17 Febbraio 2025

Summit Usa-Russia a Riad. Evento storico

Al summit di Riad anche l'inviato Usa per il Medio oriente Steve Witkoff, proprio mentre dovrebbe iniziare la fase chiave dei negoziati tra Hamas e Israele
di Davide Malacaria
Summit Usa-Russia a Riad. Evento storico
Tempo di lettura: 3 minuti

Riad ha un appuntamento con la storia. Vi stanno atterrando i ministri degli Esteri di Russia e Usa, Sergej Lavrov e Marco Rubio, per avviare in via ufficiale i negoziati tra le due superpotenze.

Il summit di Riad

Presenti anche i rispettivi Consiglieri per la Sicurezza nazionale, Yuri Ushakov e Mike Waltz, in rappresentanza dei due presidenti, i quali potranno essere interpellati nel corso dei colloqui. Particolare, quest’ultimo, che è stato comunicato esplicitamente dalla delegazione russa, ma è certo che ciò vale anche per gli Stati Uniti (a Riad arriverà anche Zelensky, ma è presenza secondaria).

Lavrov, Ushakov can send urgent reports to Putin from Riyadh — Peskov

Negoziati ad ampio spettro, perché non si tratta solo di chiudere la guerra ucraina, ma di iniziare a dibattere sul futuro della sicurezza globale, colloqui che vedranno in un secondo momento coinvolta anche la Cina, come ha accennato Donald Trump alcuni giorni fa offrendo la sua disponibilità a summit tripartito con Mosca e Pechino sul nucleare.

Si tratta di ricacciare l’incubo della terza guerra mondiale – inevitabilmente termonucleare, vedi Piccolenote – oltre l’orizzonte degli eventi, abisso dal quale è stata tratta negli ultimi anni delle guerre infinite come estrema ratio possibile per conseguire il ripristino dell’unilateralismo americano (tale l’America First vigente prima della rivoluzione Maga a trazione Trump).

Trump proposes nuclear deal with Russia and China to halve defense budgets

Le forze pro-Armageddon non demordono e sostengono la resistenza della leadership ucraina ed europea – parte dell’Europa, in verità – alla spinta di Trump, al di là delle intenzioni di tali leadership , che contrastano la fine della guerra ucraina per motivazioni proprie quanto varie, che hanno come punto di convergenza comune la sopravvivenza del proprio potere.

Per inciso, nella capitale saudita russi e americani dovrebbero dare il via ai preparativi per un summit tra Putin e Trump, ma questa è un’altra Storia.

Witkoff a Riad

Il summit di Riad vede una presenza estranea alla guerra ucraina, presenza che spiega perché le due superpotenze abbiano scelto l’Arabia saudita come luogo in cui incontrarsi, come anche la tempistica tanto accelerata dell’incontro. Infatti, al summit partecipa anche l’inviato per il Medio oriente di Trump, Steve Witkoff.

Presenza chiave: in questi giorni deve iniziare la fase due dei negoziati tra Israele e Hamas, quella decisiva, che dovrebbe porre fine a una guerra che né Netanyahu né i suoi sponsor dell’ultradestra vogliono che finisca.

Da cui la delicatezza del momento: la situazione può precipitare da un momento all’altro, rinnovando gli orrori pregressi e ripiombando il mondo nell’instabilità a rischio globale. Infatti, se sarà attaccato l’Iran, obiettivo ultimo di Israele, la guerra ucraina sembrerà un gioco da ragazzi. Sul punto, basta stare al titolo di Haaretz: “Netanyahu sta pianificando di attaccare l’Iran e sta manovrando per attirare Trump nella guerra”.

Netanyahu Plans to Attack Iran and Is Plotting to Lure Trump Into the War

Così appare di grande interesse il fatto che il 20 febbraio a Riad sia previsto un summit di cinque Paesi arabi – Arabia Saudita, Egitto, Qatar, Emirati Arabi e Giordania – nel quale si dibatterà del dramma di Gaza. Vertice che precederà quello convocato al Cairo dalla Lega araba, previsto per il 27 febbraio, ma che sembra in procinto di slittare per “motivi logistici” (non è un bene, ogni secondo che passa è una finestra di opportunità per i costruttori di guerra).

Dal canto suo, Rubio ha dichiarato che gli Usa attendono dai Paesi arabi un’alternativa al piano di Trump, che prevede lo sfollamento dei palestinesi. Ma il piano arabo ancora non arriva. Uno dei problemi da risolvere è quello del futuro ruolo di Hamas, che né Israele né gli Usa vogliono che resti a governare la Striscia.

Oggi l’inattesa, per molti, offerta di Hamas che, come riferiscono i media arabi, si è detta pronta a fare un passo indietro e a lasciare il governo della Striscia all’Autorità palestinese (notizia non confermata in via ufficiale). La proposta, però, si scontra con il niet di Netanyahu sia al governo di Hamas che a quello dell’Autorità palestinese. Il premier israeliano vuole la sua guerra, serve qualcuno che lo freni.

https://www.newarab.com/news/hamas-agree-pa-gaza-rule-israeli-mediators-head-egypt

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