Sanders: lo scontro esistenziale con la Cina è come le guerre infinite
Tempo di lettura: 4 minutiBernie Sanders interviene sul confronto Usa – Cina da una tribuna d’eccellenza, il Foreign Affairs, rivista nella quale si condensa il pensiero dell’Impero sulla politica internazionale.
Questo l’incipit del suo intervento: “Le sfide globali senza precedenti che gli Stati Uniti devono affrontare oggi […] non possono essere risolte da nessun Paese che agisca da solo. Richiedono una maggiore cooperazione internazionale, anche con la Cina, il paese più popoloso della terra”.
Il pericoloso consenso
“È angosciante e pericoloso, quindi, che a Washington stia emergendo un consenso sempre più forte sul fatto che la relazione tra Stati Uniti e Cina debba essere impostata sui binari di uno scontro economico e militare a somma zero”, dove cioè non vince nessuno.
Sanders ricorda quando, vent’anni fa, un analogo e contrario consenso portò gli Stati Uniti a stabilire rapporti amichevoli con Pechino, dislocandovi parte della sua produzione, nella convinzione che ciò avrebbe arricchito l’America e avrebbe instradato Pechino sulla via della democrazia e della libertà.
Non c’erano dubbi in proposito, né tra i progressisti né tra i conservatori. Allora, ricorda il senatore del Vermont, pochi, tra cui lui, osarono sfidare tale consenso, prevedendo quanto sarebbe avvenuto, cioè che ad arricchirsi in America sarebbero stati i soliti noti, ci sarebbe stato un calo drastico delle opportunità di lavoro per gli americani e Pechino non avrebbe deviato dalle sue direttrici di politica interna.
Ricordare l’opposizione di allora serve a Sanders per chiedere credito nel presente: “Vent’anni fa, – scrive infatti Sanders – l’establishment economico e politico americano si sbagliava sulla Cina. Oggi, la visione del consenso è cambiata, ma è ancora una volta sbagliata”.
La nuova Guerra Fredda
“Ora, invece di esaltare le virtù del libero scambio e dell’apertura nei confronti della Cina, l’establishment fa rullare i tamburi che incitano a una nuova Guerra Fredda, e la Cina è definita una minaccia esistenziale per gli Stati Uniti. Politici ed esponenti del complesso militare-industriale stanno usando tutto questo come nuovo pretesto per incrementare ancora di più i budget della Difesa”.
Realistico, poi, quanto scrive d seguito: “Organizzare la nostra politica estera attorno a un confronto globale a somma zero con la Cina, tuttavia, non otterrà un un comportamento migliore da parte della Cina e sarà politicamente pericoloso e strategicamente controproducente”.
“La fretta di affrontare la Cina ha un precedente molto recente: la ‘guerra al terrore’ globale. Sulla scia degli attacchi dell’11 settembre, l’establishment politico americano concluse rapidamente che l’antiterrorismo doveva diventare il fulcro della politica estera statunitense”.
“Quasi due decenni e 6 trilioni di dollari dopo [6mila miliardi di dollari], è diventato chiaro che l’unità nazionale è stata sfruttata per lanciare una serie di guerre senza fine che si sono rivelate enormemente costose in termini umani, economici e strategici”.
La Guerra Fredda alla Cina e le guerre infinite
“In questo momento, – continua il senatore del Vermont – gli Stati Uniti sono più divisi di quanto non lo siano mai stati nella storia recente. Ma l’esperienza degli ultimi due decenni dovrebbe averci dimostrato che gli americani devono resistere alla tentazione di cercare di forgiare l’unità nazionale attraverso l’ostilità e la paura“.
La sfida con la Cina, secondo Sanders, va sostenuta in altro modo, consolidando la democrazia interna, offrendo opportunità di lavoro agli americani, e aiutando gli altri Paesi in questo impegno globale per la democrazia e lo sviluppo. “Quando gli abitanti del mondo vedono la bandiera americana, questa dovrebbe essere attaccata a pacchi di aiuti salvavita, piuttosto che a droni e bombe”, chiosa con rara intelligenza.
“Consegnare altri miliardi di dollari dei contribuenti alle società [legate alla Difesa] e al Pentagono mentre si infiamma il fanatismo [anti-cinese] non servirà a questi obiettivi”, che comunque preservano il ruolo americano nel mondo.
Rafforzare gli opposti estremismi
E conclude: “Credo fermamente che il popolo americano abbia interesse a rafforzare norme globali tese a far rispettare i diritti e la dignità di tutte le persone, negli Stati Uniti, in Cina e in tutto il mondo”.
“Temo, tuttavia, che la crescente spinta bipartisan per un confronto con la Cina limiterà tali obiettivi e rischi di rafforzare le forze autoritarie e ultranazionaliste in entrambi i Paesi“.
“Inoltre, distoglierà l’attenzione dagli interessi condivisi dei due Paesi, cioè il contrasto alle minacce veramente esistenziali come il cambiamento climatico, le pandemie” e la minaccia di “una guerra nucleare. Non sarà facile sviluppare una relazione reciprocamente vantaggiosa con la Cina. Ma possiamo fare di meglio di una nuova Guerra Fredda”.
Le critiche del Global Times
La nota di Sanders è stata ripresa dal Global Times, che in parte la rilancia, ma ne critica l’adesione alla narrativa comune riguardo la Cina, cioè la rappresentazione della Cina come Stato autoritario, la repressione di Hong Kong e degli uiguri e l’aggressività globale, con riferimento anche alla vicina Taiwan.
Da qui la critica sull’adesione di Sanders al politically correct che lo porterebbe a non entrare in contrasto con le narrazioni mainstream. D’altronde è ovvio che la Cina non ci sta a essere dipinta in certo modo, e certo le criticità snociolate da Sanders sono più complesse delle schematiche narrazioni mainstream.
Ma al netto delle diffidenze cinesi rispetto all’approccio di Sanders, resta che il senatore del Vermont si dimostra, ancora una volta, una delle figure più lucide e coraggiose degli Stati Uniti. E la sua analisi sui rischi insiti in una nuova Guerra Fredda, realista e ineludibile.