Il Russiagate tra Putin e Trump
Tempo di lettura: 2 minutiIn vista dell’incontro tra Trump e Putin a margine del G20, Rosalba Castelletti, sulla Repubblica del 7 luglio, interpella Suzanne Massie, che ebbe un piccolo ma significativo ruolo nel disgelo russo-americano ai tempi di Reagan e Gorbacev (aiutò il presidente americano a capire la Russia).
A lei chiede del Russiagate, che toglie a Trump margini di manovra nei confronti di Mosca. «Usano la Russia come arma contro Trump». risponde la scrittrice americana: «Odio la parola “allegation” [accusa ndr.]. Le accuse non sono prove, ma se non fai che ripeterle diventano verità. Fortunatamente la Guerra Fredda si respira solo a Washington, non in America. Nessuno crede alla storia degli hacker. Il popolo americano è più furbo della sua classe politica».
E ancora: «Il più grande sbaglio che fa l’Occidente è fondare la propria politica su un Paese che non esiste più, l’Unione sovietica. La Russia non è l’Urss».
Interessante, tra l’altro, quel cenno alle menzogne reiterate che diventano realtà. Ma al di là, resta vero che Trump è in ambasce sul tema, tanto che ieri ha accusato in modo tonante la Russia di alimentare instabilità. Una performance dettata proprio dalla necessità di allentare la morsa che lo stringe.
Ma tanti sono i modi e le forme di instaurare rapporti nelle distanze. Si spera che i circoli di buona volontà, che stanno tentando di favorire il disgelo nonostante i venti contrari, siano baciati dalla fantasia. Anche questa serve, e molto, soprattutto quando si fa politica ad alto livello.
Un piccolo retroscena sul possibile incontro Putin-Trump. I russi hanno dichiarato che tale incontro non è stato trattato nel corso del recente incontro tra Putin e Kissinger. Una smentita che sembra in realtà affermare: excusatio non petita accusatio manifesta… ma al di là dei meriti e dei mezzi, si spera che l’incontro tra i due si faccia (l’imprevisto è sempre dietro l’angolo, soprattutto quando tanti e forti sono gli ambiti contrari) e soprattutto produca risultati.