Siria: quel temibile ritorno in patria dei volontari stranieri al fianco degli insorti
Tempo di lettura: < 1 minute«In Siria si combattono molte guerre», «un conflitto complesso dove sono rappresentate decine di nazionalità. Vicine e lontane. L’aspetto più evidente è quello dei “volontari”. Al fianco degli insorti sono arrivati militanti da quasi tutti i Paesi dell’Unione Europea». Tra questi ci sono francesi, ma soprattutto «jihadisti kosovari, bosniaci, canadesi, scandinavi, e ceceni. Il grosso è però rappresentato dai nordafricani […]. Una lista piuttosto lunga, che viene enfatizzata da quanti temono, un giorno, il rientro in patria di tanti islamisti. Paure alimentate dalla presenza delle formazioni estremiste (come Al Nusra) e dall’azione nell’Est dello Stato Islamico dell’Iraq, sigla usata da Al Qaeda. Molti membri della “legione straniera” raggiungono la Siria usando le linee di rifornimento create dai governi arabi alleati della ribellione. Il Qatar – che pompa denaro alle brigate vicine ai Fratelli musulmani –, l’Arabia Saudita che finanzia i suoi gruppi, così come la Turchia e, in misura minore, la Giordania. Stati usati dagli occidentali per aiutare gli insorti», mentre, di converso, sul fronte opposto si trovano le milizie di hezbollah, iraniane, irachene, sostenute da Russia, Iraq e Iran. Così il Corriere della Sera del 27 maggio, in un articolo a firma di Guido Olimpio (titolo: In campo 40 Paesi: la guerra degli stranieri per Damasco).