Le mail della Clinton e il regime-change siriano
Tempo di lettura: 3 minuti“Per aiutare Israele, la cosa migliore da fare per contrastare la crescente capacità nucleare dell’Iran è sicuramente aiutare il popolo della Siria a rovesciare il regime di Bashar Assad.
Le trattative per limitare il programma nucleare iraniano non sono sufficienti a risolvere il problema della sicurezza di Israele”. Questo l’inizio di un documento non classificato contenuto tra le mail dell’archivio privato di Hillary Clinton, ex Segretario di Stato Usa, trafugato e rivelato da Wikileaks.
“Nella migliore delle ipotesi” – prosegue la nota – le trattative sul nucleare iraniano permetteranno a Israele di posticipare di qualche mese la decisione di lanciare un attacco all’Iran”, eventualità che innescherà una “grande guerra in Medio oriente”.
Più che interessante il prosieguo dalla mail: “Il programma nucleare iraniano e la guerra civile in Siria possono sembrare cose separate, ma non è così. Per Israele, la vera minaccia di un Iran più avanzato nel campo del nucleare non è tanto la prospettiva di un leader [iraniano] folle che decida di sferrare un attacco, non provocato, contro Israele, eventualità che determinerebbe l’annientamento di entrambi i Paesi”.
“Quello che gli alti comandi dell’esercito israeliano temono davvero – ma non si può dire – è di perdere il monopolio del nucleare. Una maggiore capacità nucleare dell’Iran non solo metterebbe fine al monopolio israeliano, ma spingerebbe anche altri avversari, come l’Arabia Saudita e l’Egitto”, a fare lo stesso.
“Il risultato sarebbe un equilibrio nucleare precario in cui Israele non potrebbe rispondere alle provocazioni con attacchi militari convenzionali su Siria e Libano come accade oggi”.
Considerazioni che rivelano quanto vuota sia la retorica dell’asserita potenzialità iraniana di distruggere Israele attraverso un attacco nucleare, paventata dagli Usa per giustificare più vessanti restrizioni contro Teheran.
Inoltre, evidenziano che la dottrina neocon debba inevitabilmente deformare la realtà. Infatti, se è vero che anche alcuni ambiti israeliani condividono tale visione, è altrettanto vero, al contrario, che gli alti gradi dell’esercito israeliano hanno pubblicamente sostenuto la necessità di conservare il trattato con l’Iran (vedi Piccolenote).
Sempre sulla guerra siriana, un altro documento trafugato dall’archivio privato della Clinton spiega che rovesciare il governo di Assad non è cosa semplice. Di certo sarà un conflitto molto più difficile di quello libico.
“Washington dovrebbe iniziare a dichiarare il suo impegno a collaborare con alleati regionali, come la Turchia, l’Arabia Saudita e il Qatar per organizzare, addestrare e armare le forze ribelli siriane […] utilizzando la Turchia e possibilmente la Giordania, diplomatici statunitensi e funzionari del Pentagono possono iniziare a consolidare l’opposizione”.
La Russia, aggiunge il documento, bloccherà qualsiasi tentativo di dare alla guerra la copertura dell’ombrello Onu. Quindi si deve perseguire un’altra strada. Secondo quanto si legge nella documentazione, Mosca non sarebbe mai intervenuta in difesa del suo alleato siriano. Si sarebbe limitata a “lamentarsi”. Come accadde per il Kosovo.
“>Una considerazione del tutto errata, come si è visto. Si può quindi immaginare la rabbia provocata dalla scelta interventista di Putin.
Infine, conclude la nota, le spese statunitensi saranno contenute grazie all’uso di milizie locali e non americane. Ciò allungherà i tempi, ma non ha conseguenze sull’esito del conflitto, del tutto scontato. Per gli Usa “il profitto sarà sostanziale”.
Come si può notare, quanto si legge in questa documentazione spazza via in maniera irrevocabile la narrazione corrente, che vede la guerra siriana inquadrarsi nella categoria “guerra civile”. Questa guerra di “civile” non ha nulla. È del tutto incivile. Una barbarie che è costata fin troppe sofferenze.