Gli attentati di Natale e Hannukah. E la telefonata Putin-Trump
Tempo di lettura: 3 minutiL’assassinio di un fedele in una chiesa cristiana del Texas, il ferimento di cinque ebrei a New York. Due avvenimenti diversi, frutto di follie assassine di natura diversa, eppure forse legati da un filo comune.
L’attentato avvenuto nella Grande Mela ha preso di mira la casa di un rabbino, mentre i convenuti si apprestavano a celebrare l’Hannukah, la più importante festività ebraica.
Aggressioni parallele
L’attentatore di New York, che la polizia ha arrestato e identificato come terrorista domestico, ha ferito con un machete cinque dei partecipanti al rito, due dei quali versano in serie condizioni.
L’attentato in Texas è avvenuto nel tempo di Natale, tempo santo per i cristiani. L’aggressore si prefiggeva di fare una strage, evitata solo perché non sapeva che la chiesa era dotata di una sicurezza interna, che ha evitato l’eccidio, uccidendolo appena ha iniziato a sparare.
Tra i due fatti di sangue esiste un legame cronologico e geografico (stesso giorno, stesso Paese), ma anche simbolico, dato che sono stati presi di mira luoghi in tempi particolarmente cari alle due religioni. Un legame diabolico, si potrebbe affermare.
Nello stesso giorno, un terribile attentato a Mogadiscio, di matrice dichiaratamente terroristica, ha preso la vita di almeno 92 persone. Nessun legame, se non cronologico, con i fatti di cui sopra, ma certo la suggestione di un qualche rimando diabolico esiste. Una sfida rinnovata, che vuole proiettare ombre oscure sul 2020 ormai alle porte.
La telefonata Putin-Trump
Così, è con grande gratitudine che si può leggere questa nota diffusa dal Cremlino in merito a una conversazione telefonica tra il presidente russo e quello americano: “Vladimir Putin ha ringraziato Donald Trump per le informazioni trasmesse attraverso i canali dei servizi segreti statunitensi che hanno aiutato a contrastare atti terroristici in Russia”.
“I due presidenti hanno discusso di una serie di questioni di reciproco interesse e hanno convenuto di proseguire la cooperazione bilaterale nella lotta al terrorismo” (Kremlin official website).
Come si può notare, la conversazione è andata al di là del semplice ringraziamento. Ha infatti rilanciato quell’intesa speciale quanto tacita che da tempo lega i due presidenti, contro la quale si è scatenata la furia degli ambiti internazionali che spingono per portare le due potenze in collisione.
Gli Stranamore del Pentagono
Probabilmente a quest’ultima motivazione si deve l’attacco improvviso e ingiustificato contro Hezbollah da parte dell’aviazione degli Stati Uniti – colpite basi in Iraq e Siria: 25 i morti e 50 feriti -, avvenuto nel giorno della telefonata citata e subito dopo l’esercitazione congiunta delle forze navali iraniane, russe e cinesi nelle acque dell’Oceano indiano.
Il bombardamento a sorpresa ha creato nuove e rischiose criticità in Medio oriente, stante che Hezbollah potrebbe reagire e scatenare un più massivo intervento Usa, che è poi quanto si prefiggeva chi ha ordinato i raid. È evidente che al Pentagono è in azione qualche dottor Stranamore.
L’aggressione ha spinto migliaia di iracheni a manifestare presso l’ambasciata americana a Baghdad, violandola. Trump ha condannato le proteste, né poteva far altro, dichiarando di considerare “pienamente responsabile” Teheran di quanto sta avvenendo.
Dichiarazione improvvida, dato che peraltro l’accaduto richiama alla memoria la crisi dell’ambasciata Usa e a Teheran, che fu fatale per la rielezione di Jimmy Carter… Difficile gioco di equilibrio per Trump, che deve mostrarsi forte esponendosi a trappole.
Detto questo, come recita il titolo di un articolo di Haaretz, “Gli Stati Uniti tracciano una linea rossa verso l’Iraq e la Siria. Colpisce, ma è improbabile che la politica verso l’Iran cambi”. Vedremo.
Ps. Dato che inizia un anno nuovo, una notizia: il 9 maggio del 2020 la Russia celebrerà il 75° anniversario della vittoria sul nazismo. Appuntamento cruciale, secondo Putin, al quale ha invitato i più importanti leader mondiali, tra cui Trump, Xi Jinping e il presidente nordcoreano Kim Jong-un. Manca tanto, ma potrebbe essere più importante di quanto si immagini.