Obama, il negoziato con l'Iran e il Congresso Usa
Tempo di lettura: 2 minuti«”La stessa lobby che ci aveva portato alla guerra in Iraq, un errore strategico enorme, ora vuole farci perdere la storica opportunità dell’accordo nucleare con l’Iran”. È l’allarme che ha lanciato il presidente Obama, richiamando all’azione tutti gli attivisti democratici, affinché impediscano la bocciatura in Congresso dell’intesa negoziata con Teheran che nelle speranze della Casa Bianca dovrebbe portare a un’apertura nei rapporti con l’Iran oltre che una trasformazione delle relazioni in Medio Oriente»
. Inizia così un articolo di Paolo Mastrolilli pubblicato sulla Stampa del 1º agosto.
«Obama ha avvertito che una lobby molto determinata vuole bloccare l’intesa, e ha già investito oltre venti milioni di dollari per influenzare il Congresso. Soldi e pressione politica, per spingere i più deboli a votare contro
», spiega ancora Mastrolilli. Ricordando che i repubblicani, contrari all’intesa, hanno la maggioranza alla Camera, ma che la bocciatura potrebbe venire anche dal Senato dove la maggioranza è democratica. Obama potrebbe mettere il veto, come ha già dichiarato, ma la lobby, secondo Mastrolilli, potrebbe riuscire a trovare i due terzi dei voti necessari per superare tale ostacolo.
Titolo articolo: “Obama ora mobilita gli attivisti: ‘Difendete l’intesa con l’Iran’”.
Nota a margine. La battaglia che si annuncia al Congresso degli Stati Uniti è di quelle da far gelare i polsi. Infatti una eventuale bocciatura dell’accordo avrebbe come conseguenza inevitabile la guerra con l’Iran, dal momento che quella in atto, più che uno scontro tra chi è a favore dell’intesa e i contrari, cela, come accenna Obama, uno scontro tra chi vuole scatenare questa guerra e chi no.
Infatti, se in precedenza tale eventualità poteva esser dilazionata per vari motivi (anzitutto la presenza di una Siria forte al confine di Israele), un’eventuale rigetto del Congresso Usa spazzerebbe via l’attuale leadership iraniana, che ha puntato tutto sulla riconciliazione con l’Occidente, e al potere a Teheran salirebbero i falchi. Una guerra tra falchi, insomma, dove a morire saranno le colombe.