28 Aprile 2020

Quando Putin e Trump parlano a una voce sola

Quando Putin e Trump parlano a una voce sola
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Il 25 aprile Trump e Putin hanno firmato un comunicato congiunto per ricordare l’incontro dell’Elba, quando, verso la fine della Seconda guerra mondiale, le truppe russe, che avanzavano da Oriente, e quelle americane, provenienti da Occidente, si incontrarono presso il grande fiume che taglia l’Europa centrale.

Il comunicato è passato inosservato benché abbia un alto significato politico: non capita tutti i giorni che il presidente russo e quello americano appongano la propria firma su una nota comune.

Un significato politico che sta tutto nel dato rammentato, cioè nell’alleanza che al tempo legò russi e americani contro il comune nemico nazifascista.

Il documento ricorda il sacrificio di milioni di uomini caduti, sul fronte o altrove, nei “vari teatri di guerra”, ma, dato quasi mai sottolineato, anche il sacrificio dei milioni di lavoratori che, sul “fronte interno”, resero possibile quella vittoria con i loro sacrifici.

La nota ricorda lo “spirito dell’Elba”, quella comunanza tra diversi e antagonisti che rese possibile quella storica vittoria.

Putin, Trump e lo “spirito dell’Elba”

Di fronte alle “sfide più importanti del 21° secolo”, recita la nota, occorre riprendere quello spirito di cooperazione mettendo “da parte le differenze” e le conflittualità.

Non cita la pandemia, il documento, ma è ovvio che questa è la sfida più immediata che viene posta a Mosca e a Washington, e con loro al mondo intero. Una sfida non solo sanitaria, ma anche economica, che deve essere affrontata nel segno di una convergenza globale oggi assente.

Da qui l’importanza della nota, che oggettivamente contrasta quelle spinte antagoniste che stanno rendendo impossibile tale convergenza, in particolare quel rilancio della sfida irriducibile tra Oriente e Occidente che influenti ambiti internazionali stanno alimentando per promuovere la loro agenda geopolitica.

La firma della nota rivitalizza quel legame con Putin che Trump ha sempre inseguito, incontrando un feroce contrasto interno, e che ha trovato momenti di rilancio di recente, sia quando Putin ha inviato un carico di aiuti sanitari negli Usa, che il presidente Usa ha elogiato pubblicamente, sia quando i due hanno fatto fronte comune per costringere l’Arabia Saudita a diminuire la propria produzione petrolifera per tentare di porre un freno al crollo dei prezzi del greggio.

La nota non registra solo un’attenuata e sotterranea convergenza attuale, ma ne indica anche una più proficua e di prospettiva. Una prospettiva che sembrava svaporata un mese fa, quando Trump, dopo lunga tergiversazione, ha declinato l’invito a Mosca per la celebrazione del 75° anniversario della vittoria della Seconda guerra mondiale, che si terrà nel maggio 2021 (vedi Sputnik, ma manca tempo, chissà se ci sarà un ulteriore ripensamento…).

Il comunicato e la Cina

Ma è impossibile leggere la nota obliterando la conflittualità più acuta tra Oriente e Occidente, che contrappone Washington a Pechino, accusata dagli Usa di aver diffuso la pandemia.

Giocoforza Trump ha dovuto piegarsi alle fortissime pressioni in tal senso, ingaggiandosi anche lui in questa sfida contro la Cina.

Come scritto in altre note, Trump ha tentato in tutti i modi di salvare il rapporto con Pechino, necessario ad affrontare la pandemia e la disastrosa situazione economica americana, due fronti sui quali, peraltro, si sta giocando la rielezione.

Ma in questo momento ha davvero scarse possibilità di smarcarsi da questa  crociata anti-Pechino, dato che ha bisogno degli ambiti che la stanno alimentando per vincere le presidenziali.

E però è certo che il comunicato sullo “spirito dell’Elba” sarà letto con grande attenzione e soddisfazione dalle autorità cinesi, che in questi mesi hanno ripetutamente esortato gli Usa a superare i conflitti per affrontare uniti le attuali criticità (vedi ad esempio Chinadaily).

Lo “spirito dell’Elba” contro lo “Spirito tedesco”

Infine, appare significativa la data del comunicato, che se certo ricorda quell’incontro felice sull’Elba, a un italiano non può non ricordare anche la “liberazione” del nostro Paese.

Una suggestione di certa attualità, dato che in questi giorni l’Italia sta subendo, oggi come allora, la prepotenza della Germania, in particolare degli ambiti finanziari che la dominano, decisi a polverizzare il nostro Paese in nome degli interessi della Grande Germania.

Lo Spirito tedesco sembra esser tornato a ruggire a Berlino, sotto altre forme, ma con una ferocia che, oggi come allora, pur evitando impossibili e fuorvianti comparazioni, inquieta.

Esemplari in tal senso le parole del ministro delle Finanze Wolfgang Schauble, che, ha giustificato (sic) la sua rigidità verso l’Italia con queste parole: “La dignità delle persone viene prima della salvaguardia della vita” dal coronavirus.

Sia Trump sia Putin sono interessati alla sorte dell’Italia, non solo per il ruolo che annettono al nostro Paese come interlocutore mediterraneo ed europeo, ma anche perché hanno nella grande Finanza internazionale, alla quale lo Spirito tedesco è consegnato, un nemico irriducibile.

Basti pensare alla lotta del presidente Usa contro le élite finanziarie Usa (esemplare in tal senso la candidatura di Bloomberg contro Trump) e quella del suo omologo russo contro gli oligarchi del suo Paese.

Peraltro il “nein” teutonico all’Italia è in netta contrapposizione a quella convergenza fra distanti auspicata dal comunicato del 25 aprile. Da questo punto di vista, si può dire che lo “spirito dell’Elba”, con la s minuscola, ha nello “Spirito tedesco”, con la S maiuscola, un antagonista naturale. Conforta.

 

NB. La nota congiunta è stata pubblicata dal sito della Casa Bianca e da quello del Cremlino, ovvia ma felice “convergenza editoriale”.