Mjdal Shams: cronaca di una strage annunciata
“Oggi è stato riferito che l’ex funzionario dell’intelligence e della sicurezza israeliana [Yuval Malka] ha detto al canale israeliano 14 che, cito, ‘Secondo le informazioni che ho ricevuto dalla delegazione e ciò che so, Netanyahu ha ricevuto piena legittimità negli Stati Uniti per scatenare una guerra in Libano. Il Segretario generale ha visto questo e cosa ha da dire sulla situazione tra Libano e Israele?”. Questa la domanda posta durante un briefing con la stampa a Farhan Haq, vice portavoce del Segretario generale dell’Onu António Guterres.
Mjdal Shams, le accuse dell’IDF e le smentite di Hezbollah
Era venerdì 26 luglio. Il giorno dopo è avvenuta la strage di bambini nel villaggio di Mjdal Shams, nel Golan occupato da Israele, eccidio ascritto dall’esercito israeliano alle milizie di Hezbollah e che rischia di incendiare il Medio oriente.
Hezbollah ha negato la responsabilità dell’accaduto, affermando che a far strage sarebbe stato un missile sparato dall’Iron Dome israeliano. L’IDF non potrà mai ammettere tale eventuale responsabilità, com’è ovvio, e a supporto della sua accusa ha aggiunto le caratteristiche del missile: il vettore sarebbe di fabbricazione iraniana e nella regione, oltre all’Iran, lo possiede solo Hezbollah.
Le accuse dell’IDF, dopo le tante falsità sulla mattanza di Gaza, non possono che essere prese col beneficio del dubbio (per altro verso, di questi giorni l’intemerata del ministro degli Esteri Israel Katz contro l’Iran per aver sabotato le ferrovie francesi alla vigilia delle Olimpiadi, accusa seccamente smentita dalle indagini francesi).
Ma, al di là della querelle, che dovrebbe essere risolta da un’inchiesta internazionale (cosa che non accadrà mai), resta la puntuale coincidenza temporale citata in esergo alla nostra nota. E la spinta pregressa di alti gradi militari e di tanti politici israeliani per dare avvio al confronto alzo zero con Hezbollah.
Si può aggiungere che finora Hezbollah ha mantenuto basso il livello dello scontro di confine, limitandosi ad attacchi dimostrativi contro alcune colonie, con i residenti costretti ad allontanarsene, e altri, ben più duri, contro obiettivi militari. Mai, finora, in tanti mesi di guerra, si era registrato un attacco neanche minimante paragonabile a quello di Mjdal Shams.
Una strage più che anomala
Peraltro, la strage si è consumata nel Golan che Israele ha occupato in seguito alla guerra siriana, un territorio che il mondo – tranne gli Stati Uniti – non riconosce come israeliano e contro una popolazione per lo più siriana de facto, tali sono i tanti drusi che vi abitano – musulmani sciiti del ramo ismailita – la maggior parte dei quali ha rifiutato la cittadinanza israeliana (New York Times).
Distanze dal governo di Tel Aviv dimostrate anche dalla missiva inviata dal presidente del Forum delle autorità druse, Yasser Gadaban, che ha chiesto ai ministri di non partecipare ai funerali dei bambini uccisi (Yedioth Aeronoth). E dalle contestazioni contro Bezalel Smotrich giunto in visita al villaggio, cacciato al grido di “criminale, assassino” (CNN). Improperi che non segnalano solo un’ostilità verso il ministro delle Finanze, ma anche che gli viene imputata una qualche responsabilità sull’accaduto.
Al di là del particolare, resta che Hezbollah non aveva alcun motivo né alcun interesse ad attaccare il villaggio islamico. Può esser stato un errore di mira? Forse, ma resta, ribadiamo, la strana coincidenza temporale.
D’altronde, che Netanyahu sia andato negli Usa per rinsaldare i legami con l’alleato e, insieme, rinfocolare la sua ossessiva campagna contro l’Iran e i suoi alleati regionali – cercando l’appoggio statunitense alla sua guerra santa – è nei fatti.
Lo dimostra l’ennesima intemerata contro Teheran e i suoi alleati nel suo intervento al Congresso e la sua frase a effetto sulla guerra tra “barbarie e civiltà”. E la barbarie degli alleati di Teheran, anche qui la tempistica è puntuale, si è palesata due giorni dopo nell’attacco contro il villaggio druso.
A ciò va aggiunto che per iniziare una guerra su larga scala contro Hezbollah non era sufficiente la sola conflittualità di confine consumatasi finora. Troppe le resistenze interne a causa delle difficoltà e delle sofferenze che i cittadini israeliani sarebbero costretti a patire (Hezbollah non è Hamas: ha armi potenti e di precisione). La strage di bambini cambia tutto: tale casus belli può consentire di chiedere ai cittadini israeliani di accettare come inevitabili i patimenti di una guerra tanto devastante.
La vittoria di Netanyahu
Netanyahu, tornato di corsa dagli Stati Uniti per guidare la macchina bellica pronta all’uso, ha avuto tutto quel che voleva e ora sarà lui, insieme al ministro della Difesa Yoav Gallant, a decidere “modalità e tempistica” della reazione, che ha già annunciato come terribile.
L’Iran ha ammonito Israele a non fare mosse “stupide“, allarmando sui rischi per l’intera regione di una guerra contro il Libano. Anche altrove si sono levati inviti a non agire in modo sconsiderato, come recita il Jerusalem Post: “Il mondo chiede una de-escalation”.
La palla sta ora nel campo israeliano. Come scrive Amos Harel su Haaretz, tutto dipenderà dalla “risposta” di Israele. Una possibilità per uscire da questo tunnel infernale è che sottotraccia si trovi un qualche tipo di accordo con Hezbollah, come spesso è accaduto in passato, per un attacco limitato. Altrimenti si apriranno le porte dell’abisso.
Inutile dire che l’eccidio ha posto criticità, e probabilmente mandato a monte, l’ennesimo tentativo di concludere un accordo con Hamas per porre fine alla mattanza di Gaza, che poteva iniziare a prendere forma nell’incontro di Roma tra il capo del Mossad, David Barnea, il direttore della Cia, William Burns, il premier e ministro degli Esteri del Qatar, lo sceicco Mohammed Al-Thani, e il capo dell’intelligence egiziana, Abbas Kamal.
Netanyahu ha vinto un’altra volta, essendo ferocemente avverso a tale accordo (vedi Jerusalem Post: “Netanyahu sta attivamente sabotando l’accordo sugli ostaggi, affermano le fonti”). Grazie alla prosecuzione della guerra di Gaza e alla nuova conflittualità libanese potrà continuare a restare al governo, sua massima preoccupazione.
Chiudiamo con un cenno necessario: le vittime innocenti di Majdal Shams vanno a sommarsi alle 16mila vittime innocenti di Gaza (bambini per i quali i media d’Occidente hanno versato molto meno inchiostro e lacrime): se si fosse trovato un accordo su Gaza, anche la conflittualità con Hezbollah sarebbe terminata (Timesofisrael) e l’ulteriore bagno di sangue innocente sarebbe stato evitato.