Stephen Hawking e la Palestina
Tempo di lettura: 2 minutiTanti gli omaggi, più che doverosi, a Stephen Hawking in occasione della sua scomparsa. Considerato a ragione il più grande scienziato contemporaneo, la sua statura umana non è stata da meno, anche in considerazione del modo con il quale ha vissuto la terribile malattia che pezzo a pezzo gli ha tolto la vita.
Una malattia che avrebbe dovuto ucciderlo in poco tempo, come avevano pronosticato i medici, i quali gli avevano dato due anni di vita. Un pronostico infausto che la vita ha poi smentito, regalandolo al mondo per tanti anni ancora.
Di Stephen Hawking scienziato non siamo in grado di parlare, dell’uomo ci interessa ricordare un particolare più che interessante, che riguarda il suo favore per il diritto dei palestinesi a una patria, riprendendo quanto riportato da Middle East Eye.
Stephen Hawking: Israele deve negoziare con Hamas
In un’intervista rilasciata ad al Jazeera ebbe a dire: «Un popolo sotto occupazione continuerà a resistere in ogni modo possibile. Se Israele vuole la pace, dovrà parlare con Hamas come la Gran Bretagna ha fatto con l’Ira [.. ] Hamas è al governo eletto democraticamente dal popolo palestinese e non può essere ignorato».
Stephen Hawking aveva anche aderito alla campagna internazionale volta a boicottare le merci israeliane prodotte nei territori occupati, suscitando la sdegnata reazione del governo israeliano.
Lo scorso anno, sulla sua pagina Facebook, aveva anche chiesto ai suoi sostenitori di aiutarlo a realizzare una scuola avanzata di Fisica in Palestina.
La guerra in Iraq: «un crimine di guerra»
Non solo la causa palestinese. Stephen Hawking aveva anche condannato pubblicamente l’invasione irachena da parte degli angloamericani.
Un conflitto, spiegava, che si è voluto giustificare in base a «due bugie», ovvero che Saddam Hussein possedeva armi di distruzione di massa e avesse avuto un qualche ruolo nell’attentato dell’11 settembre.
Parlando di quella guerra ingiusta e del dolore causato a un intero popolo, ebbe a dire: «È stata una tragedia […] Se questo non è un crimine di guerra, che cos’è?».