Quell'intesa tra Putin e Obama per evitare Maidan
In una nota precedente abbiamo raccontato del discorso di Putin ai ministri degli Esteri dei Brics e spiegato il senso di quel discorso. Torniamo su quell’intervento per riprendere un cenno molto importante, inedito, che Putin ha voluto esporre all’opinione pubblica per la prima volta.
Putin ha ricordato l’eccidio dei cecchini di Maidan, che costò la vita a 87 persone, attribuito tout court al governo di Kiev, con smentita arrivata solo dieci anni dopo (vedi InsideOver). Al di là della diatriba sui cecchini, pure fondamentale, lo zar ha ricordato come in seguito a quell’eccidio, avvenuto la sera del 20 febbraio, il giorno successivo “fu firmato un accordo tra l’allora presidente dell’Ucraina [Viktor Yanukovich] e l’opposizione sulla risoluzione della crisi politica”.
“I suoi garanti – ha ricordato ancora Putin – come sapete, erano i rappresentanti della Germania, della Polonia e della Francia. L’accordo prevedeva il ritorno alla forma di governo parlamentare-presidenziale, lo svolgimento di elezioni presidenziali anticipate, la formazione di un governo di fiducia nazionale, nonché il ritiro delle forze dell’ordine dal centro di Kiev e l’abbandono delle armi da parte dell’opposizione”. Inoltre, Putin ha voluto aggiungere che il Parlamento ucraino aveva deliberato di non perseguire nessuno per le violenze perpetrate in quei giorni.
“Un accordo di questo tipo – ha aggiunto lo zar – che avrebbe consentito di porre fine alla violenza e di riportare la situazione nell’ambito costituzionale, era stato in effetti concluso. Questo accordo è stato firmato, anche se a Kiev e in Occidente preferiscono non ricordarlo”.
La telefonata Putin – Obama
Quindi, la sorpresa dello zar: “Oggi dirò di più su un altro fatto importante, che non è stato detto pubblicamente prima, vale a dire che, proprio nelle stesse ore del 21 febbraio, su iniziativa degli Stati Uniti, ha avuto luogo una conversazione con il mio omologo americano” Barack Obama.
“L’essenza [della conversazione] era la seguente: il leader americano ha sostenuto inequivocabilmente l’accordo di Kiev tra le autorità e l’opposizione. Inoltre, l’ha definita una vera svolta, un’opportunità per il popolo ucraino di garantire che la violenza non vada oltre tutti limiti immaginabili”.
“Inoltre, nel corso dei colloqui abbiamo elaborato insieme la seguente formula: la Russia cercherà di convincere l’allora presidente dell’Ucraina a comportarsi nel modo più moderato possibile e a non ricorrere all’esercito o alle forze dell’ordine contro i manifestanti. E gli Stati Uniti, si era concordato, avrebbero invitato l’opposizione alla calma e a liberare gli edifici amministrativi, in modo che le strade tornassero tranquille”.
“Tutto ciò avrebbe dovuto creare le condizioni affinché la vita del Paese tornasse alla normalità, in ambito costituzionale e giuridico. E in generale, abbiamo deciso di lavorare insieme per un’Ucraina stabile, pacifica e avviata a uno sviluppo normale. Noi abbiamo mantenuto pienamente la parola data. L’allora presidente dell’Ucraina Yanukovich non fece intervenire l’esercito, che in realtà non aveva intenzione di usare, e addirittura ritirò ulteriori unità di polizia da Kiev”.
Quindi, Putin ha ricordato che, in violazione di questo accordo, nella notte del 22 marzo, mentre Yanukovich si recava a Kharkov, gli estremisti attaccarono e presero il controllo della Rada, dei palazzi presidenziali e governativi, e fu il golpe.
Il comunicato della Casa Bianca
Tutto inventato, solo propaganda? Sembra proprio di no. Infatti, proprio l’esistenza di un tale accordo potrebbe spiegare perché, con Kiev in preda a disordini e alla violenza, Yanukovich si sia allontanato dalla capitale, allontanandosi dalle leve del comando e dando più agio di agire ai suoi antagonisti. Evidentemente pensava che la situazione si stesse placando.
Ma a confermare quanto rivelato da Putin c’è ben altro e molto più rilevante, cioè il comunicato ufficiale pubblicato sul sito della Casa Bianca riguardo la telefonata del 21 febbraio 2014 tra Putin e Obama: “Il presidente Obama ha chiamato oggi il presidente russo Vladimir Putin per discutere dell’Ucraina e di una serie di altre questioni globali. Riguardo all’Ucraina, hanno avuto uno scambio di opinioni sulla necessità di attuare rapidamente l’accordo politico raggiunto oggi a Kiev, sull’importanza di stabilizzare la situazione economica e di intraprendere le riforme necessarie, nonché sulla necessità che tutte le parti si astengano da ulteriori violenze”.
Insomma, nonostante la strage dei cecchini, tutto sembrava potesse risolversi, poi il disastro. Obama ha ingannato Putin? Così sembra. Oppure, forse, potrebbe essere accaduto come per la guerra libica, con Hillary Clinton che ha agito, in combinato disposto con la bellicosa Victoria Nuland (allora di stanza a Kiev) per imporre il proprio schema alla Casa Bianca (1).
Al di là della particolare posizione di Obama, reo di ambiguità o debolezza successiva (avendo avallato quanto poi successo), resta che si era trovata un’intesa tra governo ucraino e opposizioni, che il presidente americano aveva salutato come positiva, benché forse solo a parole. E che qualcuno ha poi fatto saltare il banco, precipitando l’Ucraina nell’abisso che mano a mano la sta consumando.
(1) Nell’intervista urbi et orbi rilasciata alla fine del suo mandato, Obama disse che lo “spettacolo” di “merda” libico fu forzato dalla Clinton, di fatto contro il suo parere.