Pulizia etnica e genocidio: nuove accuse a Israele
A Gaza è in corso una pulizia etnica, ha affermato il generale Moshe Ya’alon, ex Ministro della Difesa e capo di Stato Maggiore di Israele. Nella Striscia si sta consumando un genocidio, gli ha fatto eco ieri Amnesty international. Le autorità israeliane negano e reagiscono, ovviamente, ma le accuse restano e pesano.
Il J’accuse della Callamard
Nel presentare il documento su Gaza, titolato “Ti senti come se fossi un subumano: il genocidio di Israele contro la popolazione palestinese a Gaza”, Agnès Callamard, segretaria generale di Amnesty International, ha dichiarato: “Il rapporto di Amnesty International dimostra che Israele ha compiuto atti proibiti dalla Convenzione sul genocidio, con l’intento specifico di distruggere la popolazione palestinese di Gaza. Questi atti comprendono uccisioni, gravi danni fisici e mentali e l’imposizione deliberata di condizioni di vita studiate per causare la loro distruzione fisica. Mese dopo mese, Israele ha trattato la popolazione palestinese di Gaza come un gruppo subumano non meritevole di diritti umani e dignità, dimostrando il suo intento di distruggerli fisicamente”.
“Gli stati che attualmente continuano a trasferire armi a Israele devono sapere che stanno violando il loro obbligo di prevenire il genocidio e rischiano di diventarne complici”. Inoltre, ha aggiunto, “le nostre ricerche dimostrano che per mesi Israele ha continuato a commettere atti di genocidio, pienamente consapevole dei danni irreparabili che stava infliggendo alla popolazione palestinese di Gaza. E ha continuato a farlo sfidando gli innumerevoli allarmi sulla catastrofica situazione umanitaria e le decisioni legalmente vincolanti della Corte internazionale di Giustizia, che aveva ordinato a Israele di prendere misure immediate per consentire l’assistenza umanitaria ai civili di Gaza”.
“Israele ha ripetutamente dichiarato che le sue azioni a Gaza sono legittime e sono giustificate dall’obiettivo militare di sradicare Hamas. Ma l’intento genocida può coesistere con degli obiettivi militari”.
“Tenendo in considerazione il contesto delle preesistenti condizioni di privazione forzata [di territori e possedimenti], di apartheid e occupazione militare illegale nel contesto dei quali sono stati commessi tali atti, siamo giunti alla sola ragionevole conclusione: l’intento di Israele è la distruzione fisica della popolazione palestinese di Gaza, in parallelo con l’obiettivo militare della distruzione di Hamas“.
Crimini deliberati, non casuali
Quest’ultimo concetto è esplicitato nel capitolo 7.4 del documento di Amnesty, dal titolo “L’intento di distruggere i palestinesi“, nel quale si legge: “L’esistenza di obiettivi militari, tra cui l’eradicazione di Hamas, non compromette o smentisce in alcun modo l’esistenza di intenti genocidari”.
“Le autorità israeliane sostengono che le loro forze militari hanno preso di mira legalmente Hamas e altri gruppi armati palestinesi a Gaza e che la conseguente distruzione senza precedenti e il diniego degli aiuti sono stati il risultato della presenza di Hamas tra i civili palestinesi e del fatto che essa dirotta gli aiuti”.
“Tuttavia, anche quando i combattenti di Hamas si trovavano vicino o all’interno di aree densamente popolate, Israele era obbligato a prendere tutte le precauzioni possibili per risparmiare i civili ed evitare attacchi indiscriminati o sproporzionati. Amnesty International, numerose altre organizzazioni per i diritti umani ed esperti delle Nazioni Unite hanno registrato che Israele ha ripetutamente mancato di fare ciò”.
“Israele ha commesso molteplici crimini di guerra e altri crimini ai sensi del diritto internazionale per i quali non può esserci alcuna giustificazione basata sulle azioni di Hamas. Amnesty International non ha trovato prove che il possibile dirottamento degli aiuti da parte di Hamas spieghi le azioni intraprese da Israele nel bloccare, limitare e impedire l’ingresso e la consegna di aiuti e altri beni necessari alla vita all’interno di Gaza”.
“Allo stesso modo, Amnesty International ha preso in considerazione e respinto l’argomento secondo cui Israele stia agendo in modo sconsiderato, ma senza l’intento specifico di distruggere i palestinesi di Gaza. Molti degli atti illeciti di Israele sono, per definizione, intenzionali, tra cui la detenzione arbitraria e illegale e la tortura”.
“Allo stesso modo, il controllo di Israele sugli aiuti umanitari è stato sistematico e deliberato, non una semplice imprudenza. I ripetuti ordini di ‘evacuazione’ di massa rivolti alla popolazione di Gaza da parte di Israele verso aree che non avevano le infrastrutture di base per sostenere la vita, insieme alla diniego di consentire il trasferimento temporaneo di civili in altre aree dei Territori occupati o all’interno di Israele erano intenzionali e chiaramente programmati per confinare i palestinesi in un’area di Gaza sempre più piccola e inospitale, con aiuti umanitari e altri beni essenziali insufficienti”.
“In altre parole, Israele ha deliberatamente inflitto condizioni di vita studiate per provocare la distruzione fisica dei palestinesi di Gaza. Inoltre, mentre, in linea di principio, gli attacchi diretti di Israele contro i civili e gli obiettivi civili e gli attacchi indiscriminati potrebbero essere il risultato di imprudenza, è difficile credere che questi possano essere altro che intenzionali dopo così tanti mesi di attacchi ricorrenti, che hanno sfidato gli ordini legalmente vincolanti della Corte internazionale di giustizia, le molteplici risoluzioni del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite e altri numerosi avvertimenti”.
I subumani
“Inoltre, Amnesty International ha valutato se le uccisioni, la distruzione, lo sfollamento e il diniego degli aiuti e di altri beni essenziali necessari alla vita potessero essere motivati ’semplicemente’ da un immorale disprezzo per la vita dei palestinesi”.
“In altre parole, l’ipotesi sarebbe che Israele non voleva distruggere i palestinesi: voleva semplicemente distruggere Hamas senza preoccuparsi se in tale processo fosse necessario distruggere i palestinesi. Questa è un’altra articolazione dell’incoscienza respinta sopra oppure suggerisce che Israele ritiene di dover distruggere i palestinesi per distruggere Hamas e semplicemente non gli importa abbastanza della vita dei palestinesi da rifiutare tale opzione. In altre parole, la distruzione dei palestinesi sarebbe strumentale alla distruzione di Hamas. Tuttavia, l’intento strumentale, distruggere i palestinesi per distruggere Hamas, è anch’esso un intento genocida”.
“Inoltre, questo disprezzo per la vita dei palestinesi è di per sé una prova di un intento genocida, in quanto indica una visione del governo israeliano e dei funzionari militari secondo la quale le vite dei palestinesi non valgono tanto da essere prese in considerazione. Considerare quelli che sono presi di mira come subumani, come non meritevoli di protezione, è una caratteristica costante del genocidio”.
“A questo proposito, la duratura discriminazione di Israele contro i palestinesi attraverso politiche di apartheid e occupazione, dispiegate in particolare nei confronti di Gaza, avevano gettato le basi per il ‘momento genocidario’ che è seguito al 7 ottobre 2023”.
“Non si può negare che gli attacchi condotti da Hamas il 7 ottobre 2023 e il trauma che hanno provocato hanno innescato una campagna militare con obiettivi militari specifici. Ma hanno anche scatenato un genocidio che, con l’agenda apertamente anti-palestinese sempre più dominante, era nell’aria da tempo”.
“Infine, Amnesty International è cosciente che la politica di Israele nei confronti di Gaza potrebbe avere motivazioni diverse nell’ambito dei diversi funzionari del governo. Però, motivazione e intenzione sono cose diverse. La giurisprudenza internazionale è chiara sul fatto che sono molte le motivazioni che possono indurre ad atti genocidari, tra cui il desiderio del profitto, il vantaggio politico e così via”.
“In definitiva, allorquando l’intento genocida è chiaro, il motivo di fondo dei singoli funzionari [che lo realizzano] non ha importanza, che si tratti di sicurezza, vendetta, determinazione a rimanere al potere, desiderio di dimostrare una forza schiacciante nella regione o la ricerca di un reinsediamento [israeliano] a Gaza”.