Propaganda di guerra: dal conflitto afghano a quello ucraino
Tempo di lettura: 4 minutiLa controversia sulle stragi di Bucha si aggiorna con un nuovo capitolo: l’intelligence tedesca avrebbe intercettato dei soldati russi che parlavano apertamente di uccidere civili e le avrebbero condivise con gli Stati Uniti. Serviva una pezza di appoggio alla narrazione ufficiale e una fonte che apparisse terza. Ed è arrivata…
Perché la conferma dalle immagini satellitari pubblicate da Nyt, che avrebbero dovuto provare la presenza di vittime distese per strada prima del ritiro dei russi (smentendo così la loro difesa) si è dimostrata una pezza peggiore del buco, dal momento che è impossibile che dei cadaveri esposti alle intemperie si siano conservati quasi in perfetto stato per più di quindici giorni (le immagini satellitari erano di metà marzo).
Ancora più incredibile è il fatto che il Pentagono ha affermato di “non poter confermare” la veridicità delle denunce degli ucraini (Reuters), ciò nonostante la Maxar Tecnologies, che ha fornito le immagini satellitari al Nyt, lavori per la Difesa degli Stati Uniti.
Così sul sito ufficiale dell’azienda: “Maxar è l’appaltatore principale del programma One World Terrain (OWT) dell’esercito americano e fornisce servizi di informazioni e terreno 3D supportando una rappresentazione virtuale completamente accessibile della Terra attraverso la rete dell’esercito americano […] Maxar fornisce il 90% delle immagini satellitari commerciali utilizzate per l’intelligence geospaziale di base (GEOINT) del governo degli Stati Uniti”.
Certo, è probabile che prima o poi la conferma arrivi, non potendo vanificare una campagna mediatica tanto potente, ma la smentita iniziale resta.
Arrivano così le intercettazioni dei soldati russi, delle quali si sa solo che esistono.. La conferma “per intercettazione” è un classico delle guerre di propaganda, perché è un materiale che non può trovare smentita: in un video artefatto si può trovare una falla, in una conversazione telefonica inventata è praticamente impossibile. Non che sia necessariamente questo il caso, ma le domande sulle tante incongruenze della narrativa di Bucha restano inevase.
In questi giorni anche una foto virale sui forni crematori mobili con i quali i russi farebbero sparire i corpi dei civili uccisi per nascondere i loro crimini. La propaganda ha il vizio di ripetersi. Così il New York Times del 15 maggio 2017: “Gli Stati Uniti hanno accusato lunedì il governo siriano di aver utilizzato un crematorio per occultare gli omicidi di massa consumati in una prigione dove si ritiene che migliaia di persone siano state sommariamente giustiziate”.
La foto dell’orribile forno crematorio mobile dei russi ha fatto il giro del mondo. Questo, ad esempio, il tweet dell’ex candidato alla presidenza ucraina Vitali Klitschko: “Crematorio mobile. Questo è ciò che i #RussianWarCrimes usano a Mariupol per nascondere i loro crimini. Il culmine dell’orrore”. In realtà, si tratta di un’estrapolazione di un video del 2013 che mostrava una macchina per lo smaltimento dei rifiuti (cliccare qui).
Cercare di identificare i russi con i nazisti e Putin con Hitler è vitale nella guerra di propaganda, come si è dimostrato efficace con Saddam, Gheddafi e altri leader sgraditi a certo potere. Fa parte del gioco, al quale si è prestato anche il povero Zelensky quando alla Knesset ha fatto un parallelo tra le sofferenze del suo popolo e l’olocausto, attirandosi l’indignazione dei parlamentari israeliani (ieri un’altra strage in Israele, destabilizzata in questi ultimi giorni dal ripetersi di tali crimini).
La propaganda è una potente arma di guerra, che ha raggiunto livelli molto sofisticati grazie alla Tecnica moderna. Nel caso ucraino, dove il confronto non è contro un esercito di straccioni al servizio di Saddam o di Gheddafi, ma con la Russia, tale arma viene utilizzata come non mai.
Così la Nbc: “Molti funzionari statunitensi hanno dichiarato che gli Stati Uniti hanno utilizzato le informazioni come un’arma anche quando la fiducia nella fondatezza delle informazioni stesse non era elevata“.
Dal momento che per il partito della guerra il conflitto ucraino deve ripercorrere i binari dell’intervento sovietico in Afghanistan, cioè deve logorare la Russia fino a farla collassare, vale forse la pena ripercorrere una vecchia storia di quel conflitto.
Si tratta della storia delle mine giocattolo, che i sovietici avrebbero usato per falcidiare i bambini afghani. La raccontava Milton Bearden, 30 anni nella Cia nel settore propaganda e operazioni segrete, sulla rivista americana National Interest.
La storia delle mine giocattolo, scriveva, nacque da una diceria dei combattenti afghani, ma venne amplificata tanto da diventare mainstream. Così Breaden: la storia “suscitò indignazione in tutto il mondo […]. Articoli che condannavano la tattica brutale di camuffare le mine in giocattoli con lo scopo esplicito di mutilare o uccidere i bambini afgani sono apparsi su media che vanno dal New York Times all’Harvard Crimson e a quasi tutte le altre” testate.
“I più importanti network statunitensi si procurarono filmati, spesso artigianali o inscenati, che mostravano come funzionavano le mine giocattolo. Su una popolare rivista della domenica fu pubblicato persino un report che mostrava una ‘mina giocattolo presa sul campo’ camuffata da matrioska, che esplodeva con effetti devastanti” ([a storia si diffuse in tutto il mondo ndr].
“Cosa può avere un impatto maggiore [sull’opinione pubblica ndr] del vedere una bambola russa che esplode nelle mani di una ragazzina afgana che si prende cura delle capre di famiglia? La massiccia copertura mediatica ha persino innescato un’indagine della Commissione per i diritti umani delle Nazioni Unite”, continua Breaden.
“È stata una CA [Covert action] meravigliosa, spontanea, completamente autogenerata (1). Il mondo intero si stava unendo contro l’Impero del Male per i suoi attacchi brutali e feroci contro i bambini afgani […] Ma era falso”, conclude Breadan.
Già, tutto falso… In realtà, spiega l’uomo della Cia, le mine in questione erano delle usuali mine anti-uomo, per di più una copia sovietica delle mine anti-uomo che l’America aveva disseminato a piene mani nel Vietnam nel corso della guerra vietnamita (vedi foto).
È il meccanismo, funziona così. Oggi la denuncia ucraina del missile russo sparato contro la stazione di Kramatorsk, con su il messaggio “per i bambini“… già, la propaganda ha il vizio si ripetersi.
(1) Breadan non può affermare che era stata la Cia a creare e far circolare la storia, dal momento che su certe cose vige il Segreto. Così, dopo averlo dichiarato con il cenno alla Covert action, deve aggiungere (excusatio non petita) che la narrazione si è autogenerata. Anche questo è un meccanismo usuale.