Obama e Putin: timidi cenni di disgelo
Tempo di lettura: 2 minutiSubito dopo la firma dell’accordo sul nucleare iraniano, Barack Obama, in un’intervista al New York Times, ha elogiato pubblicamente l’importanza di Vladimir Putin per il positivo esito dei negoziati. Presto per dire che l’intesa raggiunta a Vienna possa preludere a nuove collaborazioni (chiusura del conflitto siriano e contrasto all’Isis anzitutto), stante il macigno della crisi ucraina. E però, spiega Paolo Valentino sul Corriere della Sera del 17 luglio, «Non c’è dubbio che l’accordo viennese mostri in filigrana la sua potenzialità di game changer, di svolta, anche nei rapporti tra Russia e Stati Uniti. “Dove c’è interesse nazionale condiviso – spiega Bill Drozdiak, esperto di affari europei alla Brookings – sia Putin che Obama sanno guardare oltre lo scambio di accuse sull’Ucraina” […] sia pure in un contesto diverso da quello della Guerra Fredda, il governo americano sembra come allora ricordare la lezione che anche nei momenti più difficili, il filo del dialogo con Mosca non va mai reciso e può essere prezioso nella gestione di emergenze e crisi regionali»
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Nota a margine. Di indubbio interesse, per la pace del mondo, la nuova predisposizione di Obama nei confronti di Mosca. Ma l’inquilino della Casa Bianca, se vorrà percorrere questa nuova via, dovrà fare i conti con un’opposizione interna, politica e non solo, molto forte e motivata. Tanti interessi in gioco: ad oggi la crisi ucraina ha fruttato a Washington un nuovo ruolo nei Paesi dell’Europa dell’Est, commesse militari e una rinnovata libertà di azione in altri scenari, conseguenza dell’isolamento internazionale di Mosca, oltre a benefici più oscuri. Difficile rinunciarvi. Ma il presidente degli Stati Uniti ha voluto ugualmente lanciare un segnale pubblico, a Putin come ai suoi avversari interni: oggi, dopo l’accordo di Vienna è meno debole di prima.