Rouhani e la comunità ebraica iraniana
Tempo di lettura: 2 minuti«Grazie al governo del presidente Hassan Rouhani, il 4 febbraio, gli studenti ebrei non devono più ufficialmente frequentare la scuola di sabato. Questo è un passo importante da parte dell’amministrazione Rouhani per accogliere gli ebrei iraniani». Così Meir Javedanfar il 17 febbraio in uno scritto pubblicato sull’autorevole sito Al Monitor.
Javedanfar, nel suo scritto, ricorda che la sua famiglia, ebrea iraniana, abbandonò il Paese nel 1987, anche per l’introduzione di una legge che obbligava gli ebrei a frequentare la scuola il sabato (legge giustificata da Khomeini da una sorta di bizzarra reciprocità, dal momento che negli Stati Uniti i musulmani avevano l’obbligo di frequentare la scuola il venerdì, giorno santo per la loro religione).
Ma nello scritto di Javedanfar non mancano altri cenni che segnalano una rinnovata attenzione del premier iraniano verso la comunità ebraica locale: «Un altro passo importante è stato compiuto dal governo Rouhani nel dicembre 2014, quando è stato eretto un monumento in onore dei soldati ebrei dell’Iran caduti nella guerra Iran-Iraq. Ciò va aggiunto ai 400mila dollari donati dal governo Rouhani all’unico ospedale di carità ebraico di Teheran nel febbraio 2014».
E, in altra parte, accenna all’attività di «Ali Younessi, assistente speciale del Rouhani su questioni riguardanti le minoranze religiose». Definito come «uomo chiave della svolta positiva di Rouhani verso la comunità ebraica iraniana» nonostante un passato conflittuale con questi e con lo Stato di Israele [fu tra i fondatori di Hezbollah e un pacco bomba gli ha strappato la mano ndr], «oggi, Younessi sta perfino visitando sinagoghe e svelando memoriali per i martiri ebrei dell’Iran caduti nella guerra Iran-Iraq».
Conclude Javedanfar: «La politica iraniana è piena di colpi di scena. I politici sprofondano e cadono in disgrazia […] Lo stesso potrebbe accadere a Rouhani. Dovesse accadere, potrebbe essere la fine di ciò che è stato un periodo relativamente d’oro nelle relazioni tra ebrei iraniani e il loro governo. Speriamo di no».
Nota a margine. Nei prossimi mesi andrà a concludersi, nel bene o nel male, il dialogo sul nucleare iraniano, dal quale dipenderanno tanti sviluppi futuri, in Medio Oriente e nel mondo. Questi segnali di apertura del Rouhani verso il mondo ebraico, raccontati da una fonte non certo di parte, potrebbero essere sottovalutati. Speriamo di no.