Quei furti organizzati ai danni dell'Africa
Tempo di lettura: 2 minuti«Minatori africani che pagano più tasse delle compagnie minerarie straniere, società quotate alla City di Londra che grazie alla corruzione strappano contratti irrisori a Paesi ridotti alla fame, giri strani di società offshore che dribblano il Fisco, autorevoli banche europee e americane che escono precipitosamente dal giro dei broker quando l’aria si fa pesante. Shakerate il tutto e quello che ottenete è l’immagine di un furto organizzato: “È come togliere il cibo di bocca ai poveri” tuona Kofi Annan […]. “Ogni anno – dice Annan – l’Africa perde in questo modo il doppio dei soldi che ottiene grazie agli aiuti internazionali”. Una perdita di denaro pubblico che ammonta a circa 30 miliardi di euro l’anno. La denuncia viene dall’ultimo Africa Progress Report, il rapporto stilato ogni mese di maggio da dieci “saggi” che vanno dall’ex direttore del Fmi Michel Camdessus a Graça Machel, moglie di Nelson Mandela». Così Michele Farina sul Corriere della sera dell’11 maggio, nell’articolo Il «sacco delle miniere» e il tesoro perduto d’Africa. Tra i casi citati nel rapporto vi è quello di tre concessioni minerarie in Congo, appannaggio della società Enrc, che hanno fruttato alle casse congolesi solo un sesto del valore di mercato. L’Enrc (base kazaka, quotata a Londra e consigliata, fino a quattro settimane fa, da Deutsche Bank e Morgan Stanley) «ha acquisito il controllo di cobalto e coltan a prezzo agevolato attraverso società offshore» dell’israeliano Dan Gertler, uomo d’affari «che bazzica a Kinshasa da una decina d’anni ed è in ottimi rapporti con il presidente congolese Joseph Kabila».