Netanyahu chiude il Parlamento per coronavirus
Tempo di lettura: 3 minutiParlamento sospeso in Israele: l’emergenza coronavirus è stata usata da Netanyahu per chiudere la Knesset. A prendere la decisione, il presidente della Knesset Yuli Edelstein, espressione del suo partito (Likud), il quale ha detto di aver agito in conformità ai decreti del governo sulle restrizioni necessarie a impedire la diffusione del coronavirus, che vietano riunioni e assembramenti.
Parlamento chiuso
Una decisione provvisoria, che Netanyahu reputa possa essere procrastinata a tempo indeterminato, fino cioè alla fine dell’emergenza. Un colpo di Stato, lo definisce senza mezzi termini Chemi Shalev su Haaretz, il “coronavirus coup”.
Protesta l’opposizione guidata da Benny Gantz, che dopo le elezioni è stato incaricato di formare un governo, avendo ottenuto la convergenza sul suo nome della maggioranza dei nuovi eletti.
Gantz ha parlato apertamente del rischio che il governo transitorio di Netanyahu si trasformi in una “dittatura” (Timesofisrael). Il suo partito ha fatto ricorso alla Corte Suprema, nel tentativo di vanificare la mossa dell’avversario, spiegando che mentre altri mettono a repentaglio la loro vita per salvarne altre, il Parlamento non può essere da meno (anche se chiede forme sicure per tenere l’assise).
D’altronde gioca a suo favore il fatto che quello israeliano sia l’unico Parlamento a subire tale sorte nella tempesta che attraversa il mondo.
Ad accrescere i timori l’ordine emanato allo Shin Bet, il servizio segreto militare, per tracciare tutti i telefoni cellulari dei cittadini israeliani, misura ritenuta necessaria a contenere l’epidemia.
Anche tale disposizione è stata portata all’attenzione della Corte Suprema, che ha decretato la necessità di un avallo del Parlamento a breve, pena la sua decadenza. Sentenza forte in favore di una riapertura dell’assise.
Le opzioni di Gantz
Netanyahu sembra insomma intenzionato a forzare la mano per costringere in un angolo i suoi avversari politici e tenere ben saldo nelle sue mani il potere.
Ciò anche perché in teoria l’opposizione avrebbe i numeri necessari per porre fine al suo governo e farne nascere un altro, con l’appoggio (esterno) dei partiti arabi. Sarebbe una svolta storica per Israele, come non si vedeva dai tempi di Rabin.
Non solo, Gantz ha anche in mano carte decisive per porre fine alla sua carriera politica, se veramente adirà a quanto dichiarato dopo le elezioni, approvando a maggioranza una legge che vieti a un politico sotto processo di guidare il Paese (e Netanyahu si trova sotto processo).
Ma l’opzione resta sullo sfondo, dato che Gantz sta anche meditando un accordo con Netanyahu per dare un governo di emergenza al Paese, costretto, come altri, nella morsa del morbo (ieri la prima vittima).
È uno scontro senza precedenti nella storia di Israele. Come senza precedenti è la criticità che pone l’epidemia, piombata in questa feroce controversia come variabile non secondaria.
Grossmann e il coronavirus
La tragedia coronavirus ci regala un commosso scritto di David Grossmann su Haaretz, dal titolo: “La peste è un evento formativo. Quando svanirà, emergeranno nuove possibilità. Quando la pandemia di coronavirus terminerà, alcuni non vorranno tornare alle loro vite precedenti”.
“Improvvisamente”, scrive lo scrittore israeliano, “un disastro di dimensioni bibliche è entrato nella nostra vita. ‘Allora il Signore mandò una piaga sul popolo’. E il mondo fu afflitto. Ogni persona al mondo sta prendendo parte a questo dramma. Nessuno è escluso. Non c’è nessuno la cui intensità di partecipazione sia inferiore a quella degli altri”.
Ma quando la peste “svanirà, finalmente, e le persone usciranno dalle loro case dopo una lunga chiusura, si potrebbero aprire nuove e sorprendenti possibilità: forse aver toccato il fondamento dell’esistenza li riscuoterà. Forse la tangibilità della morte e il miracolo di essersi salvato commuoverà e risveglierà donne e uomini”.
Non possiamo riportare tutto lo scritto, ovviamente, ma riprendere un cenno sul conflitto arabo-israeliano è d’obbligo: “Forse ci saranno anche alcuni che per la prima volta si chiederanno, ad esempio, perché israeliani e palestinesi continuino a combattere gli uni contro gli altri, tormentando le loro vite da più di cento anni attraverso una guerra che avrebbe potuto essere risolta molto tempo fa…”.