Il nuovo reportage su Bucha e il viagra russo (e di Gheddafi)
Tempo di lettura: 3 minutiIl New York Times pubblica un nuovo reportage sulle asserite esecuzioni di massa da parte dell’esercito russo a Bucha. Nell’intenzione dei produttori dovrebbe inchiodare ancor più i russi alle proprie responsabilità, oltre che servire a individuare i responsabili dei crimini.
Bucha: strane vittime
E, però, invece, a un’analisi attenta, produce l’effetto opposto. Sulle vicende di Bucha abbiamo scritto in passato, riproducendo l’intervista del sindaco poco dopo la liberazione del sobborgo di Kiev da parte delle forze ucraine, il quale nulla diceva delle asserite efferatezze.
Tante le stranezze di questa vicenda. In particolare, annotavamo un altro reportage del Nyt che riportava immagini satellitari di Bucha con i corpi delle vittime per strada. Le foto, secondo il Nyt risalivano a 15 giorni prima della liberazione di Bucha, confermando così che erano state uccise prima del loro ritiro.
Una pezza peggiore del buco, dal momento che i corpi delle vittime rinvenute dopo la liberazione erano in ottimo stato di conservazione, impossibile dopo 15 giorni all’aria aperta esposti alle piogge e alle intemperie.
Il reportage attuale non fa che aumentare le stridenti incongruenze. In particolare, se si osserva al minuto 22.24, si vede una delle vittime il cui corpo è in ottimo stato di conservazione (colpiscono, peraltro, gli scarponcini ai piedi, pulitissimi, come appena comprati).
Stessa impressione si ha al minuto 24.19 e seguenti, dove si vedono altri corpi, anche questi in ottimo stato di conservazione. Altro particolare che colpisce, e che avevamo rilevato anche in altre note, accanto alle vittime non si vede nemmeno una goccia di sangue, cosa ancora più strana se si sta alle denunce, secondo le quali le persone sarebbero state giustiziate con un colpo in testa.
Sui corpi, peraltro, nessuna ferita apparente: possibile che i colpi che li hanno uccisi siano tutti nella parte nascosta agli obiettivi e alle telecamere? Tant’è.
Molte domande, poche certezze
Nel nuovo reportage non c’è traccia di nuovi fotogrammi che inchiodino i russi alle loro responsabilità. Anche la fila di prigionieri che cammina sotto la vigilanza dei soldati russi è cosa già vista in filmati precedenti.
Ci sono, vero, alcune testimonianze dei parenti delle vittime, ma queste c’erano anche prima e non fugano i dubbi su quanto si vede nei video.
Altro fatto di rilievo, questo reportage riporta filmati inediti della battaglia svolta a Bucha. Si vedono soldati russi ripararsi, avanzare per le strade, setacciare le case in cerca dei resistenti. Ma anche questi filmati non fanno che aumentare le domande.
Le immagini, come altre del passato, sono nitide, segno che in quei giorni erano in funzione telecamere nascoste, e certo anche i satelliti, che sono in grado di mettere a fuoco particolari impensabili a quelle altezze.
I civili, si dice e si vuole attestare tramite i filmati, sono stati giustiziati in strada e lì abbandonati come monito alla popolazione civile. Possibile che non ci sia uno straccio di filmato che documenti queste esecuzioni? Ad oggi le uniche esecuzioni pubbliche documentate in maniera inequivocabile restano quelle che riguardano i prigionieri russi…
Insomma, più che dare ulteriori risposte, il reportage del Nyt aumenta le domande. La guerra è una cosa brutta e certo gli abitanti di Bucha in quei giorni hanno conosciuti gli orrori propri di questo flagello. Non si vuole obliare tale dolore, solo capire se davvero sono stati compiuti i crimini efferati denunciati.
Viagra dalle steppe al deserto
Il punto è che le narrative riguardanti la guerra ucraina, come per altre, è preda di manipolazioni varie e la cautela riguardo certe notizie è più che legittima. Per dare un piccolo esempio, riportiamo quanto riferiva con grande evidenza il New York Post nell’ottobre scorso: “La Russia sta fornendo ai soldati il Viagra per stuprare gli ucraini”. A denunciare il presunto crimine, Pramila Patten, rappresentante speciale delle Nazioni Unite per la violenza sessuale nei conflitti.
Così andiamo a una guerra precedente, quella che la Nato e i suoi alleati scatenarono in Libia per eliminare Gheddafi. Così titolava allora il Guardian: “Gheddafi fornisce alle truppe il Viagra per incoraggiare gli stupri di massa”. A denunciare il crimine Susan Rice, ambasciatrice degli Stati Uniti presso le Nazioni Unite. Un deficit di fantasia evidente…