La malattia di Papa Francesco e l'intervista di monsignor Gänswein
Tempo di lettura: 2 minutiIl quadro clinico di papa Francesco è in miglioramento, comunica il Vaticano. La notizia del suo ricovero ha ovviamente fatto il giro del mondo, provocando le usuali informazioni contraddittorie e le fibrillazioni del caso.
Confusione favorita dalla defaillance dell’informazione vaticana, la quale, come nel caso del ricovero del 2021, ha tentato di accreditare la tesi di una visita di controllo programmata. Un comunicato che avrebbe dovuto rassicurare, ma l’evidente inaffidabilità ha avuto l’effetto opposto, alimentando voci.
Il comunicato ufficiale postumo, comunque, parla di infezione polmonare, anche se il quadro complessivo resta sfuggente ai più, da cui conseguono sui media analisi più o meno convincenti. Non le rincorriamo, registriamo però che la patologia del papa non è da prendere alla leggera, come anche registriamo che la situazione sembra essersi stabilizzata.
Ricordiamo che, dopo la guarigione dal suo ricovero pregresso, papa Francesco ebbe a lamentare che, mentre si trovava al Gemelli, alcuni porporati avevano iniziato a prepararsi per la successione, stabilendo contatti e organizzando cene. Non sappiamo se tale attivismo si è ripetuto o meno, ma i precedenti, anche nella Chiesa, hanno un peso.
A precedere la notizia del papa ammalato, l’improvvida intervista al Corriere della Sera di monsignor Georg Gänswein, che ha avuto grande eco mediatica anche per il modo bizzarro con il quale ha rinnovato le sua critiche al papa regnante, affermando che se a succedere a Benedetto XVI fosse stato l’attuale cardinale emerito di Milano Angelo Scola, i cardinali “avrebbero vissuto bene”.
Cenno quest’ultimo invero bizzarro per tanti motivi, anzitutto per il ristretto ambito al quale ha inteso indirizzare la sua affermazione, Come singolari appaiono, nel contesto, le sue dichiarazioni riguardo un’asserita sintonia, anche teologica, tra Benedetto XVI e il porporato.
Al di là del particolare, resta che la successiva malattia del papa, che certo non poteva prevedere, ha reso ancor più straniante l’intervista. Non sappiamo se il cardinale emerito di Milano, che ha evidentemente inteso blandire, sia rimasto interdetto nel leggere le sue parole, ma non è da escludere.
D’altronde, il monsignore non è nuovo a scivolate, come quando annunciò un nuovo libro di Benedetto VXI, con critiche pungenti al papa regnante, nel giorno della sua scomparsa, giorno nel quale sarebbe stato preferibile il silenzio e la preghiera, di affetto e rispetto.
Non che non si possa criticare un papa, basti rammentare quanti di essi Dante destinò all’inferno, ma sul punto occorre ricorrere al latino, caro anche al monsignore: est modus in rebus. Detto questo, si attendono gli eventi.