I miliziani di Aleppo? Peggio dell'Isis
Tempo di lettura: 2 minutiSull’editoriale del Corriere della Sera del 27 dicembre, Paolo Mieli ammette che «uno dei punti centrali» della crisi siriana sta «nella presenza sul campo di battaglia di gruppi armati islamisti al momento persino più forti e feroci di quelli riconducibili a Daesh. Va a merito dell’inviato Onu in Siria, Staffan de Mistura (instancabile denunciatore degli orrori prodotti da Assad e da Putin), di aver, a differenza dei suoi predecessori — l’algerino Lakhdar Brahimi e prima ancora Kofi Annan —, individuato questo grave problema»
.
Il problema, continua Mieli, è stato «creato almeno in parte dagli Stati Uniti con la decisione di assistere il Free Syrian Army senza curarsi del fatto che le armi fornite venissero poi sequestrate dai qaedisti e che lo stesso esercito di liberazione siriano avesse perso nel tempo ogni precisa identità». Tanto che il suo vecchio comandante, Riad al-Asaad, oggi esule in Turchia, ha affermato che «non si sa chi comandi» l’Fsa, e «che ai suoi tempi» esso «era “a favore della gente”, mentre “ora non è più così”, che “la linea è cambiata” e “sta facendo male alla Siria
“.
«Michael Walzer – prosegue Mieli – tra i primi ha sostenuto che con il sostegno al “Free Syrian Army” per gli Stati Uniti c’era il “rischio di consegnare armi ai jihadisti che hanno dato ampia prova della loro capacità di disarmare i ribelli laici”. Da tempo quel rischio è diventato una certezza
».
Nota a margine. Stupisce questa ricostruzione di Paolo Mieli, dopo tanta narrazione mediatica che ha ciecamente esaltato le milizie islamiste che si opponevano eroicamente al sanguinario regime siriano (e ai russi).
Una smentita secca della narrazione mainestream sui cosiddetti ribelli moderati che coinvolge addirittura il Fsa, il quale è stato utile sia alla propaganda anti-Assad sia, come evidenzia Mieli, come anello di trasmissione di armi dall’Occidente alle milizie islamiste (quelle, per intenderci, i cui membri vengono poi a far strage in Occidente).
Certo, non può smentirla in pieno, quindi deve pur concedere a tale narrazione l’accenno agli «orrori» che sarebbero stati compiuti da Assad, in realtà molto meno terribili di quelli di cui si macchiarono gli alleati durante la – più che legittima – guerra di liberazione dal nazifascismo (bombardamento di Dresda, di Montecassino e Roma, per fare solo qualche esempio).
Val la pena accennare al fatto che nella zona di Aleppo liberata dai terroristi, i siriani hanno trovato fosse comuni di gente ammazzata alla spicciolata dagli jihadisti prima di fuggire, oltre a camere di tortura e colossali depositi di armi… Una strana compagnia di giro quella scelta dall’Occidente per consegnare la Siria alla libertà.