Siria: la guerra tra distorsioni e terrorismo
Tempo di lettura: 2 minutiMére Agnès Mariam vive nel monastero di San Giacomo l’Interciso, in una zona desertica della Siria. Da quando la tempesta infuria forte sulla Siria è diventata una voce che grida nel deserto: tramite i mezzi di comunicazione tenta di spiegare la situazione siriana all’Occidente. In un’intervista apparsa sul numero di dicembre di Monde et Vie, la suora ha denunciato la parzialità delle informazioni sul conflitto: «La tesi che si vuole difendere è che il regime è l’unico responsabile della morte di innocenti e delle distruzioni di massa che si possono constatare adesso. A fronte di questa tesi “ufficiale” la realtà è che i metodi adottati dalle bande armate affiliate alla opposizione sono altrettanto se non ancor più in contrasto con la protezione dei civili. Sono loro che senza motivo distruggono le infrastrutture pubbliche e i siti del patrimonio storico. Sono loro che destabilizzano la società civile, nella quale, quali che siano le confessioni religiose, vige ancora attualmente un largo consenso per la convivenza pacifica. Per molto tempo la grande stampa ha voluto ignorare l’esistenza sempre più grande di gruppi estremisti, che per mezzo di una guerra a carattere settario e promuovendo la guerra civile vogliono realizzare una redistribuzione della popolazione sul territorio su base confessionale. Questi gruppi, la cui presenza è stata dapprima ignorata e poi bellamente occultata, sono stati identificati da diversi reporter come affiliati ad Al Quaeda o come mercenari composti in una proporzione significativa da individui provenienti dai più diversi paesi fra i quali l’Inghilterra, la Francia, l’Irlanda, l’Australia e anche dalla Svezia. Si tratta di una operazione di riciclaggio di terroristi per l’occasione travestiti da difensori della libertà e della democrazia? Porsi la domanda equivale a darsi la risposta…».