Per ora la Russia si contiene, ma gli Usa aumentano la tensione
L’attacco con missili a lungo raggio avvenuto ieri nella regione di Bryansk “non ha cambiato i piani di Putin”, ha affermato il portavoce del Cremlino Dmitrj Peskov. Per fortuna è stato intercettato, ma attaccare subito dopo che la Russia aveva adottato la nuova dottrina nucleare – che prevede una reazione con le armi atomiche nel caso che un cobelligerante dotato di armi simili supporti uno stato in guerra contro Mosca – la dice lunga sulla strategia sottesa agli attacchi con i missili a lungo raggio. Si vuole innescare una reazione.
Contro la Russia anche i missili britannici e le mine antiuomo
Sulla stessa linea la decisione di dare luce verde per l’utilizzo di missili Storm shadow britannici – che avevano bisogno di tale placet perché diversi componenti sono americani – con gittata di 250 Km, 50 in meno degli ATACMS americani, e quello per inviare a Kiev anche mine anti-uomo.
Su quest’ultima decisione ne scrive il Washington Post, che dettaglia come la Casa Bianca, che finora aveva rigettato le richieste in tal senso, ha invertito la rotta, nonostante gli Usa siano firmatari del Trattato sulla messa al bando di tali ordigni, che continueranno a uccidere civili ben oltre la fine della guerra, come si è visto nel Vietnam.
Allo scopo di limitare le critiche interne e internazionali, il Pentagono ha specificato che saranno fornite mine “non persistenti”, che cioè dopo un certo periodo di tempo si disattiveranno. Ma, come afferma Mary Wareham, vicedirettrice della divisione crisi, conflitti e armi di Human Rights Watch, si tratta di “uno sviluppo scioccante e devastante” perché anche le mine non persistenti presentano rischi per i civili, richiedono complicati sforzi di bonifica e non sempre vengono disattivate in modo sicuro.
Quest’ultimo sviluppo, però, è meno preoccupante dei missili a lungo raggio, e non cambierà eccessivamente le cose. Se certo frenerà un po’ l’avanzata russa, resta che questi hanno continuato ad avanzare anche dopo l’invio delle munizioni a grappolo, che hanno più o meno funzioni analoghe.
Resta che questa accelerazione a superare tutte le obiezioni pregresse da parte dell’amministrazione Biden e a sfidare apertamente la Russia a reagire è una vera follia. E la reazione, peraltro, si è già registrata, con attacchi più massivi che mai contro obiettivi strategici e infrastrutture ucraine. Ma, per ora, si è fermata qui.
Biden, l’incendiario riluttante
Putin ha fatto sapere di essere pronto ad aprire i negoziati con Trump, il quale, dal canto suo, ha fatto twittare dal figlio che “Il complesso militar-industriale sembra volersi assicurare di far scoppiare la terza guerra mondiale prima che mio padre abbia la possibilità di creare la pace e salvare vite”.
Interessante che non abbia citato Biden, il quale, infatti, sembra aver dovuto ingoiare il rospo più che essere il protagonista di tale escalation. Infatti, tali decisioni stridono con la sua politica pregressa, volta a frenare l’escalation, e tanto altro, come ad esempio le recenti dichiarazioni sul desiderio di aprire un negoziato sulle armi atomiche con Cina, Russia e Corea del Nord.
Tale retroscena sembra confermato anche dalla triste conferenza stampa rilasciata poco prima del G-20 tenutosi in Brasile, quando, nella cornice di una verzura tropicale, ha letto sottotono un discorso di circostanza. Ma, soprattutto, ha evitato di rispondere alla domanda sull’Ucraina. Chiuso in un senescente mutismo, si è allontanato barcollando (non ha, cioè voluto rivendicare la decisione).
L’abbiamo già scritto, lo ripetiamo, quanto sta avvenendo sembra ricalcare il momento in cui Biden, deciso a ricandidarsi alla Casa Bianca, si ritirò a favore di Kamala Harris. Troppe le pressioni in tal senso. Per avere un’idea del tipo di pressioni che possono esercitare i politici che fungono da cinghia di trasmissione con l’apparato militar industriale, basta rileggere la testimonianza di John Bustani, che al tempo della guerra in Iraq era a capo dell’OPCW, l’Organizzazione per la proibizione delle armi chimiche.
Montata la propaganda secondo cui Saddam aveva nei suoi arsenali le armi chimiche, Bustani ebbe l’ardire di prendere contatti con Baghdad per avviare una verifica su tali accuse, mossa che rischiava di compromettere la strategia neocon volta a iniziare la guerra, perché tali armi semplicemente non esistevano.
Così, Bustani fu avvicinato da John Bolton, allora ambasciatore Usa presso l’Onu, il quale gli disse senza mezzi termini che Dick Cheney, il potente vicepresidente, lo voleva “fuori”. The Intercept, riportando la testimonianza di Bustani, scrive che Bolton aggiunse: “Hai 24 ore per lasciare l’organizzazione e, se non rispetti questa decisione di Washington, avremo i mezzi per vendicarci su di te”. Ci fu una pausa. “Sappiamo dove vivono i tuoi figli. Hai due figli a New York”.
L’Iraq ha rappresentato la seconda fase delle guerre infinite, di cui la guerra afghana era la prima e quella ucraina l’ultima in via provvisoria (se diventerà nucleare, lo sarà in via definitiva), con sempre gli stessi attori protagonisti: la figlia di Cheney si è associata alla campagna presidenziale della Harris affiancandola in vari comizi; Bolton ha chiesto all’Fbi di indagare su alcune figure che dovrebbero far parte della prossima amministrazione Trump, Matt Gaetz e Tulsi Gabbard in particolare (sulla loro rilevanza vedi Piccolenote).
Detto questo, il fatto che Biden abbia avallato tali scelte potrebbe far sembrare irrilevante il retroscena delle mosse incendiarie statunitensi. Forse è così, ma forse no. Più che probabile che Biden abbia acconsentito per evitare di essere “dimesso ” da presidente degli Stati Uniti, cosa che poteva realizzarsi in vario modo.
Tale sviluppo avrebbe portato la Harris alla presidenza e con lei i falchi che l’attorniano. Possibile, anzi probabile, che Biden abbia avallato tutte questa mosse nella speranza di poter in qualche modo gestire la situazione, sia frenando in qualche modo l’escalation Usa in Ucraina – che avrebbe potuto essere ancora più devastante, anche se c’è ancora tempo – ma soprattutto nella speranza di riuscire a evitare qualche mossa a sorpresa, tipo una legge marziale conseguente all’escalation tale da impedire che Trump salga al potere e possa attutire le attuali spinte distruttive (il condizionale è d’obbligo: da vedere se riuscirà a mantenere le promesse). Vedremo.