3 Dicembre 2024

Siria: il senso dei jihadisti per Turchia e Israele

La prossimità di aerei russi e Usa è un'ulteriore, grave, fattore di rischio. Gli appelli e le dichiarazioni di amicizia degli jihadisti per Israele.
Siria: il senso dei jihadisti per Turchia e Israele
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L’incontro tra il ministro degli Esteri iraniano, Abbas Araghchi, e quello turco, Hakan Fidan, che avrebbe potuto dare una svolta alla crisi siriana non è andato bene. Mentre le preoccupazioni di Araghchi vertevano sulla necessità di contrastare l’ondata di Terrore che ha travolto la Siria, Fidan si è limitato a ripetere che il problema è Assad, che continua a rifiutare di far partecipe del potere “l’opposizione”, cioè le fazioni islamiste radicali che si sono annidate in territorio siriano sotto la protezione di Ankara al tempo del conflitto siriano (iniziato nel 2011 e congelato grazie alla mediazione russa con i negoziati avviati da Astana nel 2016).

Turkish FM Fidan: Resumption of recent conflict in Syria due to 13 years of 'unresolved' issues

Rischio di incidenti Usa-Russia

Quanto dichiarato da Fidan è ribadito da un comunicato del presidente Recep Erdogan, il quale, oltre a esprimere la sua cura per preservare l’integrità territoriale siriana, ha espresso la speranza che “l’instabilità che dura da 13 anni finisca con un consenso in linea con le legittime richieste del popolo siriano”. Frase anodina che appunto cela la critica ad Assad perché non sarebbe aperto alle istanze del popolo, di cui si fa interessato portavoce.

Insomma, la Turchia resta sulle sue posizioni, rendendo esplicito, di fatto, il suo sostegno all’offensiva dei terroristi di Tharir al Sham, che nelle intenzioni di Ankara dovrebbe portare Assad a cedere alle sue pretese di estendere la propria influenza nel Paese confinante. Ma restano margini di manovra per tentare un compromesso, tanto che la Russia continua a ripetere che è imminente, anche se non calendarizzato, un nuovo vertice di Astana tra le delegazioni iraniana, turca e siriana.

Nel frattempo la guerra continua, anche se il fronte sembra si sia stabilizzato, con le forze siriane – rafforzate dall’arrivo delle milizie sciite irachene – che si sono attestate nei pressi di Aleppo e Hama in prospettiva di un contrattacco.

Mentre resta aperta la possibilità dell’apertura dell’altro fronte, nel territorio di Deir Ezzor, nel quale Damasco ha inviato truppe per contrastare un eventuale attacco da parte di miliziani collegati alle Forze democratiche siriane, controllate dagli americani, che sembra si siano attivate.

TResistance factions arrive to Hama to back Syrian Army: Exclusive

Gli Usa, infatti, sono in piena attività e, pur negando ogni coinvolgimento con i terroristi di Tharir al Sham, li supportano nel segreto in vario modo. Tale attivismo ha creato problemi con i russi, la cui aviazione supporta le forze di Damasco, tanto che il nuovo comandante delle forze statunitensi in Iraq e Siria, il generale Kevin Leahy, ha dichiarato che la linea di comunicazione creata per evitare inconvenienti tra le forze russe e americane stanziate in Siria a suo tempo è in piena attività.

US military in Syria stands down as HTS drives back Assad regime, Kurdish forces

Infatti, il caos creato in Siria negli ultimi giorni dai costruttori di guerra potrebbe portare a uno scontro di jet russi e americani, che avrebbe conseguenze disastrose. Tale la follia di quanto sta accadendo.

Quanto ai terroristi che hanno nuovamente insanguinato la Siria, ribadiamo che servono due padroni: la Turchia e il binomio Stati Uniti – Israele (che procede in combinato disposto).

Il senso dei terroristi siriani per Israele

Sul ruolo di Israele in questa nuova guerra, le dichiarazioni dell’ex tenente dell’intelligence militare Mordechai Kedar a Channel 12: “Sono in costante contatto con i leader delle fazioni dell’opposizione siriana e la mia impressione è che non considerino Israele un nemico. Sono pronti per un accordo di pace con Israele, ma solo se ottengono il controllo della Siria e del Libano. I leader delle fazioni dell’opposizione siriana hanno informato Tel Aviv che intendono aprire un’ambasciata israeliana a Damasco e Beirut”.

“Oggi siamo a fianco dei ‘rivoluzionari’ siriani, ma domani non lo so. I ‘ribelli’ si libereranno della presenza iraniana e di Hezbollah, quindi dobbiamo sostenerli”, ha concluso.

Le dichiarazioni di Kedar al media israeliano sono state rilanciate dal sito al Manar, vicino a Hezbollah, e fanno il paio con quanto riferisce il Times of Israel in un articolo nel quale riporta le testimonianze di diversi esponenti di Tharir al Sham, che ai media israeliani hanno ostentato i loro sentimenti di amicizia nei confronti di Tel Aviv.

Syria rebels appear to credit Israeli strikes on Hezbollah with aiding shock advance

“Nessuno sa se l’Iran e il regime [di Assad] si sarebbero indeboliti senza i recenti attacchi israeliani in Siria, che ci hanno permesso di tornare e liberare le terre e il paese”, ha detto uno degli interpellati. “Amiamo Israele e non siamo mai stati suoi nemici. [Israele] non è ostile a coloro che non gli sono ostili. Non vi odiamo, vi amiamo molto”, ha detto un altro miliziano.

Mentre un fantomatico leader dell’opposizione siriana in esilio, tal Fahad al Masri, ha dichiarato: “Chiediamo alla leadership israeliana di lanciare attacchi intensivi contro le posizioni e le truppe delle milizie sostenute dall’Iran nel territorio siriano. Sarà necessario colpire obiettivi a Homs, Damasco e al confine con il Libano. Ciò contribuirà a liberare il territorio siriano dalla presenza libanese e dalle armi di Hezbollah e dai tentacoli della piovra iraniana”.

Ovviamente Israele deve ponderare con attenzione un’eventuale alleanza aperta con Tharir al Sham, dal momento che negli Usa è classificata come organizzazione terrorista e ciò potrebbe causare complicazioni (da vedere se gli ultras israeliani chiamati a far parte della futura amministrazione Trump faranno pressioni per eliminare tale identificazione).

Ma quel che ha chiesto al Masri, cioè il bombardamento di target iraniani e di Hezbollah, è quanto fa l’aviazione di Tel Aviv da oltre un decennio, anche in assenza della criticità attuale, nell’intento, che i suoi antagonisti dicono pretestuoso, di eliminare la presenza iraniana e di Hezbollah dalla Siria. Probabile che tale attività si intensifichi.

Complicato il rebus mediorientale, dove milizie votate al Terrore che si dicono islamiche profondono amicizia verso il Paese protagonista degli indicibili orrori di Gaza. E dove il Paese che dice di essere in guerra contro il Terrore, quello di Hamas, si allea con i terroristi che da oltre un decennio insanguinano il Paese confinante.