9 Marzo 2015

Sarkozy e l'assassinio di Gheddafi

Sarkozy e l'assassinio di Gheddafi
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«Il grande mistero di Nicolas Sarkozy e forse il grande segreto dietro la caccia spietata e la fine miserabile di Muammar Gheddafi, ucciso il 21 ottobre 2011 in uno scolatoio di cemento sulla strada della Sirte. Unico despota arabo ammazzato peggio di un qualunque Ceaucescu quando le “primavere” non avevano ancora rivelato la loro natura equivoca né erano giunte ai loro esiti paradossali. Perché il 19 marzo 2011 Nicolas Sarkozy, il più gheddafiano tra i presidenti della République, ha lanciato i suoi bombardieri contro Tripoli, tre ore prima di avvertire gli alleati – come raccontato nel suo libro da Hillary Clinton “Hard choices” – e con al fianco il solo David Cameron?».

 

«Un’azione che ha provocato una quasi rottura nella Nato e l’ira di Silvio Berlusconi. E condizionato la campagna libica con gli esiti devastanti che ora conosciamo. Parigi aveva certamente buone ragioni geopolitiche persino culturali per entrare in quello che appariva un sommovimento epocale. Dietro questa guerra libica c’è però anche un altro scenario che emerge dalle inchieste della magistratura ed è quello di un interesse personale di Nicolas Sarkozy nel menare una campagna che doveva portare alla distruzione delle prove di un suo grande  e inconfessabile segreto: aver ricevuto un ricchissimo finanziamento da Gheddafi. Si dice addirittura 50 milioni di euro». Inizia così un articolo di Cesare Martinetti pubblicato sulla Stampa del 9 marzo (Sarko-Gheddafi Una storia forse inconfessabile).

 

Nota a margine. L’articolo di Martinetti accenna a un segreto di Pulcinella, dal momento che tanti, nel corso di quel conflitto, avevano rivelato quel che la magistratura francese (che ha operato il fermo giudiziario di Claude Guéant, uomo vicino all’ex leader dell’Ump) sta cercando di appurare oggi. Lo ricorda en passant anche Martinetti, quando scrive che il figlio di Gheddafi, Saif al-Islam, a raid iniziati, aveva detto: «Abbiamo finanziato noi la sua campagna elettorale e ne abbiamo le prove». Il problema è che allora a nessuno interessava la verità, stando che i progetti geopolitici alla base di quell’intervento non dovevano essere disturbati.

 

C’è tanto ancora da scoprire su quella guerra, iniziata nel giorno di san Giuseppe del 2011. Papa Joseph Ratzinger, all’angelus del 7 agosto di quell’anno, ebbe a dire: «Il mio pensiero va anche alla Libia, dove la forza delle armi non ha risolto la situazione. Esorto gli Organismi internazionali e quanti hanno responsabilità politiche e militari a rilanciare con convinzione e risolutezza la ricerca di un piano di pace per il Paese, attraverso il negoziato ed il dialogo costruttivo». Parole ovviamente rimaste inascoltate e che appaiono di denuncia per quanti allora hanno condotto questa guerra dissennata e ora si dicono preoccupati del caos che la stessa ha generato, con annesso pericolo Isis.

 

Detto questo, difficilmente questa ipotesi giudiziaria, al di là del destino personale di Nicolas Sarkozy, troverà un riscontro. Certi segreti sono, appunto, inconfessabili.