Netanyahu si allea con la destra più estrema
Tempo di lettura: 2 minutiIn vista delle elezioni del prossimo aprile, In Israele si registra l’accordo tra due partiti di ultra-destra, Habayit Hayehudi e Otzma Yehudit, i quali, uniti, puntano a superare la soglia minima necessaria a entrare al Parlamento (Knesset).
Una fusione fortemente voluta da Benjamin Netanyahu, il quale ha bisogno di un ulteriore puntello a destra per vincere (Haaretz).
È la risposta del premier all’unione tra Benny Gantz e Yair Lapid, i quali hanno stretto un’alleanza tra i rispettivi partiti formando, a quanto pare, una forte area di centro in grado di rilanciare le chanches del generale alla carica di primo ministro (Piccolenote).
Ma l’alambicco alchemico di Netanyahu non è passato inosservato. La svolta a destra sembra preoccupare tanti ambiti ebraici (Haaretz), dato che il partito Otzma Yehudit è guidato da seguaci del rabbino Meir Kahane, che fondò Kach, movimento più che estremo nella sua avversione agli arabi e ai palestinesi in particolare.
“Dopo il massacro della Grotta dei Patriarchi del 1994, quando il membro di Kach Baruch Goldstein uccise 29 palestinesi nella moschea di Ibrahimi a Hebron, tutte le fazioni del movimento vennero riconosciute come organizzazioni terroristiche e furono conseguentemente messe fuori legge” (Yedioth Ahronoth).
Al nuovo partito, nato dall’unione dei due, Netanyahu ha promesso posti di governo per averne un appoggio che può risultare decisivo.
C’è da considerare che il premier israeliano deve le sue fortune politiche pregresse a un’ambiguità di fondo, che ha saputo creare a cavalcare con estrema intelligenza.
Egli si è sempre proposto alla destra israeliana come più sagace interprete dei suoi desideri e come argine alla sinistra (o centro-sinistra, a seconda dei casi).
All’altra parte politica e al mondo, invece, si proponeva come argine a certe derive estreme che, tolto il suo pragmatico freno, avrebbero potuto dilagare.
L’alleanza con gli epigoni di Kahane sembra porre criticità a tale ambiguità. Per vincere, Netanyahu punta tutto sulla destra, imbarcando sulla sua nave in difficoltà anche l’ala più radicale. Con tutto quel che consegue.