Moderna: 18 miliardi di dollari di liquidità grazie ai vaccini
Tempo di lettura: 3 minutiModerna, l’azienda di “biotecnologia” che ha prodotto uno dei due vaccini più utilizzati per contrastare il Covid-19, ha annunciato le sue prospettive per l’anno a venire, con un comunicato che termina così: “Sarà un anno molto entusiasmante per Moderna e, soprattutto, per i pazienti” (ma forse questi ultimi sarebbero più entusiasti se il Covid venisse finalmente trattato come un’influenza, come aveva pronosticato lo stesso nefasto benefattore Bill Gates…).
Moderna: una pioggia di soldi e di dubbi
Tale comunicato spiega come Moderna ha in cassa 18 miliardi di dollari di “liquidità”, garantiti dalla vendita dei vaccini (anche se sotto si legge che tale cifra “non è verificata”. Strano, è l’azienda che lo dice… non può verificare quanto ha in cassa?).
Inoltre, nelle stesse casse sono in arrivo “vendite minime previste per il 2023 di vaccini COVID-19 per circa 5,0 miliardi di dollari derivanti dagli accordi di acquisto anticipato confermati e da rinvii di contratti firmati nel 2022”, mentre è in attesa di altri “potenziali contratti aggiuntivi negli Stati Uniti, in Europa, in Giappone e in altri mercati chiave”.
Tanti, tanti soldi, di guadagno pulito, cioè al netto delle spese e dei dividendi incassati dai soci, come evidenzia il termine “liquidità”. Si può concludere che la “guerra” alla pandemia ha fruttato alle aziende americane che hanno prodotto il vaccino cifre equivalenti, anzi superiori, a quanto stanno incassando le industrie degli armamenti Usa per l’invio di armi in Ucraina, dal momento che Pfizer avrà la stessa liquidità di Moderna se non più (1).
Questo mentre popoli e nazioni si sono dissanguati a causa del virus. Così va il mondo. E si capisce anche perché sui vaccini sia stata condotta una vera e propria guerra, nella quale alcune aziende hanno perso, altre vinto. Interessante notare che nel comunicato si fa menzione, tra i nuovi progetti di Moderna, anche di un trattamento per l’insufficienza cardiaca attraverso l’mRNA-0184.
Non facciamo rivelazioni straordinarie riferendo che i vaccini a base mRNA sono oggetto di accesa controversia. I critici, e sono tanti (in tutto il mondo e anche in ambito scientifico molto qualificato), affermano che le reazioni prodotte da tali vaccini vanno ben al di là delle sporadiche, e per lo più blande, miocarditi che l’azienda ha registrato nei suoi studi, confermate dalla Sanità americana e, successivamente (e in via subordinata), dall’Ente europeo preposto all’approvazione dei farmaci.
Le denunce dei critici, che hanno preso forza col passar del tempo, sono state ovviamente respinte al mittente, in maniera debita e indebita (la censura non è mai un buon modo per tacitare le critiche), ma non per questo hanno perso mordente. Anzi.
Al di là del particolare, pure di primario interesse a motivo delle tante criticità globali legate alla pandemia Covid-19, val la pena soffermarsi su un altro particolare della comunicazione di Moderna. Riportiamo: “Stéphane Bancel presenterà un aggiornamento sulla Società e sulla linea dei programmi di sviluppo dell’mRNA lunedì 9 gennaio 2023, alle 14:15 PT, alla 41a conferenza annuale di JP Morgan Healthcare”.
Insomma, sembra esserci un rapporto molto stretto tra Moderna e la banca più importante del mondo… un particolare che forse fornisce un indizio sul potere acquisito, se non pregresso, di questa Società farmaceutica.
Non male per questa società di biotecnologia che, ignota ai più, ebbe a ricevere, un decennio fa, l’incarico (e relativi finanziamenti) di sviluppare dei vaccini a base mRNA direttamente dalla Darpa, l’Agenzia che si occupa dello sviluppo tecnologico per conto dell’Us. Army (Washington Post).
(1) Sulla relazione tra pandemia e crisi ucraina ci permettiamo una digressione. In un’intervista rilasciata alla Tv ucraina, il ministro della Difesa del Paese, Oleksii Reznikov, ha elogiato la resistenza del suo popolo e dichiarato che il suo Paese è ormai de facto un membro della Nato grazie all’afflusso delle armi dell’Alleanza Atlantica (cosa che non fa che aumentare le ostilità, dato che è proprio la spinta all’ingresso nella Nato dell’Ucraina che ha alimentato lo scontro con la Russia, che si sente minacciata da tale sviluppo).
Ma è interessante, in questa sede, rilevare altro: nell’intervista, Reznikov spiega che stiamo entrando in un “mondo nuovo”. Tale novità si è dischiusa al mondo quando ha attraversato un primo “portale”, quello della pandemia; il portale successivo per accedere a questo mondo nuovo si è dischiuso appunto con la guerra ucraina, che sarà ovviamente vinta da Kiev (leggi Nato). Insomma, queste due crisi conseguenti dovrebbero partorire, appunto, un mondo nuovo, nel quale si andrà a costruire una nuova “architettura” di sicurezza globale.
Alla maggior gloria del Grande Architetto dell’Universo, si potrebbe aggiungere con una punta di ironia. Per fortuna, anche tra gli architetti, con la “a” minuscola, c’è certa discordia sia sull’interpretazione delle due criticità che sulle prospettive che esse dischiudono o dovrebbero dischiudere al mondo.