Bloomberg: la NATO riformula il concetto di mutua difesa
Tempo di lettura: 2 minutiNel corso del summit della Nato di Bruxelles di questi giorni “i ministri della Difesa dovrebbero anche approvare un documento che prevede nuove linee-guida politiche per definire i requisiti per l’investimento degli alleati per prepararsi a una potenziale futura attività militare”.
Aumentare le spese militari, diminuire le pensioni
“Il documento classificato [cioè segreto ndr] serve a pianificare le modalità attraverso le quali la NATO prevede di impegnarsi in modo unitario in un conflitto cosiddetto ad alta intensità previsto dall’articolo 5, con gli alleati chiamati a difendersi vicendevolmente, ma anche nel caso di evento fuori registro, cioè non compreso nell’articolo 5”. Così su Bloomberg in un articolo nel quale viene spiegato che nell’incontro si prevede di superare le resistenze, finora vincenti, dei Paesi europei a investire di più nella difesa.
A tali Paesi si chiede di arrivare a investire il 2% del Pil, che peraltro, come ha detto il Segretario della Nato Jens Stoltenberg, “dovrebbe essere considerato un minimo, non un tetto” massimo.
Ovviamente, come spiega anche l’articolo di Bloomberg, per rafforzare la Difesa, dovrebbero essere stornate in questo settore risorse finora indirizzate verso “le pensioni o altri capitoli di spesa” similari. Insomma, il riarmo andrebbe, com’è naturale, a nocumento della povera gente.
NATO: riformulare la clausola sulla guerra
Ma la cosa che inquieta maggiormente è, appunto, quel cenno che abbiamo riportato nell’incipit della nota, cioè che la Nato dovrebbe riformulare l’articolo sulla mutua difesa ampliandone in maniera indefinita i termini, così che si potrebbe intraprendere una guerra su larga scala per eventi diversi dall’aggressione militare a un singolo Paese membro dell’Alleanza.
Tale cenno è stato alquanto nascosto nell’articolo di Bloomberg, che si dilunga su altro e meno importante, cosa che fa ancora più inquietare data la rilevanza del tema: come se si avesse paura di dare notizia di questo snaturamento dell’Alleanza.
Per entrare nel concreto, la nuova formula sembra indicare che la NATO potrebbe entrare in guerra per una minaccia solo percepita. Se si tiene presente la stretta attualità, che vede l’America ingaggiare una battaglia aerea contro dei palloncini, abbattendone quattro in pochi giorni e spiegando tali operazioni come necessarie alla Sicurezza Usa (vedi Piccolenote), si può intuire la pericolosità di tale cambiamento.
Senza contare la possibilità di manipolazioni, come nel caso della guerra del Vietnam, intrapresa dagli Usa dopo l’incidente del Tonchino, una bufala ormai acclarata; come anche la guerra del Golfo, legittimata dalle inesistenti armi di distruzione di massa di Saddam. Tutti casi nei quali non era in gioco l’aggressione a un Paese Nato, ma una minaccia percepita, nonché inventata, dal suo membro più autorevole (peraltro dominus dell’Alleanza atlantica).
Quando il segreto porta sfortuna
Infine, cosa non secondaria, il fatto che la nuova formulazione del meccanismo che prevede l’ingresso dei Paesi NATO in guerra sia “classificata”, cioè segreta, non può non suscitare timori.
Al di là di altre e molto più importanti considerazioni, tale segretezza rievoca, nella nostra mente, il famigerato Patto di Londra, l’accordo segreto elaborato da Sidney Sonnino che vincolava l’Italia a entrare nella Grande guerra a fianco di Francia e Regno Unito nonostante il nostro Paese ostentasse la propria neutralità.
C’è da sperare che lo scoop di Bloomberg sia una bufala, anche se è difficile che un media tanto importante prenda topiche del genere. Se così non è, se c’è anche un minimo di fondamento in quel che riporta, c’è da preoccuparsi.