27 Novembre 2014

Summit tra Russia e Paesi arabi

Summit tra Russia e Paesi arabi
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Il presidente russo Vladimir Putin e quello egiziano Abd al-Fattāḥ Al Sisi

«Martedì a Karthoum il ministro degli Esteri russo Sergei Lavrov incontrerà i pari grado della Lega araba per un summit destinato ad ampliare il ruolo di Mosca come potenza di riferimento per Medio Oriente e Nord Africa. Creato nel 2013 su iniziativa di Vladimir Putin, il “Forum di cooperazione russo araba” ha trovato subito l’interesse della Lega Araba, intenzionata ad avere un rapporto diretto con il maggior protettore del regime di Assad». Questo l’inizio di un articolo di Maurizio Molinari sulla Stampa del 27 novembre (La Lega araba sedotta da zar Putin).

Di seguito Molinari enuncia i vari motivi di interesse dei Paesi Arabi verso Mosca, in particolare accenna a come «la rapidità con cui Mosca ha fornito armi, istruttori e intelligence a Bagdhad per combattere Isis ha trasmesso la percezione di un profilo regionale in crescita». Notazione di certo interesse, stante che la coalizione che dovrebbe contrastare lsis guidata dagli Stati Uniti finora è stata un conclamato fallimento, se non peggio.

E conclude: «Nulla da sorprendersi se i singoli Paesi arabi stiano annunciando, in serie, la partecipazione al summit con Lavrov sottolineando un interesse collettivo ad accrescere i rapporti con la Russia che non si registrava dal 1991, quando la Prima Guerra del Golfo di Bush padre espulse Mosca dalla regione».

Nota a margine. Ovviamente questo summit non avrà effetti clamorosi, né si può immaginare che certe divergenze tra la Russia e alcuni Paesi arabi vadano a dissolversi. Resta però il motivo di interesse per un avvenimento che spariglia giochi e strategie altrui in Medio Oriente. E che indica come la Russia non sia costretta all’angolo, nonostante le pressioni in questo senso dei Paesi aderenti alla Nato (e altri). Molto probabile che nell’incontro si parli della guerra siriana: finora Putin ha fatto argine alle strategie delle petromonarchie sunnite, e Nato, volte a destabilizzare il regime di Assad. Non c’è che augurarsi che si trovi una qualche intesa che possa dare anche un minimo spiraglio a un Paese che non conosce tregua.