L'Ucraina, la "decentralizzazione" e le contestazioni
Tempo di lettura: 2 minuti«Morti, feriti, sangue, fumo di lacrimogeni e di esplosioni: da Kiev arrivano di nuovo immagini di violenza, che minaccia di far saltare l’unica cosa di cui l’Ucraina poteva finora vantarsi:
una leadership politica relativamente stabile e coesa. Una manifestazione di protesta sotto le finestre della Rada è sfociata in disordini violenti, tra pietrate, manganellate, lacrimogeni e infine lo scoppio di una bomba che ha fatto strage tra il cordone delle forze dell’ordine. Il ministro dell’Interno Arsen Avakov parla di almeno 50 feriti, e di un soldato ucciso».
Inizia così un articolo pubblicato sulla Stampa del 31 agosto di Anna Zafesova, che descrive i gravissimi disordini – fomentati dalle forze nazionaliste – scoppiati a Kiev in occasione della votazione che inserisce la «decentralizzazione» nella Costituzione dell’Ucraina, un passo necessario per l’attuazione degli accordi di Minsk, sui quali si regge la fragile e travagliata tregua tra i separatisti del Donbass e il governo centrale.
Interessante anche la votazione della Rada sul punto, come nel dettaglio della Stampa: «Il voto ha registrato 265 “sì” su 368 presenti in aula, e ha segnato un’insolita convergenza bipartisan tra il partito di Poroshenko, altre forze minori e il “Blocco d’opposizione”, quel che resta del Partito delle regioni dell’ex presidente Yanukovich, rovesciato dal Maidan e ora rifugiato il Russia. Contro hanno votato la Batkivshina della ex premier Yulia Timoshenko, il Partito radicale di Lyashko e altri deputati, sostenuti dalla piazza nazionalista».
Titolo articolo: Assalto dei nazionalisti al Parlamento di Kiev, l’Ucraina rischia di precipitare nel caos.
Nota a margine. Segnale di disgelo non trascurabile quello avvenuto a fine agosto a Kiev, anche se si tratta solo di un primo passo: l’assemblea legislativa dovrà in seguito specificare nel dettaglio cosa si intende per decentralizzazione, nella ricerca di un compromesso tra le richieste dei separatisti e quelle del governo centrale. Ancora presto quindi per pensare che la risoluzione della crisi è a portata di mano: le feroci contestazioni di piazza fanno pensare che la strada per la pacificazione resta travagliata e incerta.
Comunque resta un passo importante, probabilmente favorito da un nuovo atteggiamento dell’amministrazione Usa verso Putin (elogiato pubblicamente da Obama dopo l’accordo sul nucleare iraniano) e da una conversazione telefonica tra e lo stesso, il presidente ucraino Poroschenko e i presidenti Merkel e Hollande (in visita a Kiev a fine agosto) dopo due mesi di silenzio (ancora la Stampa). Una telefonata, spiega ancora il quotidiano di Torino, che era anche il «segnale di un compromesso raggiunto».