Stoccolma: la stretta di mano Blinken-Lavrov
Tempo di lettura: 4 minutiNegli ultimi tempi si sono intensificate le tensioni tra Nato e Russia con focus in Ucraina, in un crescendo di avvertimenti e di un rafforzamento dei dispositivi militari di ambo le parti.
I contendenti sanno perfettamente che lo stutus quo non è modificabile, eppure non hanno potuto impedire la nuova escalation, a beneficio dei costruttori di guerra che usano anche della situazione in cui versa Kiev: di fatto si tratta di uno Stato fallito – a livello economico – che cerca di acuire le tensioni con la Russia per potersi sostenere, dal momento che l’unica e ultima risorsa che possiede è quella di essere l’avamposto della Nato nel confronto con Mosca.
Tale ruolo gli consente di far convergere sul proprio Paese attenzione e risorse, che anche se calamitate per lo più dall’apparato militare, offrono un qualche respiro alla sua economia.
D’altro canto se ne giova anche l’apparato militar industriale Usa, che necessita di crisi per poter rimpinguare i già massicci finanziamenti che introita dall’amministrazione. Inoltre, tali criticità hanno anche lo scopo di deviare le non comparabili risorse russe verso l’omologo apparato industriale, stornandole da altri settori più vitali.
Il confronto Est – Ovest
Un gioco pericoloso, però, perché il rischio di incidenti di percorso è alto, dato che la Russia non può permettersi di recedere di un millimetro dalle posizioni acquisite in Ucraina, dovendo a tutti i costi conservare la Crimea e preservare le regioni filo-russe del Donbass da perdite territoriali.
Dopo la svolta a Ovest di Kiev prodotta dalla rivoluzione (o colpo di Stato) di Maidan, Mosca considera tali acquisizioni come parte del proprio spazio vitale, come ha chiarito più volte Putin, e una violazione di esse sarebbe percepita come una sfida esistenziale alla quale non può permettersi di non rispondere.
Da qui il massivo dispiegamento di truppe e armamenti russi di questi giorni nei pressi del confine ucraino, decisi per contrastare l’attivismo della controparte sul Mar Nero, dove sono state inviate diverse navi da guerra americane, presso i suoi confini aerei, sorvolati troppo spesso da jet e bombardieri Nato, e altro (come le forniture militari sofisticate a Kiev).
Com’è avvenuto per la crisi dello scorso aprile , si è arrivati a un punto talmente critico che si è reso necessario un chiarimento tra Usa e Russia, avvenuto in questi giorni a Stoccolma attraverso l’incontro tra i due ministri degli Esteri, Blinken e Lavrov.
Un vertice del quale i media occidentali hanno riferito solo gli avvertimenti reciproci, altisonanti quanto privi di contenuto reale, dato che, come detto, i duellanti sanno perfettamente che devono evitare uno scontro diretto.
La stretta di mano tra Blinken e Lavrov
Poco spazio è stato dato, invece, al vero risultato del summit, che sta tutto nella stretta di mano calorosa scambiata dai due esponenti politici all’inizio dell’incontro (vedi video).
Non è la prima volta che i due si incontrano, ma l’altra volta si erano salutati col consueto colpetto di gomito, come da prassi in questo momentum pandemico. La stretta di mano è tutt’altra cosa, non solo perché evidenzia la volontà di dialogare, ma anche perché, appunto, i due hanno voluto sottrarsi alle procedure, spesso solo manfrine a uso esterno, alle quali la pandemia (in realtà la gestione della stessa) hanno costretto il mondo.
Certo, i due ministri avranno fatto i dovuti controlli in precedenza, ma è il segnale che i leader degli Stati Uniti e della Russia sono uniti nel tentativo di relegare l’emergenza pandemica a un momento della storia, in contrasto con la prospettiva che vede tale emergenza come provvisoriamente definitiva, accarezzata da alcuni centri di potere internazionali che la pandemia ha rafforzato (vedi alla voce Tecnofinanza).
Ciò è in linea con quanto concordato a metà novembre nell’incontro tra Biden e Xi, i quali hanno dichiarato di voler “porre fine alla pandemia“. Si ripropone così, anche a questo livello, lo scontro che ha devastato il mondo negli ultimi decenni, nei quali la Finanza, e la Tecnofinanza in particolare, ha fatto guerra alla Politica, ritagliandosi un ruolo da protagonista globale e relegando la Politica alla marginalità.
Biden e Putin si parleranno a breve
Al di là del particolare, non certo insignificante, l’incontro ha avuto anche un positivo esito geopolitico: non solo ha in parte congelato, almeno al momento, l’incandescente confronto ucraino, ma ha anche posto le basi per un nuovo vertice tra Biden e Putin, prospettiva della quale avevamo dato notizia in una nota di inizio novembre e che le tensioni ucraine sembravano aver fatto saltare.
Questa, infatti, la dichiarazione di Blinken al termine del vertice: “Abbiamo avuto uno scambio di opinioni molto diretto, molto sincero e non polemico”. Lavrov “era serio […]. Credo che il ministro degli Esteri riporterà la conversazione al presidente Putin. Io, ovviamente, farò lo stesso con il presidente Biden. E penso che sia probabile che i due presidenti parleranno direttamente in un prossimo futuro” (The Guardian).
L’incontro – o colloquio telefonico che sia – è necessitato dal fatto che il summit non ha chiuso in via definitiva le criticità ucraine (proprio per offrire ai due presidenti l’occasione per dialogare, si potrebbe presumere, ché se tutto fosse stato risolto a Stoccolma, il dialogo al vertice sarebbe stato inutile…).
Stoccolma chiama Vienna
En passant, si può notare che il summit tra i due ministri degli Esteri si è svolto in parallelo al cruciale incontro di Vienna, dove Stati Uniti e Iran stanno cercando di trovare un modo per ripristinare l’accordo sul nucleare di Teheran.
Vertice di rilevanza primaria quello di Vienna, che non deve fallire. Se non si riuscirà a trovare un minimo di intesa, fosse anche solo il rimando a successivi colloqui, il Medio oriente precipiterà in un nuovo abisso di tensioni.
È presumibile che a Stoccolma si sia affrontato – sottotraccia data la delicatezza del tema – anche tale questione, dato che le cancellerie di entrambi i Paesi stanno tentando di venire a capo del difficile rebus, complicato dalle tante forze che si oppongono alla riuscita dell’intesa tra Stati Uniti e Iran.
Insomma, Stoccolma ha offerto al mondo momento di distensione, pur se turbato da un piccolo incidente di percorso: durante i colloqui tra le due delegazioni, le luci si sono improvvisamente spente, anche se solo per qualche istante.