14 Gennaio 2025

NYT: Gaza, una delle guerra più letali del secolo

Lancet rivela che le vittime di Gaza sono sottostimate. E il New York Times spiega come le regole d'ingaggio dell'esercito israeliano siano state allentate. Di molto.
di Claudia Carpinella
NYT: Gaza, una delle guerra più letali del secolo
Tempo di lettura: 4 minuti

I morti a Gaza sono quasi il doppio di quelli dichiarati dal ministero della Sanità palestinese. Nello specifico, alle 45mila vittime identificate, ne andrebbero sommate almeno altre 20mila. Ciononostante, le stime sarebbero comunque approssimate, e non di poco, per difetto.

Le accuse di Lancet

È quanto emerge dall’ultimo studio pubblicato sull’autorevole rivista scientifica The Lancet. La ricerca, guidata dalla dottoressa Zeina Jamaluddine della rinomata London School of Hygiene & Tropical Medicine, stima che già a giugno 2024 il numero reale delle “vittime causate da bombardamenti e incursioni israeliane fosse di circa 64mila con un intervallo compreso tra i 55.298 i 78.500”. Nello stesso e identico periodo, il ministero palestinese riportava circa 38mila decessi. Insomma, poco più della metà rispetto alle stime reali.

Traumatic injury mortality in the Gaza Strip from Oct 7, 2023, to June 30, 2024: a capture–recapture analysis

La notevole discrepanza è dovuta al mancato conteggio di quelle vittime, decedute a causa delle “lesioni traumatiche impossibili da curare, per via delle condizioni estremamente difficili in cui operano i servizi di emergenza nella Striscia”. Sono morti, dunque, da ricondurre ad un sistema sanitario che è stato quasi completamente distrutto.

Per arrivare a queste stime, il team guidato da Jamaluddine ha utilizzato tre principali fonti di dati. La prima è l’elenco delle vittime identificate dai nomi riportati dagli ospedali di Gaza, i pochi ancora attivi e che operano ormai in condizioni estremamente precarie. La seconda comprende i dati raccolti attraverso un questionario online, promosso dalle autorità locali e indirizzato alla popolazione.

La terza fonte, invece, si basa su necrologi e annunci relativi ai decessi pubblicati su social media e siti specializzati. Dopo un lungo e attento processo di eliminazione dei duplicati – trattandosi di liste incomplete e spesso sovrapposte – la conclusione è che a Gaza, fino al 30 giugno scorso, siano state uccise almeno 64mila persone, ovvero il 3% dell’intera popolazione della Striscia. Ed ecco perché, ad oggi, le vittime stimate sono senza ombra di dubbio molte di più.

Un altro dato inquietante è emerso dallo studio scientifico: il 60% delle persone uccise è costituito da donne, bambini e anziani. Stime che stridono, e non poco, con l’obiettivo dichiarato da Tel Aviv, ovvero l’eliminazione dei militanti di Hamas.

NYT: colpire senza freni

Questi numeri tragici e impressionanti sono da ricondurre alla modalità sfrenata con cui è stata condotta di guerra portata avanti da Israele. Dopo quindici mesi, infatti, il New York Times ha redatto una lunga e accurata inchiesta, esaminando decine di documenti militari e intervistando oltre cento soldati e funzionari, tra cui più di 25 persone che hanno partecipato alla selezione, approvazione o esecuzione degli attacchi. Ebbene, le loro testimonianze forniscono un quadro senza precedenti di come “Tel Aviv abbia condotto una delle guerre aeree più letali di questo secolo”.

Israel Loosened Its Rules to Bomb Hamas Fighters, Killing Many More Civilians

“Israele – si legge sul NYT – ha allentato le regole per bombardare i combattenti di Hamas, indebolendo il proprio sistema di misure di sicurezza volto a proteggere i civili”. Decine di migliaia di morti palestinesi ne sono la tragica conseguenza.

Molti dei soldati dell’IDF, dal 7 ottobre 2023, hanno ottenuto la facoltà di agire a briglie sciolte. Più precisamente, quello stesso giorno, “la leadership militare israeliana ha emanato un ordine che ha dato inizio a una delle campagne di bombardamenti più intense della guerra contemporanea”.

Le direttive stabilivano che “gli ufficiali avevano l’autorità di accettare il rischio di uccidere fino a 20 civili”, un’autorizzazione che non ha precedenti nella storia militare israeliana. Tradotto nella realtà significava, ad esempio, che l’esercito poteva uccidere i militanti di qualsiasi rango “mentre si trovavano a casa circondati da parenti e vicini, invece di aspettare che fossero soli all’esterno”. Mai prima di allora, gli ufficiali di medio rango avevano avuto così tanta libertà di colpire in maniera indiscriminata, “con un potenziale costo civile tanto elevato”.

Quelle direttive hanno rappresentato l’innesco di un feroce effetto domino. Airwars, un osservatorio dei conflitti con sede a Londra, “ha documentato 136 attacchi che hanno ucciso almeno 15 persone ciascuno nel solo mese di ottobre 2023”. Il numero di vittime è così elevato da non poter essere “comparato con nessun altro conflitto, in qualsiasi parte del mondo, da quando Airwars è stato fondato dieci anni fa”.

La denuncia di Airwars sugli orrori di Gaza

Alle drammatiche statistiche, si aggiungono le dichiarazioni dei soldati. Lo stato d’animo prevalente dell’esercito israeliano è stato definito dagli intervistati con la frase “Harbu darbu”. Un’espressione che deriva dall’arabo, ma che viene ampiamente utilizzata in ebraico, che significa “attaccare un nemico senza ritegno”. È quanto avviene nella Striscia di Gaza, dove, seppur “alcuni comandanti si sforzano di mantenere gli standard”, la maggioranza degli ufficiali agisce con la massima arbitrarietà.

Peraltro, anche “l’esercito israeliano ha ammesso che le sue regole d’ingaggio sono cambiate dopo il 7 ottobre”. Tuttavia, nella stessa dichiarazione rilasciata al NYT, Israele ha continuato a ribadire ciò che sostiene irragionevolmente da 15 mesi, e cioè che “l’esercito ha adottato mezzi e metodi conformi alle leggi” di guerra. Di tutt’altro parere è la Corte penale internazionale che, ricordiamo, lo scorso novembre ha emesso dei mandati d’arresto per crimini di guerra e crimini contro l’umanità, sia per il Primo ministro israeliano, Benjamin Netanyahu, che per l’ex ministro della Difesa, Yoav Gallant.

Si tratta di cose notorie, ma il fatto che lo studio sia stato pubblicato su un’autorevole rivista come Lancet e che il New York Times abbia dato conto, dopo tanto tempo, dell’arbitrarietà con cui agisce l’esercito israeliano è alquanto significativo.