22 Settembre 2022

I talebani annunciano di aver eradicato il papavero d'oppio

Un gruppo di donne afgane. I talebani annunciano di aver eradicato il papavero d'oppio
Tempo di lettura: 3 minuti

Il viceministro afghano per la lotta alla droga, Abdul Haq Hamkar, ha affermato che la coltivazione del papavero nel suo Pase è “scesa a zero”. Parlando in una conferenza stampa, Abdul Haq Hamkar ha affermato che nell’ultimo anno più di 78 acri di terra sono stati bonificati dai raccolti di papavero (circa 315mila mq) e che più di 2.000 spacciatori sono stati arrestati nello stesso periodo.

Secondo Hamkar, più di 48.000 tossicodipendenti sono stati ricoverati negli ospedali per cure.

L’esercito USA ha perso una guerra che i talebani sembrano aver vinto

“Il raccolto di papavero e hashish è stato eliminato”, ha concluso. “Il numero totale dei trafficanti, che comprende spacciatori di droga e altre persone attivamente coinvolte, è 2.095”, ha aggiunto. I funzionari del dipartimento antidroga avevano definito l’anno solare 1401 (il 2022 secondo il loro calendario) cruciale per la lotta alla droga. Così su Tolonews, un sito di notizie dal mondo.

E così i terribili talebani hanno posto fine, in un solo anno di governo, alla piaga della coltivazione dell’oppio, del quale l’Afghanistan è da decenni il primo produttore globale, anzi si potrebbe dire l’unico al mondo, dal momento che ne produceva quasi la totalità.

Nonostante la loro tecnologia di avanguardia (droni, satelliti etc) e la loro potenza militare gli americani non sono riusciti nemmeno a scalfire tale produzione, nonostante abbiano occupato il Paese per decenni.

Per dare un’idea di quanto avvenuto in passato, si può leggere l’articolo della BBC, dal titolo: “Come l’esercito americano ha perso perso la guerra dell’oppio in Afghanistan”, corredato da una foto di alcuni soldati americani che passeggiano in un campo di papaveri d’oppio (per una strana impressione, sembrano sorvegliarlo…).

In questi mesi, per alimentare la paura dei talebani nel mondo – che serve ai falchi Usa per spingere Washington a un ripensamento riguardo il ritiro delle truppe dal Paese – si è detto di tutto contro di essi. Esemplare un articolo, sempre della BBC, che recita: “L’instabilità dei talebani potrebbe alimentare il commercio di oppio” (questo rovesciamento della realtà riecheggia alquanto ironico).

Certo, il viceministro per la lotta alla droga potrebbe aver esagerato la portata della loro vittoria e qualche residuo di produzione potrebbe ancora essere presente nel Paese, ma resta che i talebani stanno facendo sul serio, che il divieto della coltivazione di oppio, emanato nell’aprile scorso, non era una trovata pubblicitaria.

Strano che i media del mondo non abbiano riferito la notizia, come se fossero ignoti i tremendi guasti provocati dal traffico di stupefacenti internazionale, che peraltro serve a finanziare il terrorismo  (non è certo un caso che al Qaeda sia nata proprio in Afghanistan).

Le sanzioni e la sopravvivenza del popolo afgano

Nonostante questa iniziativa di cui beneficia il mondo intero, i talebani sono ancora trattati come degli appestati internazionali e, per tale motivo, l’Afghanistan è ancora sotto un terribile regime sanzionatorio che sta uccidendo le persone più inermi (già, anche le sanzioni uccidono, affamando i popoli, impedendo loro di curarsi e altro).

Una punizione decisa dagli Stati Uniti subito dopo il loro ritiro dal Paese, nonostante ci fosse un accordo con i talebani per consegnare loro il potere. Non solo, avendo il regime fantoccio degli Stati Uniti trasferito le riserve nazionali nelle banche americane (un caso?), i talebani non hanno finanziamenti sufficienti a gestire la macchina statale, perché Washington ha deciso di congelare tali beni (nel diritto penale si definisce furto; tant’è).

Così va il mondo. Certo, i talebani non sono dei figli di Maria, e certo il divieto scolastico delle donne, peraltro non applicato in certe aree, non è una cosa buona (almeno secondo i nostri criteri).

Ma prendere a pretesto tale deficit per far pressioni debite e indebite sull’Afghanistan, come sta facendo il Dipartimento di Stato americano, appare alquanto strumentale.

Peraltro, le sanzioni uccidono anche le donne e soprattutto i loro bambini. Forse prima di protestare per la loro mancata scolarizzazione, varrebbe la pena di prendere in considerazione la loro sopravvivenza.