Putin invia aiuti all'Italia
Tempo di lettura: 3 minutiPutin aiuterà l’Italia contro il coronavirus. L’iniziativa è il frutto di una telefonata tra il Primo ministro italiano e il presidente russo, nella quale, come si legge in una nota del Cremlino, i due hanno “convenuto sulla necessità di una stretta collaborazione nella lotta contro il coronavirus. In risposta all’appello della parte italiana, il presidente russo ha confermato la volontà di fornire tempestivamente l’assistenza necessaria e ha delineato i suoi parametri specifici” (Sputnik).
Insomma, non vacui propositi, ma aiuti concreti. Mosca, infatti, invierà via aerea, tramite il Ministero della Difesa, “mezzi di protezione, sistemi mobili per la disinfezione e attrezzature mediche per combattere il coronavirus”.
La Russia, nonostante i pochi casi di contagio, che presumibilmente saliranno ma dovrebbero restare contenuti (grazie al fatto che Mosca ha sigillato i suoi confini il 1º gennaio), non è estranea a questa guerra globale contro il morbo.
Ha, infatti, intrattenuto una stretta collaborazione con la Cina mentre questa lottava da sola contro l’epidemia, come ricordato in una telefonata di tre giorni fa tra Putin e il presidente cinese Xi Jinping (sito del Cremlino).
Non solo, anche Mosca partecipa della corsa al vaccino (Reuters), unendosi così alla Cina, agli Stati Uniti, all’Europa e a Israele, i cui sforzi purtroppo non vanno a convergere. Come ha detto un alto dirigente della sanità cinese, se il mondo cooperasse, la pandemia sarebbe sconfitta entro giugno (Reuters). Probabile sia vero, ma non succederà: la corsa è ad arrivare primi, battendo gli altri. Stando così le cose, la tragedia durerà tempo.
Se già l’aiuto cinese al nostro Paese è stato salutato con una salva di cannonate da tanti opinionisti e potenti del mondo, con vacui corifei italiani, la disponibilità della Russia non farà che accrescere tali lagnanze, che hanno a volte toni minacciosi verso la derelitta Italia, dove il morbo fa strage.
Non solo non abbiamo ricevuto alcun aiuto, né dall’Europa, con ripensamento successivo solo quando il virus è dilagato altrove, né tantomeno dall’America, dalla quale i moniti giungono più foschi, ma dobbiamo anche subire severe rimostranze per aver accettato una mano tesa, perché troppo “gialla”.
Il fatto è che alcuni ambiti Usa temono, anzi ne sono ossessionati, che la pandemia dia occasione a Cina e Russia di allargare la loro sfera di influenza a scapito dell’unica superpotenza mondiale.
Ne scrive, ad esempio, il National Interest, dove si legge: “Nota per la Cina e la Russia: nonostante le apparenze, il tempo del coronavirus potrebbe non essere il momento opportuno per erodere la posizione globale dell’America”.
Ma nel caso specifico si tratta di far fronte a una tragedia, non di sfere di influenza. E se l’America, invece di un mero, pur simpatico, tweet di Trump avesse fatto qualcosa in nostro favore, forse si poteva anche accettare qualche perplessità sul punto, ad oggi inaccettabile.
Così anche l’aiuto russo, come tutti quelli che verranno, non può che risultare benvenuto.
Ai tempi cupi della Guerra Fredda, come anche negli anni ancor più bui della guerra infinita, l’America ha stretto attorno a sé i suoi alleati asserendo fosse necessario far fronte al nemico comune, la Russia appunto (e ciò anche quando imperversava il terrorismo, giudicato meno pericoloso di Mosca, con tragica miopia…).
Oggi però il nemico di tutti, anche se non additato come public enemy date le stucchevoli polemiche anti-cinesi dell’amministrazione Usa, è indubitabilmente il coronavirus.
Se anche a Washington fossero liberi da pregiudizi e soprattutto dagli interessi dell’apparato militar-industriale, ne converrebbero anche loro. Aiuterebbe tutti, anche gli americani, caduti anch’essi preda del morbo, a vincere la guerra contro il nemico invisibile, oggi ben più pericoloso di altri.