Nunca más
Tempo di lettura: 2 minuti«“Quando gli uomini dell’esercito entravano nel villaggio e trovavano dei bambini, li uccidevano su due piedi o li catturavano e li portavano in caserma per poi darli in adozione”. Fra il 1982 e il 1983 furono massacrati 5mila bambini guatemaltechi. “Uno dei motivi per cui i minori venivano attaccati era eliminare futuri guerriglieri”. Le parole di Marco Tullio Alvarez, esperto dei diritti umani e perito delle famiglie delle vittime del genocidio del Guatemala, pesano come macigni». Così inizia un articolo dell’Avvenire che rendiconta l’andamento del processo al generale José Efráin Rios Montt e a José Rodriguez Sánchez, rispettivamente ex presidente e capo dell’intelligence del Guatemala ai tempi della guerra civile che ha sconvolto il Paese tra il 1960 e il 1996, nella quale persero la vita 200mila persone, mentre altre 45mila «scomparvero». Una guerra civile che in realtà fu un vero e proprio genocidio, dove si sperimentarono le tecniche di controinsurgencia che poi furono applicate ai vari Paesi del Sud America. Una sorta di laboratorio nel quale si sperimentarono metodi nuovi per seminare il terrore tra la popolazione: perché il problema non era combattere il nemico, nel caso specifico la guerriglia, ma seminare il terrore su larga scala per bloccare, paralizzare la moltitudine. Così si misero a punto metodi nuovi di tortura e orrori vari, come previsto da manuali appositi elaborati dall’Escuela de las Americas, gestita dall’Intelligence Usa. Bruttissima pagina della storia recente, che iniziò a essere raccontata nel documento Nunca más, sotto la supervisione di monsignor Juan José Girardi, vescovo del Quiché (regione in cui più cruenta fu la repressione), ucciso nel 1998, due giorni dopo la sua pubblicazione. Il processo ai responsabili del regime, iniziato dopo lunghi e faticosi contrasti, ha un’importanza capitale per la storia del Guatemala e di tutta l’America latina.
Nota a Margine. Nunca más: mai più. Questo il titolo che monsignor Girardi volle dare al documento degli orrori guatemaltechi. E non è cosa del passato, oggi che quel metodo della paura, a volte esattamente lo stesso, viene applicato nel mondo: in Siria, in Iraq, nella Repubblica democratica del Congo. Nunca más: quel grido di un oscuro monsignore guatemalteco ucciso di notte, massacrato di botte, risuona ancora attuale in un momento di tempo in cui forze oscure, che poi tanto oscure non sono, usano della paura a scopo di dominio. Nunca más, è grido e, insieme, lacerante preghiera.