I massacri USA nella guerra, non dichiarata, contro la Cambogia
Tempo di lettura: 3 minutiIl bombardamento a tappeto della Cambogia, che si svolse in parallelo con la guerra in Vietnam, uccise, tra il 1969 e il 1973, “150.000 civili, secondo Ben Kiernan, ex direttore del programma di studi sul genocidio presso l’Università di Yale e tra i più autorevoli esperti della campagna aerea statunitense in Cambogia”. Così su The Intercept che a questo mattatoio ha dedicato un articolo recensendo il volume Kissinger’s Shadow, di Greg Grandin, che svela le responsabilità dell’allora Consigliere per la Sicurezza nazionale Henry Kissinger.
Cambogia: “tutto ciò che vola su tutto ciò che si muove…”
The Intercept pubblica le intercettazioni telefoniche fatte da una delle segretarie di Kissinger. Significativa quella del dicembre ’70. Così Nixon a Kissinger: “Voglio le navi, elicotteri. Voglio che tutto ciò che può volare entri e li faccia a pezzi. Voglio delle cannoniere là dentro […] Voglio che colpiscano tutto”.
Ordine girato da Kissinger ad Alexander Haig, il suo assistente militare: “È un ordine, deve essere eseguito. Tutto ciò che vola su tutto ciò che si muove. Capito?”.
“[…] Due anni prima, – spiega The Intercept – Nixon aveva conquistato la Casa Bianca promettendo di porre fine alla guerra in Vietnam, ma invece aveva esteso il conflitto alla vicina Cambogia. Temendo il contraccolpo dell’opinione pubblica e ritenendo che il Congresso non avrebbe mai approvato l’attacco a un paese neutrale, Kissinger e Haig iniziarono a pianificare – un mese dopo l’insediamento di Nixon – un’operazione che fu tenuta segreta al popolo americano, al Congresso e persino agli alti dirigenti del Pentagono grazie a coperture, messaggi in codice e un doppio sistema di registrazione che annotava gli attacchi aerei in Cambogia come avvenuti in Vietnam del Sud”.
“Ray Sitton, un colonnello al servizio del Joint Chiefs of Staff, avrebbe portato un elenco di obiettivi alla Casa Bianca per l’approvazione. ‘Colpisci qui in questa zona’”, gli avrebbe detto Kissinger e Sitton avrebbe trasmesso le coordinate sul campo, aggirando la catena di comando militare. I documenti autentici del Pentagono relativi agli attacchi sono stati bruciati, mentre al Congresso sono state fornite false coordinate riguardo gli obiettivi e altre informazioni altrettanto falsificate”.
“Si può tracciare una linea che dal bombardamento della Cambogia arriva a oggi”, ha spiegato Greg Grandin. “Le giustificazioni segrete usate per bombardare illegalmente la Cambogia sono diventate la cornice per giustificare gli attacchi dei droni e quelli delle guerre infinite. È una fotografia perfetta della parabola ininterrotta del militarismo americano”.
Gli Usa e il genocidio di Pol Pot
Non solo i morti causati dalle bombe. Ancora The Intercept: “Quando Henry Kissinger elaborò i piani per bombardare segretamente la Cambogia, i Khmer rossi [milizia comunista ndr] di Pol Pot erano circa 5.000. Ma, come spiegava un cablogramma della CIA del 1973, le attività di reclutamento dei Khmer rossi si basavano in maniera massiva sui bombardamenti statunitensi”:
“Quegli attacchi, cioè, hanno galvanizzato le forze di Pol Pot, permettendo ai Khmer rossi di rafforzarsi fino a diventare una forza di 200.000 uomini, grazie alla quale presero il controllo del paese, del quale hanno poi ucciso circa il 20% della popolazione”. Il regime di Pol Pot, infatti, fu forse il più sanguinario registrato sulla faccia della terra nel secondo dopoguerra.
“Una volta che il regime [di Pol Pot] fu al potere, i venti della politica cambiarono e Kissinger, a porte chiuse, disse al ministro degli esteri thailandese: ‘Dovresti dire ai cambogiani che vogliamo diventare amici loro’”.
E così avvenne. “Alla fine del 1978, le truppe vietnamite invasero la Cambogia per cacciare i Khmer rossi, spingendo le forze di Pol Pot verso il confine thailandese. Gli Stati Uniti, tuttavia, sostennero Pol Pot, incoraggiando altre nazioni a supportare le sue forze, incanalando aiuti ai suoi alleati, aiutandolo a mantenere il seggio della Cambogia alle Nazioni Unite e opponendosi agli sforzi per indagare o processare i leader dei Khmer rossi per genocidio”. Comunisti, rei di genocidio, ma utili alla causa…
Resta la domanda sul perché tutto ciò sia emerso oggi. Domanda che forse trova una risposta che i pur bravi cronisti di The Intercept troverebbero sgradevole. Il punto è che l’assassino di ieri, Kissinger appunto, ora è diventato un punto di riferimento di quanti, in ambito atlantista e oltre, si stanno adoperando per chiudere il mattatoio ucraino.
Tali rivelazioni gettano un più che giusto fango sull’ex Segretario di Stato e ne indeboliscono le possibilità di trovare convergenze su tale obiettivo. Così la nobile causa di denunciare crimini del passato serve a perpetrare gli attuali. Tali le dinamiche della (geo)politica, nella quale il fattore tempo è essenziale.
Resta, però, oltre all’orrore di quanto si è consumato in Cambogia, la spiegazione del meccanismo perverso che, da allora, ha caratterizzato le campagne militari segrete degli Stati Uniti, che negli ultimi anni sono dilagate in tutto il mondo.