Sebastopoli: non errore, ma Terrore
“Né gli Stati Uniti né l’Ucraina hanno commentato l’attacco a Sebastopoli”. Scrive il sito Barron’s registrando così il silenzio assenso all’attacco contro una spiaggia di Sebastopoli realizzato con missili Himars caricati “con testate a grappolo”, come dettaglia il sito citato.
A Sebastopoli bombe a grappolo sui civili
Né gli ucraini né gli Stati Uniti, con questi ultimi che guidano i missili da loro forniti a Kiev, hanno detto che si è trattato di un errore o qualcosa di simile, il che vuol dire che la strage di civili, per essi, è parte della guerra.
Peraltro, le bombe a grappolo sono fatte in genere per colpire persone – nel caso di una battaglia per falcidiare la fanteria – o bucare corazzati. In Crimea non ci sono corazzati da colpire, né adunate di fanteria, da cui si evince che si voleva realizzare un eccidio di massa di civili.
Non che i russi non uccidano civili nelle loro operazioni, ma è documentato, e lo scrisse anche Newsweek all’inizio della guerra – quando ancora non si era cristallizzato il regime di censura – che i target dei loro attacchi sono militari o infrastrutturali, non colpiscono deliberatamente obiettivi civili, altrimenti l’intera Ucraina a quest’ora sarebbe un cumulo di macerie.
Nel caso specifico, il target era peculiare: la Crimea è un luogo di vacanza e le sue spiagge, almeno prima della guerra, erano prese d’assalto dai bagnanti russi, mentre ora sono affollate per lo più dai residenti della penisola.
L’attacco in Daghestan
L’attacco, quindi, aveva lo scopo di creare destabilizzazione e paura. Un po’ quel che è accaduto poche ore dopo con l’attacco terroristico in Daghestan, regione russa nel Caucaso ai confini dell’Armenia, unico Stato, quest’ultimo, che si è affrettato a inviare le condoglianze a Mosca (anche per stornare sospetti da sé, dal momento che la leadership al potere a Erevan sta forzando l’uscita del Paese dall’orbita russa in favore dell’Occidente).
Nell’attacco in Daghestan sono state prese d’assalto due chiese ortodosse e una sinagoga. Poche le vittime civili, per fortuna, una quindicina gli agenti della sicurezza uccisi (poca eco per l’attacco alla sinagoga russa; fosse successo altrove…).
Chiaramente, l’Occidente dà la responsabilità all’Isis, ma le troppe similitudini con l’attentato al Crocus, che è stato evidentemente gestito dai servizi segreti ucraini (e altri), come dimostra il fatto che gli attentatori siano stati arrestati mentre cercavano rifugio in Ucraina, desta domande.
Peraltro, proprio la cadenza temporale dei missili lanciati contro i bagnanti in Crimea e dell’attacco in Daghestan, come cose che si richiamano fra loro, fa sì che le accuse lanciate dai russi contro l’Occidente non sembrino affatto vuota propaganda.
D’altronde, è nelle cose: il via libera all’Ucraina ad attaccare il territorio russo in profondità dato dall’America è un segnale inequivocabile. Non ha nulla a che vedere con le sorti della guerra, che si stanno decidendo e si decideranno nel territorio ucraino. Si tratta di destabilizzare la Russia.
Destabilizzare la Russia
L’obiettivo è alquanto evidente. Le prospettive della guerra ormai sono chiare: Kiev non può vincere questa guerra sul campo di battaglia. Creare destabilizzazione all’interno della Russia, oltre che tentare di logorare Mosca imponendogli di stornare risorse per la sicurezza interna, ha lo scopo, più o meno velleitario, di convincere Mosca a porre fine al conflitto accettando condizioni che ad oggi dichiara inaccettabili.
Una strategia che non riuscirà nel secondo scopo, dal momento che per Mosca la vittoria in Ucraina è ormai una questione esistenziale – per cui gli è impossibile derogare dall’obiettivo di conquistare il Donbass.
Più realistico, invece, l’obiettivo di deviare parte dell’attenzione e delle risorse russe sul fronte interno, anche se al momento non sembra che ciò possa infliggere danni strategici alla geopolitica globale di Mosca.
Non si ripeterà, cioè, quel che avvenne con la pirateria, il Terrore marino che, gestito dall’Impero inglese, riuscì nello scopo di infliggere danni serissimi alla rivale Spagna. I troppi galeoni carichi d’oro depredati e affondati dai terroristi di allora inflissero danni serissimi alla superpotenza di allora, che ne fu dissanguata (anche se la sconfitta definitiva avvenne per suicidio assistito, con l’affondamento dell’Invincibile Armada).
Il mondo è cambiato da allora e il mondo sta cambiando repentinamente oggi. Peraltro, la nostra conclusione – pur se provvisoria e con tutta la precarietà del provvisorio – si fonda anche su quanto si è registrato finora. Tutte le strategie poste in essere dall’Occidente nel corso della guerra ucraina sono state afflitte da mancanza di realismo e quindi condannate al fallimento. Difficile che la strategia del Terrore faccia eccezione.
Ironico, o forse no, che nelle stesse ore, i senatori Lindsey Graham e Richard Blumenthal (repubblicano il primo, democratico il secondo) abbiano presentato al Congresso Usa un disegno di legge per dichiarare la Russia uno stato sponsor del terrorismo. A certi circoli c’è da riconoscergli che non difettano di fantasia.