L'Opec taglia la produzione. Per gli USA è un atto ostile
Tempo di lettura: 2 minutiL’Opec ha deciso di tagliare la produzione di petrolio di due milioni di barili. La decisione arriva come una tegola sull’amministrazione Usa e sulla Ue, i quali, impegnati nella loro guerra per procura in Ucraina, erano sicuri che il mondo gli sarebbe venuto dietro.
L’atto “ostile” dell’OPEC
La decisione dei Paesi produttori di petrolio è stata presa in coordinamento con la Russia, che però aveva già problemi a piazzare il suo oro nero, stante la decisione della Ue di sanzionarlo e di porre un limite al suo prezzo di vendita.
Evidentemente i giochi sull’energia da parte dell’Occidente, esplosivi alla maniera del North Stream 2, non piacciono ai produttori di tale energia, che stanno vedendo il loro commercio non già regolato dal mercato, ma dai giochi politici di alcuni Stranamore (a proposito delle regole che Washington dice di voler preservare dall’aggressione russa).
Gli Stati Uniti hanno fatto di tutto per evitare il taglio della produzione. La drammaticità dell’impegno profuso da Washington in tal senso emerge in tutta la sua plasticità da un servizio della Cnn di cui riportiamo parte di seguito.
“L’amministrazione Biden ha lanciato una campagna di pressione su vasta scala in un ultimo disperato tentativo di dissuadere gli alleati mediorientali dal tagliare drasticamente la produzione di petrolio, secondo diverse fonti che hanno familiarità con la questione”.
“[…] Alcuni dei punti di discussione diffusi dalla Casa Bianca al Dipartimento del Tesoro lunedì che sono stati ottenuti dalla CNN hanno inquadrato la prospettiva di un taglio della produzione come un ‘disastro totale’ e hanno avvertito che potrebbe essere considerato un ‘atto ostile’.
Addirittura un atto ostile, una sorta di dichiarazione di guerra da parte degli Stati Uniti, che però non possono, a questo punto, bombardare il mondo.
North Stream: è stata superata una linea rossa?
Chi di energia ferisce, di energia perisce. Il sabotaggio del North Stream 2, infatti, potrebbe avere avuto un peso non secondario in questo sviluppo. Di fatto, è stata una dichiarazione di guerra al mondo, non solo alla Russia, dal momento l’attentato al gasdotto ha superato una linea rossa di tutti i produttori. Finora l’energia era una rete inviolabile. Dopo quanto accaduto, nessuno è più al sicuro.
Ripetere che sono stati i russi, con propaganda che convince solo gli analisti del settore e qualcuno dei loro ascoltatori e/o lettori, non cambia l’equazione alla quale hanno costretto il mondo.
Sul sabotaggio, un curioso, quanto interessante, articolo dell’Atlantic Council, think tank ufficiale dell’atlantismo. Nella nota si ripetono un po’ i ragionamenti astrusi che si inseguono nella propaganda nostrana, rielaborando le tesi volte a indugiare sulle responsabilità di Mosca.
Ma è di grande interesse il titolo: “Shock and Awe: Who Attacked the Nord Stream Pipelines?”. Titolo non casuale: shock and awe, infatti, era il nome dato alla campagna di distruzione dell’Iraq. E sintetizza la brutalità dell’operazione: colpisci e terrorizza.
Resta, per Washington, anche lo smacco di non esser stato obbedito. Cercherà in tutti i modi di far invertire la marcia ai Paesi reprobi, dal momento che l’accaduto evidenzia un vulnus non indifferente, data l’importanza della materia, alla presa dell’impero sul mondo. Vedremo.