Soros: Xi Jinping è finito.... Profezia o minaccia a vuoto?
Tempo di lettura: 3 minutiGeorge Soros sfida apertamente Xi Jinping, annunciando che ormai la sua fine è prossima. Lo speculatore che si diverte a giocare con la geopolitica, intervenendo all’Hoover Institution, ha esordito annunciando che il “2022 sarà un anno critico nella storia del mondo”.
Dopo aver accennato alle diverse scadenze importanti dell’anno (elezioni etc) ha spiegato che Xi ormai è finito. Diverse le criticità che porteranno alla scomparsa dell’imperatore d’Oriente.
Prima, fra queste, il malcontento degli oligarchi cinesi (ci permettiamo chiamarli così) arricchitisi con la leadership di Deng Xiao Ping, il quale, constatando che il suo Paese era uscito incenerito dalla rivoluzione culturale, aveva aperto sia alle società estere che a una certa privatizzazione interna, dando vita al miracolo economico cinese.
Ora Xi gli ha dichiarato guerra (un po’ quel che è successo in Russia con Putin), nello sforzo di riportare quelle imprese sotto il controllo privato. Da qui la resistenza contro l’attuale leader che si riverbera anche nel Partito comunista cinese.
Una resistenza non conclamata, ma aperta. Così Soros: “C’è una lotta che si sta preparando all’interno del PCC che è così aspra che ha trovato espressione in varie pubblicazioni di partito. Xi è sotto attacco da parte di coloro che sono ispirati dalle idee di Deng Xiaoping e vogliono vedere un ruolo maggiore per l’impresa privata”.
Soros sul comparto immobiliare cinese
Altra criticità che alimenterebbe il malcontente, secondo Soros, il comparto immobiliare, che recentemente ha visto il crollo del colosso Evergrande, che sarebbe solo la punta dell’iceberg di una crisi del settore immobiliare, che in Cina si basa su una dinamica poco in uso in Occidente, che cioè il singolo compri la sua abitazione investendo nella sua costruzioe.
La crisi dell’immobiliare, quindi, oltre che vedere un aumento dei prezzi delle abitazioni, avrebbe creato un problema finanziario anche ai cittadini, che hanno investito soldi in società che sono andate in crisi, vedendo così polverizzati i propri risparmi.
Terzo fattore di criticità sarebbe quello demografico, cioè il collasso delle nascite, che impoverisce la nazione di energie e tanto altro (ad esempio, comporta un aumento della spesa per le pensioni non compensato da corrispettivi introiti), che la Cina ha affrontato dilatando l’odioso limite alle nascite.
La misura non starebbe funzionando, secondo Soros, e la popolazione cinese non sarebbe effettivamente di un miliardo e quattrocentomila persone, ma inferiore di almeno 150 milioni.
Infine, c’è il coronavirus, che i cinesi non stanno affrontando adeguatamente. I loro vaccini, infatti, erano stati creati per il Covid-19 alpha e non sarebbero efficaci per le varianti, tanto è vero che sono costretti a ricorrere a misure di contenimento ferree, chiudendo i focolai appena si accendono.
La politica del “Covid zero”, però, alla lunga sta estenuando la popolazione, a causa delle misure costrittive conseguenti. Peraltro, tale politica è inefficace contro una variante come la omicron, che con la sua alta contagiosità accende incendi prima che si possano contenere, con casi gravi non più controllabili (ovviamente, Soros appare più che contento di tale sviluppo, ma tale cinismo sanguinario fa parte del personaggio).
Sul punto, la minaccia di Soros: “il segreto colpevole di Xi Jinping [riguardo la vulnerabilità della Cina alla omicron ndr] è destinato a essere rivelato o durante le Olimpiadi invernali o subito dopo”.
Nel prossimo ottobre, ottobre, “il 20° Congresso del Partito comunista cinese deciderà se concedere a Xi Jinping un terzo mandato come Segretario Generale del partito”, ma Soros prevede che ciò non avverrà..
E conclude: “Ha cercato di imporre il controllo totale, ma ha fallito. Data la forte opposizione all’interno del PCC, l’elevazione accuratamente coreografata di Xi Jinping al livello di Mao Zedong e Deng Xiaoping potrebbe non verificarsi mai”.
“C’è da sperare che Xi Jinping possa essere sostituito da qualcuno meno repressivo in patria e più pacifico all’estero. Ciò eliminerebbe la più grande minaccia che le società aperte devono affrontare oggi e dovrebbero fare tutto ciò che è in loro potere per incoraggiare la Cina a muoversi nella direzione desiderata”.
Di fatto è una dichiarazione di guerra. Ma non è la prima volta che lo speculatore attacca la Cina pubblicamente. Nel 2016, scrivemmo una nota la sulla sua profezia riguardante un “atterraggio duro per l’economia cinese”, che secondo il tecno-finanziere era “praticamente inevitabile”» (La Cina mette nel mirino Soros “Ha dichiarato guerra allo youan“
). Allora non gli andò benissimo.
E però Soros ha calcolato bene i tempi: entrando a gamba tesa contro Xi proprio alla vigilia dell’apertura dei giochi olimpici, vuole in qualche modo mandare in fibrillazione il campo avverso in un momento più che importante. Vedremo se riuscirà a far danni o se, come altre volte, le sue profezie contro la Cina di Xi verranno smentite.