Manifestazioni Usa: di emozioni e strumentalizzazioni
Tempo di lettura: 4 minutiDopo l’endorsement dell’ex presidente George W. Bush per Joe Biden arriva anche quello del suo Segretario di Stato, Colin Powell. Endorsement importanti perché ambedue sono diventati simbolo dell’intervento americano in Iraq: il primo per averlo ordinato (su pressione dei neocon), il secondo per l’ormai famigerata scenetta dell’ampolla di antrace di Saddam, che ha convinto le Nazioni Unite ad appoggiare il conflitto più funesto dalla fine della Seconda guerra mondiale.
Non tanto per numero di morti dirette (quelle indirette sono incalcolabili), superato da altre guerre, quanto perché ha scatenato un caos globale che ancora oggi appare indomabile (vedi Commissione Chilcot).
Gli strani compagni dei Black Lives Matter
Ai due esponenti repubblicani si è unito un altro influente membro di questo partito, il senatore Marco Rubio, anche lui ormai in guerra aperta con Trump.
Anche Rubio è un noto guerrafondaio: esemplari in tal senso le critiche mosse a Obama durante l’intervento in Libia, che lui sosteneva dovesse essere più deciso e devastante (Abc). Se quel Paese ancora gronda sangue lo si deve proprio a quel conflitto…
Alla pattuglia di ispirati compagni di merende dei Black Lives Matter, che sabato hanno protestato davanti alla Casa Bianca e in altre città Usa, si è unito il superfalco John Bolton, il quale ha dichiarato che a fine giugno pubblicherà un libro sul suo lavoro come Consigliere per la Sicurezza nazionale a fianco di Trump (The Hill).
Un volume che la Casa Bianca aveva tentato di bloccare perché le conversazioni tra il presidente e il suo Consigliere sono coperte da segreto, ma invano. Sarà un atto di accusa contro il presidente che lo ha cacciato per la sua indole bellicista (“Bolton: l’uomo che guida gli Stati Uniti verso la guerra, qualsiasi guerra”, così un simpatico titolo del Guardian).
Famoso anche per far uso della menzogna come arma di distruzione di massa, le sue memorie verranno riferite come Vangelo dai media mainstream, apertamente schierati contro il presidente (sul libro di Bolton torneremo, data l’interessante tempistica).
Si infoltiscono così i ranghi di repubblicani e neocon che si stanno schierando apertamente contro Trump. È accaduto altre volte durante la presidenza, nel corso del Russiagate e dell’Ucrainagate.
E oggi come allora, tali prese di posizione non sono solo una manifestazione di dissenso, ma tendono a innescare una valanga all’interno del partito repubblicano al fine di sotterrare Trump.
Insomma, i Black Lives Matter, le cui istanze anti-razziste non possono che trovare condivisione, hanno dei bizzarri compagni di merende, ai quali va aggiunta la sempiterna Hillary Clinton, che, riprendendo lo slogan del movimento, ha twittato: “le elezioni contano“.
Tweet infelice per la correlazione con due immagini: la Casa Bianca color arcobaleno, così illuminata il giorno in cui la Corte suprema diede legittimità alle nozze gay, e la Casa Bianca al buio, oscurata quando la manifestazione dei Black Lives Matter costrinse Trump nel bunker sotterraneo.
A colpire non è tanto il gioco cromatico, ma l’esaltazione dell’ultima foto, che immortala un presidente Usa costretto a ripercorrere i passi dell’11 settembre 2001, data in cui quel bunker venne utilizzato l’ultima volta (almeno che si abbia notizia).
Tu chiamale se vuoi, emozioni…
Di interesse anche un articolo del Washington Post che collega pandemia e manifestazioni. Dopo mesi di lockdown, secondo il WP, si sarebbe innescata una “rete di emozioni derivanti dalla pandemia: rabbia, isolamento, solitudine, frustrazione, impotenza, disperazione”. Emozioni che starebbero spingendo la gente nelle strade insieme ai Black Lives Matter, superando le paure del contagio.
Correlazione, sempre secondo il WP, prodotta anche dal video della morte di George Floyd: quella supplica disperata, “non riesco a respirare”, nel subconscio di tanti è accomunata al terribile esito di un morbo che toglie il respiro.
Così, andare a manifestare contro Trump è un po’ come manifestare contro la pandemia… il classico: “Piove, governo ladro”.
Al di là delle facili battute, è certo che le manifestazioni attuali sono pervase da un alto tasso emozionale: far ricadere su Trump l’assassinio di George Floyd è infatti operazione emotiva, dato che egli nulla c’entra con quanto avvenuto, che peraltro ha risolutamente condannato…
Un tasso emozionale alimentato, a quanto scrive il WP (che lo mette in evidenza come dato positivo…), anche dalla pandemia. Tale fattore rende le proteste più magmatiche e imprevedibili e ovviamente più facili da strumentalizzare.
Detto questo, è oggettivo che gli “assembramenti” favoriranno il contagio. Da vedere se tale incremento sarà addebitato alle incertezze di Trump nel contrastare il virus o alla piazza.
Le proteste hanno avuto come esito anche quello di oscurare un dato ufficiale che Trump ha sventolato come uno stendardo: la disoccupazione negli Usa, nonostante la crisi conseguente al coronavirus, è calata.
Nel frattempo, Joe Biden è diventato il candidato ufficiale della Casa Bianca per i democratici. Ma resta una mera comparsa dello scontro in atto.
Ps. I neocon si sono divisi: a quelli contro Trump si contrappone la pattuglia dei suoi consiglieri… Vinceranno in ogni caso, come avvenne nel ’68, al cui revival stiamo assistendo. Da capire come e quanto.