The Intercept e la morte dei tre soldati Usa alla base Torre 22
“La Torre 22, la base americana in Giordania nella quale il mese scorso sono stati uccisi tre militari americani, non è solo una ‘base di supporto logistico’, come ha affermato il Pentagono. Ciò che il Pentagono non ha detto è che la Torre 22 è anche una base di droni utilizzati per condurre ricognizioni a lungo raggio per condurre attacchi aere contro le milizie che operano in Siria e Iraq”. Così The Intercept in un articolo basato su testimonianze di alcuni militari.
Le tre vittime di Torre 22 erano impegnati in una missione di guerra
“Definire la Torre 22 una base di supporto logistico è una totale stronzata”, ha detto a The Intercept un aviatore dell’aeronautica militare, la cui unità è stata recentemente di stanza nella base. La logistica era una parte minima della missione, dal momento che si limitava alle consegne settimanali di cibo e carburante alla vicina base di Al-Tanf [in Siria]”.
“Lo scopo principale della Torre 22 è quello di utilizzare droni per spiare i ribelli in Iraq e Siria per colpirli successivamente”, ha detto l’aviatore. “La missione principale, di cui sono stato testimone, era l’eliminazione degli obiettivi”.
Non si tratta solo si denunciare una menzogna, ma di togliere il velo a una narrativa creata per alimentare l’ira degli americani per delle asserite vittime innocenti di una malevola iniziativa bellica delle milizie filo-iraniane.
La Torre 22, peraltro, non è una delle tante basi della macchina bellica che gli Stati Uniti stanno usando per contrastare le milizie filo-iraniane. Infatti, prosegue The Intercept, “parlando con con fonti ed esperti della difesa, emerge che un quadro che vede nella Torre 22 una base chiave per supportare le ostilità contro i gruppi allineati con l’Iran”.
I tre soldati caduti, dunque, non erano vittime innocenti, ma soldati impegnati in una missione di guerra. Una guerra, peraltro, che ha visto più volte l’aviazione statunitense bombardare e uccidere militanti filo-iraniani e civili prima che avvenisse la ritorsione.
La presenza militare, illegale, degli Usa in Iraq e Siria
Non si tratta di minimizzare l’uccisione dei tre soldati, – peraltro dovuta a un errore delle difese, che non hanno visto l’attacco del drone nemico – quanto di inserire quanto avvenuto nel quadro di un confronto militare, sebbene a bassa intensità e asimmetrico, tra gli Stati Uniti – che occupano indebitamente Siria e Iraq con le loro forze e appoggiano Israele nelle ostilità di Gaza – e le milizie filo-iraniane in Medio oriente.
Così anche quella che viene classificata come doverosa reazione statunitense all’uccisione ingiustificabile di tre suoi militi, che si dipana con intensi bombardamenti contro Iraq e Siria, non è altro che un’escalation di una guerra già in atto ben prima che avesse luogo l’attacco alla Torre 22.
Peraltro, resta quanto dichiarato a The Intercept da Brian Finucane, ex consulente legale del Dipartimento di Stato e membro dell’International Crisis Group riguardo missione della base di Al Tanf in Siria, quella alla quale Torre 22 è collegata e dà supporto: “La missione anti-Isis è l’unica base legale per la presenza degli Stati Uniti [in Siria]. Non c’è nessuna base legale perché le truppe americane stanziate in Siria si attivino come forza di contrasto nei confronti dell’Iran”.
Può apparire una questione di lana caprina, ma non lo è affatto, dal momento che una guerra, se proprio deve essere, va motivata e supportata dalla politica. Ma le guerre infinite sono così, senza regole, a dispetto dei mantra ripetuti da Washington sulla difesa del sistema internazionale basato sulle regole. Producono caos perché dal caos sono generate e supportate.
Peraltro, l’Iraq ha chiesto nuovamente che gli Stati Uniti ritirino le loro forze dal Paese. Una richiesta avanzata da uno stato sovrano che Washington sta solo fingendo di tenere in considerazione.