Al di là della controversia tra Ankara e Tobruk, resta una vicenda emblematica per comprendere che la Libia, piena di petrolio, suscita tanti interessi. Una polveriera da trattare con cura. Che sia la Russia, che ha potere di veto all’Onu, a mostrare ragionevolezza sulla vicenda, è significativo per tanti motivi.

 

Nella foto i cristiani copti decapitati dall’Isis a Derna.