Russia - Usa: si incontrano i consiglieri dei due presidenti
Tempo di lettura: 3 minutiUn incontro non al vertice ma quasi quello tra gli assistenti speciali di Trump e Putin: Fiona Hill, che consiglia il presidente Usa su Europa e Russia, si è recata a Mosca per incontrarsi con Yury Ushakov, assistente speciale del Cremlino.
Nulla è trapelato dell’incontro, ma è ovvio che i due non si sono visti per un aperitivo, ma per riferire cose ai rispettivi presidenti.
Presumibile che i due abbiano parlato di Ucraina, che domenica sceglierà il suo presidente che forse sarà nuovo: non più il cioccolataio (che si è fatto anche una Chiesa privata avendo distaccato per decreto la Chiesa ortodossa ucraina da Mosca dopo secoli di storia), ma l’attore comico Volodomyr Zelenskiy, che al primo turno elettorale ha surclassato il presidente uscente.
È possibile, anche se in via molto ipotetica, che, dopo aver regalato il Golan a Israele, Trump possa cedere sulla Crimea, annessa dai russi dopo la rivoluzione di Maidan con conseguente irrigidimento occidentale.
È un nodo gordiano che alimenta il vento maccartista d’Occidente, che il presidente americano potrebbe sciogliere con la spada. Certo, un simile passo potrebbe non essere avallato dall’Europa, ma può favorire egualmente quanti, nel Vecchio Continente, non sono consegnati a certe pulsioni anti-russe.
Ma, al di là delle ipotesi, sembra certo i due hanno parlato di Corea del Nord, dato che Kim Jong-un si sta recando al Cremlino su invito di Putin. Trump sogna un accordo con Pyongyang da usare per la campagna elettorale del 2020.
Aspirazione legittima quanto – se riesce – foriera di positività per il mondo intero. Alla vigilia dell’incontro con Putin, i media occidentali hanno ripreso le parole di un funzionario degli Esteri coreano, il quale ha chiesto a Trump che Mike Pompeo sia escluso da futuri – ad oggi auspicati – negoziati tra i due Paesi, dato che avrebbe contribuito non poco ad affondare quelli del passato.
Una richiesta in linea con analoghe prese di posizione delle autorità della Corea del Nord, che in un’occasione dissero che il Segretario di Stato americano si comportava come un gangster.
Detto questo, il fatto che a parlare sia stato un oscuro esponente del ministero degli Esteri dà modo a Trump di riflettere sull’allarme sabotaggio, ma, allo stesso tempo, gli dà anche agio di rigettare la richiesta senza far naufragare l’ipotesi di altri contatti.
Strada impervia quella della ripresa dei negoziati tra i due Paesi. Tanto che Kim, nel tentativo di far capire ai propri interlocutori che la soluzione militare al rebus coreano, altra ossessione neocon, non è percorribile, ha testato una nuova arma, in grado di porre nuove criticità a un attacco al suo Paese.
Se sia vero o sia l’ennesimo bluff è tutto da capire, dato che il rebus coreano è, in quanto tale, di difficile decrittazione.
La visita della Hill a Mosca non indica, certo, l’aprirsi di una nuova stagione di dialogo Est – Ovest, stante che domani è prevista la pubblicazione della documentazione sul Russiagate finora secretata.
Atto che presumibilmente alimenterà nuove polemiche contro l’inquilino della Casa Bianca, privandolo di spazi di manovra dopo il nuovo respiro che gli era stato accordato dall’assoluzione dall’inchiesta medesima.
Ma certo, il fatto che i due presidenti possano parlarsi, anche se tramite intermediari, alimenta speranze e conforta. Soprattutto dopo l’addensarsi di nuove nubi nei cieli del mondo, quelle scaturite da Notre Dame di Parigi. Di nefasto auspicio, per la Chiesa, in particolare, ma anche per il mondo.