25 Marzo 2025

Il sopravvissuto all'Olocausto e le marce pro-Palestina

"Fermare il genocidio ora". La testimonianza di Stephen Kapos pubblicata su al Jazeera
di Davide Malacaria
Il sopravvissuto all'Olocausto e le marce pro-Palestina
Tempo di lettura: 4 minuti

Stephen Kapos, i cui parenti perirono nei campi di sterminio nazista, ha vergato un commovente articolo su al Jazeera, nel quale denuncia la criminalizzazione dei sostenitori dei diritti dei palestinesi in Gran Bretagna. Lo pubblichiamo perché si tratta di un fenomeno che sta dilagando, in misura minore o maggiore, in tutto l’Occidente, con punte parossistiche negli Stati Uniti. Tale fenomeno palesa quanto siano ipocriti e vuoti gli appelli alla moderazione che tanti leader europei di tanto in tanto, quanto sommessamente, rivolgano al governo di Tel Aviv.

I am a Holocaust survivor. UK police interviewed me for protesting genocide

Il racconto del sopravvissuto

Avevo sette anni quando la Germania invase e occupò il suo inaffidabile alleato, l’Ungheria, nel marzo del 1944. Ciò mi fa avere ora 87 anni. Ma i miei ricordi di quando mi nascondevo, ebreo braccato, con documenti falsi in mezzo alla totale devastazione causata dai combattimenti che avvenivano d’attorno tra l’esercito tedesco intrappolato e l’Armata Rossa sono ancora un ricordo cristallino. Vedo le auto bruciate, i carri armati, i cavalli morti e i corpi umani, le munizioni e gli elmetti sparsi a terra, gli edifici dati alle fiamme, montagne di macerie e vetri rotti ovunque, proprio come appare oggi Gaza, tragicamente distrutta.

Da oltre un anno è chiaro che il piano di Israele è quello di distruggere la società palestinese di Gaza per costringere quante più persone possibili ad andarsene. Questa politica presenta molte differenze rispetto al piano della Germania nazista di distruggere la società ebraica in Europa, ma presenta anche molte somiglianze. Ecco perché, come sopravvissuto all’Olocausto, mi sono sentito obbligato a unirmi a varie proteste pro-Palestina organizzate a Londra.

Queste proteste sono state numerose e hanno registrato spesso un’enorme affluenza. Quindi, non sorprende che le autorità abbiano imposto restrizioni sempre più  vincolanti, per dissuadere la gente dal partecipare. Ma sono rimasto comunque sorpreso quando la Polizia mi ha convocato per essere interrogato.

Non sappiamo esattamente fino a che punto quelli che sono al potere intendano spingersi con le restrizioni al diritto di protestare. Ma sappiamo che vogliono dipingere le manifestazioni pro-Palestina di Londra come contaminate dall’antisemitismo. Questo nonostante il fatto che a queste proteste abbiano partecipato migliaia di ebrei e che molti ebrei, me compreso, abbiano parlato ai dimostranti dal palco.

Un anno fa, nell’aprile 2024, ho tenuto il mio primo discorso su un palco a Hyde Park, dove ho raccontato a una folla enorme che Adolf Eichmann era venuto in Ungheria per organizzare la deportazione di 400.000 ebrei ad Auschwitz. Ho parlato anche dei 15 membri della mia famiglia che sono morti lì e di mio padre che è stato portato nei campi di concentramento di Belsen e Theresienstadt, anche se alla fine è tornato.

Ho concluso il discorso in questo modo: “Noi ebrei sopravvissuti a tutto questo dolore, alle uccisioni, alle umiliazioni e alla distruzione siamo contrari all’uso della memoria dell’Olocausto da parte del governo di Israele come copertura e giustificazione per il genocidio in corso contro il popolo palestinese a Gaza e in Cisgiordania”.

Ciò che più mi ha colpito del discorso non è tanto ciò che ho detto, ma il fatto che quella folla enorme abbia ascoltato in un silenzio tanto rispettoso e poi abbia applaudito con grande entusiasmo. Sostenere che una folla del genere fosse antisemita, per non parlare del fatto che fosse potenzialmente violenta, è assurdo.

Eppure è esattamente ciò che hanno fatto diversi giornali quando hanno pubblicato articoli fuorvianti il giorno dopo, nei quali si affermava in maniera menzognera che la folla aveva minacciato di vandalizzare il memoriale dell’Olocausto di Hyde Park.

Da allora, politici e giornalisti pro-Israele hanno continuato a sostenere che le nostre proteste sono delle ‘marce d’odio’ o “una cosa vietata agli ebrei”. Le recenti affermazioni secondo cui le nostre marce sono una minaccia per le sinagoghe di Londra sono un ulteriore sviluppo di questa campagna incessante quanto infondata.

Chiunque abbia assistito al calore e al sostegno travolgenti che il nostro gruppo di discendenti sopravvissuti all’Olocausto, così come la più ampia presenza ebraica, sperimentano regolarmente durante le marce, capirà quanto siano infondate.

La cosa più importante è che tutta questa campagna è una distrazione intenzionale dal problema principale, che è fermare il genocidio di Gaza ora. Mentre Israele riprende i suoi bombardamenti indiscriminati, uccidendo centinaia di civili a Gaza, è fondamentale per tutti noi in Gran Bretagna denunciare ora la complicità del nostro governo nel genocidio provocato da Israele.

Ci sia consentita una postilla sul genocidio di Gaza. Riprendiamo un aneddoto riportato in un articolo di Nahum Barnea dedicato all’ex Capo di Stato Maggiore israeliano Herzl Halevi pubblicato su Yedioth ahronoth: “Quando Levy presentò al gabinetto le operazioni dell’IDF nelle prime 48 ore di guerra, [Netanyahu] notò che l’aeronautica aveva attaccato 1.500 obiettivi a Gaza. Si tratta di un numero enorme, che richiede capacità operative e di intelligence molto sofisticate.

Netanyahu esplose in rabbia, urlò e batté sul tavolo. ‘Perché non 5.000?’ rimproverò al Capo di Stato Maggiore. ‘Non abbiamo 5.000 obiettivi approvati’ [il riferimento è alla individuazione dei target di Hamas da colpire ndr], ribatté Halevi. ‘Non mi interessano gli obiettivi’, lo incalzò Netanyahu. ‘Abbattete le case, bombardate con tutto quello che avete'”.

Che c’entra tutto ciò con il diritto di Israele alla difesa, l’eliminazione della minaccia terroristica e altre narrazioni normalmente usate per quanto si sta consumando nella Striscia?